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MessaggioInviato: mar ott 05, 2010 11:56 am 
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Duck (famiglia)
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Le famiglie importanti nella storia di Paperopoli sono tre: il clan de' Paperoni, la famiglia Coot e la famiglia Duck, che è il vero punto di incontro tra le prime due.
I Duck [modifica]

Le seguenti informazioni sono tratte dall'albero genealogico dei Paperi realizzato da Don Rosa nel 1991.

I Duck sono una grande e importante famiglia che prende le sue origini dal marinaio Paperinocchio Codacorta (Pintail Duck), comparso per la prima volta nella storia di Carl Barks Zio Paperone e il tesoro della regina (1956) insieme al luogotenente Malcolm de' Paperoni. Paperinocchio e Malcolm morirono il 9 dicembre 1564 quando affondò la nave Falcon Rover su cui lavoravano.

Per ritrovare un altro Duck, invece, bisogna andare al nonno paterno di Paperino, Humperdink Duck, detto anche Nonno Papero, padrone di una fattoria alla periferia di Paperopoli che sua moglie Elvira Coot, meglio nota come Nonna Papera, ha ricevuto in eredità. Humperdink ed Elvira hanno avuto tre figli: Daphne Duck, moglie di Gustavo Paperone e madre di Gastone Paperone; Eider Duck, marito di Lulubelle Loon e padre di Paperoga e di Abner Duck, detto Chiarafonte, e infine Quackmore Duck, marito di Ortensia de' Paperoni e padre di Della Duck e Paperino.

La famiglia Duck vede quindi la sua conclusione con i tre generali pluri-decorati delle Giovani Marmotte Qui, Quo, Qua, che sembrano aver preso dal trisavolo Clinton Coot, (padre di Elvira), il fondatore del gruppo, lo stesso sguardo intelligente e lo stesso idealismo. Sono figli di Della Duck e di un papero sconosciuto, anche se Don Rosa ha dichiarato che ritiene sia un fratello di Paperina.


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MessaggioInviato: mar ott 05, 2010 11:58 am 
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Iscritto il: dom mag 10, 2009 12:35 am
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Quantità e componenti [modifica]

L'uomo rilascia mediamente dai 0,5 a 1,5 litri di gas al giorno suddivisi in 11-25 flatulenze circa. Una flatulenza è composta principalmente da gas inodori come l'azoto (ingerito), l'ossigeno (ingerito), il metano (prodotto da archea anaerobici), il biossido di carbonio (prodotto dai batteri anaerobici o ingerito) e l'idrogeno (prodotto da alcuni e consumato da altri).[1] L'azoto è il principale gas rilasciato. Il metano e l'idrogeno sono infiammabili, perciò alcune flatulenze, se innescate, possono prendere fuoco. Non tutti gli esseri umani producono un flatus contenente metano. Per esempio, in uno studio delle feci di nove adulti, solo cinque campioni contenevano batteri capaci di produrre questo gas.[2] Il gas rilasciato ha di solito un cattivo odore che deriva principalmente da una piccola percentuale di acidi grassi come l'acido butirrico (odore di burro rancido) e da composti di zolfo come il solfuro di idrogeno (odore di uova marce) e il solfato di carbonile che sono il risultato della decomposizione delle proteine.[3] L'incidenza di componenti odorose nelle flatulenze aumenta dagli erbivori, come i bovini, agli onnivori ai carnivori, come i gatti.
Meccanismo [modifica]

Il rumore comunemente associato alle flatulenze è causato dalla vibrazione dell'apertura anale. Il suono varia a seconda della tensione dello sfintere e della velocità del gas espulso e anche per mezzo di altri fattori come l'umidità e la quantità di grasso corporeo.
La flatulenza giunge all'ano con lo stesso meccanismo delle feci, causando una sensazione simile di urgenza e disagio.[4]
Cause [modifica]

