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Cita:
La De Tomaso diventa cinese. Lo storica Casa di vetture sportive - o meglio quello che ne rimane, il marchio - passa alla sconosciuta Ideal Venture Limited, società con sede Hong Kong e domicilio legale nelle Isole Vergini.
Una storia di fallimenti e sconfitte
Insomma, la società cinese non è un colosso automobilistico: ma per comprare il brand gli è bastato versare un milione e 50 mila euro, appena 10 mila in più di quanto offerto dalla cordata italiana Eos. Altri pretendenti non c’erano, perché del glorioso marchio fondato dall’italo-argentino Alejandro De Tomaso - scomparso nel 2003- resta quasi nulla. L’asta fallimentare è stata ripetuta dopo la prima andata a vuoto il 9 marzo: i precedenti vincitori- gli svizzeri della L3- sono spariti insieme alle residue speranze di rinascita (Erano gli unici ad aver presentato un piano industriale). Ora per i 900 dipendenti in mobilità degli stabilimenti di Grugliasco e Livorno le cose si mettono male: i cinesi sono interessati soltanto allo sfruttamento del marchio. La legge in caso di fallimento privilegia i diritti dei creditori su quelli dei lavoratori. Dai sindacati alla politica si levano voci allarmate: Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte: «Non è una buona notizia. Questo lascia senza risposte il problema dei lavoratori e del futuro produttivo dell’azienda».
Schermaglie fra Chiamparino e la Fiom
Una débâcle industriale con tanti responsabili che passa dal crac di Gian Mario Rossignolo, l’ex patron rinviato a giudizio per bancarotta. Vittorio De Martino segretario generale della Fiom Piemonte: «È una sconfitta per il sistema torinese e piemontese, perdiamo un marchio importante». Oggi si conclude una vicenda cominciata male e finita peggio di cui gli unici a pagare il prezzo sono i lavoratori» commenta Giuseppe Anfuso delegato della Uilm di Torino. E ora che succede? L’impressione è che ci sia poco da fare, che i buoi siano scappati dalla stalla da un pezzo. «Stiamo già organizzando per la prossima settimana un incontro con le associazioni sindacali e l’Unione industriale di Torino per capire se c’è un modo per garantire possibilità di lavoro a quanti degli 800 lavoratori De Tomaso non riescano ad accedere agli ammortizzatori sociali. - aggiunge Chiamparino - Vogliamo assolutamente evitare lasciare le famiglie sul lastrico». Il presidente poi alle critiche della Fiom replica così: «È inutile mettersi a dare lezioni, invito De Martino a riflettere sul ruolo che la sua organizzazione ha avuto nel sostenere dall’inizio l’avventura di Rossignolo».
Non capisco perché osteggiare così una holding di partecipazioni il cui scopo è esattamente comprare società per rivalutarle e rivenderle, soltanto perché sono dei cinesi. Come se l'acquisto da parte di una cordata di italiani fosse garanzia di successo industriale.
Mi pare ovvio che vogliano sfruttare il marchio, per quale ragione una persona spende dei quattrini per una società che non ha praticamente nulla?! Personalmente credo che la società abbia più possibilità nelle mani di un fondo che di qualche faccendiere italiano.
Per finire: dire che in caso di fallimento i diritti dei creditori prevalgono su quelli dei lavoratori è una bestialità qualunquista.