Cause fisiologiche [modifica]
Il gas intestinale è formato al 90% da aria ingerita attraverso il naso e la bocca e al 10% da gas prodotto nel tratto digestivo. I gas endogeni son un sottoprodotto della digestione di certi alimenti. I cibi che provocano flatulenza sono solitamente ricchi di carboidrati complessi (specialmente oligosaccaridi come l'inulina) e comprendono fagioli, ceci, latte, cipolle, patate dolci, scorze di agrumi, formaggio, castagne, anacardi, broccoli, cavoli, carciofi, avena, lievito presente nel pane ecc. Un'eccessiva flatulenza provoca motilità intestinale e quindi feci liquide.
Nei fagioli, i gas endogeni sembrano derivare dagli oligosaccaridi, carboidrati resistenti alla digestione: essi passano attraverso l'intestino superiore pressoché inalterati, e quando raggiungono l'intestino inferiore vengono assaliti dai batteri che se ne cibano, producendo abbondanti quantità di gas.
Nei pazienti con deficit di lattasi, la presenza di lattosio nei cibi può causare un'eccessiva produzione di gas associata a crampi e diarrea. L'abolizione o almeno la riduzione di prodotti caseari nella dieta migliora nettamente la sintomatologia.
Cause patologiche [modifica]
La percezione di un eccessivo passaggio di gas attraverso il retto o di un'eccessiva presenza di gas nell'addome (meteorismo) può non essere dovuta a un aumento della quantità, ma a disturbi della motilità intestinale o a un abbassamento della soglia del dolore, secondario a patologie come ulcera peptica, patologie della colecisti, rettocolite ulcerosa, malattia di Crohn, diverticolite. In questi casi l'eccessiva flatulenza può accompagnarsi a calo ponderale, dolore addominale localizzato, diarrea, sangue nelle feci. La presenza di questi sintomi di accompagnamento deve far sospettare la presenza di una patologia organica e va pertanto indagata con esami quali rettosigmoidoscopia, colonscopia o anche ecografia addomino-pelvica per identificare eventuali malattie della colecisti o masse extra-intestinali.

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MessaggioInviato: mar ott 05, 2010 12:06 pm 
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Jeeg robot d'acciaio
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Jeeg robot d'acciaio

manga
Secondo volume dell'edizione italiana del manga (Dynamic Italia)
Titolo originale Kōtetsu Jeeg
Testi Go Nagai
Disegni Tatsuya Yasuda
Editore Kodansha
1ª edizione aprile 1975
Collana 1ª ed. Dynamic Manga n. 13
Tankōbon 2 (completa)
Editore it. Dynamic Italia
1ª edizione it. marzo/aprile 2002 – giugno/luglio 2002
Collana 1ª ed. it. Dynamic Manga n. 13
Periodicità it. bimestrale
Tankōbon it. 2 (completa)
Formato it. 12,5 cm × 17,5 cm
Rilegatura it. brossurato con sovracoperta
Lettura it. ribaltata rispetto all'ed. orig.
Testi it. Yuka
Genere Shōnen
Fantascienza
Mecha

Jeeg robot, uomo d'acciaio

serie TV anime

Titolo originale Kōtetsu Jeeg
Autore Go Nagai
Regia Yoshio Nitta
Kazuja Miyazaki
Masayuki Akehi
Yugo Serikawa
Tomoharu Katsumata

Sceneggiatura Toyohiro Andou
Hiroyasu Yamaura
Keisuke Fujikawa

Character design Kazuo Nakamura
Animazione Masamune Ochiai direttore
Kazuo Nakamura
Yoshinori Kanemori
Sadayoshi Tominaga
Takeshi Shirato
Eiji Uemura
Yoshinobu Aohachi

Direzione artistica Geki Katsumata
Studio Toei Animation
Dynamic Planning

Musiche Chūmei Watanabe
Rete TV Asahi
1ª TV 5 ottobre 1975 – 29 agosto 1976
Episodi 46 (completa)
Durata ep. 30 min
Rete italiana Rete 4
1ª TV it. 1979
Episodi it. 46 (completa)
Durata ep. it. 22 min
Genere Shōnen
Mecha

Cronologia
1.Jeeg robot, uomo d'acciaio
2.Kotetsushin Jeeg

Toei Animation / Dynamic Planning
Anime e manga (uso del template)
Jeeg robot, uomo d'acciaio (鋼鉄ジーグ, Kōtetsu Jeeg?) è un anime televisivo di 46 episodi prodotto dalla Toei Animation nel 1975 su soggetto di Go Nagai. Nello stesso anno ne fu pubblicata anche una riduzione manga in collaborazione con Tatsuya Yasuda.

La serie è stata trasmessa per la prima volta in Italia nel 1979. Ha riscosso un notevole successo, paragonabile solo a quello di altre grandi serie del genere, come UFO Robot Goldrake e le serie di Mazinga.

Indice [nascondi]
1 Trama
2 Nomi negli altri paesi
3 Episodi
4 Doppiaggio
5 La sigla italiana
5.1 Titolo italiano
6 I riferimenti storici
6.1 La regina Himika
6.2 Le statuette Haniwa
6.3 Le campane di bronzo
6.4 Yamata no Orochi
7 Curiosità
8 Il ritorno di Jeeg
9 Note
10 Voci correlate
11 Collegamenti esterni

Trama [modifica]
Il professor Shiba, noto scienziato giapponese, durante una ricerca archeologica, scopre una antica campana di bronzo appartenuta all'antico popolo Yamatai, soggetto alla perfida regina Himika. Una popolazione che ha sempre fatto come regola di vita la sopraffazione dell'uomo sull'uomo. Il popolo Yamatai non si è estinto, si è ibernato nella roccia in attesa di ritornare in vita: solo la magica campana di bronzo gli permetterebbe di conquistare il mondo: per questo il professore decide di nascondere la campana e approfittando di un grave incidente di laboratorio in cui viene disgraziatamente coinvolto suo figlio Hiroshi, gli miniaturizza nel petto la campana, rendendolo invulnerabile.

Hiroshi cresce senza essere a conoscenza di tutto ciò; diventa un grande campione di Formula 1. Un giorno durante una corsa egli rimane vittima di un grave incidente automobilistico, dal quale rimane incredibilmente illeso: ma nulla gli lascia intuire la sua invulnerabilità. In quegli stessi istanti rinascono dalle rocce i guerrieri Haniwa, insieme al perfido ministro Ikima, che aggrediscono il professore ferendolo gravemente. Miwa, la sua giovane assistente, lo ritrova e lo riporta morente a casa della sua famiglia, dove morirà fra le braccia del figlio, ma non prima di avergli consegnato una strana collana e un paio di misteriosi guanti. Il professor Shiba ha però creato, prima di morire, un computer dove ha riversato tutta la sua conoscenza: ed è questa che rivela al figlio di potersi trasformare in un robot, Jeeg, il robot d'acciaio, destinato a difendere l'umanità dai perfidi mostri Haniwa.

Comincia così la lunga guerra che vede il giovane Hiroshi, ribelle e presuntuoso ma sicuramente coraggioso, combattere contro i guerrieri della perfida regina Himika comandati dai ministri Ikima, Mimashi e Amaso. Inizialmente inconsapevole del segreto che porta nel suo petto, lotterà senza grande senso di umanità, ma poi, a poco alla volta, prenderà coscienza della sua responsabilità e maturerà nello spirito e nel carattere. Nelle battaglie il padre sarà sempre vicino a Hiroshi, consigliandolo e aiutandolo direttamente o tramite la sua assistente Miwa (alla guida del suo velivolo il Big Shooter), o attraverso i suoi scienziati, collaboratori della Base Antiatomica, il laboratorio di ricerca da lui diretto in vita e ora gestito dal suo diretto aiutante, il prof. Dairi.

Arriva il giorno in cui la regina Himika scopre il segreto della campana di bronzo: riuscendo a radiografare dal petto di Hiroshi la campana, ne interpreta le iscrizioni riportate su di essa. Grazie ad esse invoca l' Imperatore del Drago, che si risveglierà dal sonno eterno, ma quest'ultimo, anziché venirle in aiuto, la ucciderà e la sostituirà sul trono.

Da allora, la guerra con Jeeg e gli umani si inasprisce: ma nello stesso tempo, lo stato d'animo dei ministri di Himika, ancora fedeli alla loro regina, crea malessere all'interno dell'impero Yamatai. Mimashi, coraggioso ministro di Himika, aizza il suo popolo contro il Signore del Drago, tentando una rivolta, ma fallisce e ne rimane ucciso. Ikima e Amaso si assoggettano al signore del Drago ma saranno sempre bistrattati da quest'ultimo, che presto li sostituirà con Flora, una giovane guerriera umana che si trova molto vicina al signore del Drago, grata per averle ridato la vita quando da piccola era stata inavvertitamente uccisa durante una battaglia (nella quale i suoi genitori erano rimasti uccisi) mentre cercava di salvare un cucciolo di lupo.

Flora ha sangue umano nelle vene, e non riesce a dimenticare il suo cuore umano. Hiroshi e Flora si incontrano, e subito il giovane si accorge dello stato d'animo di Flora, al punto da cercare di convincerla a tornare sui suoi passi. Il signore del Drago riesce sempre ad averla vinta sui sentimenti di Flora, in nome di quella antica gratitudine. Ma un giorno Hiroshi viene rapito e portato nel regno Yamatai, in quell'occasione Flora capisce i suoi errori e tradisce il suo imperatore liberando Hiroshi. Ma il tradimento si paga con la morte e la giovane guerriera viene atrocemente trucidata dal suo stesso Imperatore.

La guerra non ha limiti ma l'impero Yamatai, dopo le varie sconfitte, va sempre più indebolendosi. Solo un attacco in massa può portare alla vittoria. Jeeg si difende strenuamente ma con difficoltà al punto di rischiare la disfatta. Il computer della base, il professor Shiba virtuale, si schianta contro il nemico e salva Jeeg da una grave sconfitta. Desideroso di vendicare il padre, Hiroshi riprende fiducia di sé, trovandosi faccia a faccia con il Signore del Drago. Una dura battaglia lo porta a vincere contro il suo acerrimo nemico.

La guerra è finita e Hiroshi è maturato, ha acquistato una grande sicurezza di sé e una grande maturità: sarà sempre disposto a difendere la sua famiglia e il suo popolo, in nome della pace.

Nomi negli altri paesi [modifica]
Giappone : Kōtetsu Jeeg
Spagna: El Vengador
Internazionale: Steel Jeeg
Episodi [modifica]
Per approfondire, vedi la voce Episodi di Jeeg robot d'acciaio.

1.Il risveglio dei mostri
2.Il rapimento di Mayumi
3.L'inganno di Mimashi
4.Missili perforanti
5.Macchie solari
6.Formula 1
7.Radioattività
8.La sfida di Don
9.La Principessa delle nevi
10.S.O.S. Big Shooter
11.Lotta senza quartiere
12.Prigioniero di Himika
13.Nessun compromesso
14.All'ultimo istante
15.Sangue blu
16.Prigioniero di un sogno
17.Mecadon 2
18.Transfert di memoria
19.Il cavaliere senza macchia e senza paura
20.Costretto a battersi
21.Trappola infernale
22.Uragano
23.Infame ricatto
24.Epidemia
25.Condizionamento telepatico
26.Il segreto della campana di bronzo
27.Odio implacabile
28.Attacco suicida
29.L'Imperatore delle Tenebre
30.La scomparsa di Miwa
31.Ad altissima quota
32.Rivolta al centro della Terra
33.Sabotaggio
34.Attacco dall'oltretomba
35.Situazione di stallo
36.La rosa nera
37.Missione senza ritorno
38.L'ultima carica
39.A qualsiasi costo
40.Raggi Omega
41.Il ritorno di Himika
42.Tragico errore
43.Preso in ostaggio
44.Oltre la vita
45.Fino all'ultimo respiro
46.Verso la vittoria
Doppiaggio [modifica]
Nome italiano Nome originale Voce originale Voce italiana
Hiroshi Shiba Hiroshi Shiba (司馬宙, Hiroshi Shiba?) Furuya Tohru (古谷徹, Furuya Tohru?) Romano Malaspina
Miwa Uzuki Miwa Uzuki (卯月美和, Miwa Uzuki?) Yoshida Rihoko (吉田理保子, Yoshida Rihoko?) Emanuela Rossi
Prof. Shiba Senjirou Shiba (司馬遷次郎, Senjirou Shiba?) Murase Masahiko (村瀬正彦, Murase Masahiko?) Elio Zamuto
Prof. Dairi Dairi Hakase Guido De Salvi
Mayumi Mayumi Shiba (司馬まゆみ, Mayumi Shiba?) Takahashi Kazue (高橋和枝, Takahashi Kazue?) Francesca Guadagno
Shorty Chibi (チビ, Chibi?) Yamada "Keaton" Shunji (山田俊司, Yamada "Keaton" Shunji?) Riccardo Rossi
Don Don Myoseki Enzo Consoli
Pancho Pancho (パンチョ, Pancho?) Kato Osamu (加藤修, Kato Osamu?) Vittorio Stagni
Kikue Shiba Kikue Shiba (司馬菊江, Kikue Shiba?) Yamaguchi Nana (山口奈々, Yamaguchi Nana?) Liliana Jovino
Himika Himika Joou (女王ヒミカ, Himika Joou?) Takahashi Kazue (高橋和枝, Takahashi Kazue?) Anna Teresa Eugeni
Ikima Ikima (イキマ, Ikima?) Ogata Kenichi (緒方賢一, Ogata Kenichi?) Aldo Barberito
Mario Milita
Mimashi Mimashi (ミマシ, Mimashi?) Kato Osamu (加藤修, Kato Osamu?) Diego Reggente
Il Signore del Drago Ryuuma Teiou (竜魔帝王, Ryuuma Teiou?) Kato Osamu (加藤修, Kato Osamu?) Andrea Lala
Amaso Amaso (アマソ, Amaso?) Yamada "Keaton" Shunji (山田俊司, Yamada "Keaton" Shunji?) Renzo Stacchi
Generale Flora Flora Shogun (フローラ将軍, Flora Shogun?) Yamaguchi Nana (山口奈々, Yamaguchi Nana?) Alba Cardilli

(Fonti:Pagine su Jeeg robot d'acciaio dal sito encirobot [1] e scheda dei doppiatori dal sito "Il mondo dei doppiatori" di Antonio Genna [2])

La sigla italiana [modifica]
La sigla della versione italiana di Jeeg fu realizzata e cantata da Roberto Fogu, in arte Fogus, utilizzando la base della sigla iniziale giapponese scritta da Michiaki Watanabe, resa monofonica e migliorata con l'aggiunta di uno strumento, il minimoog, i cui suoni sono stati ideati e sovrapposti sulla base giapponese originale dal musicista Carlo Maria Cordio.

Il brano fu pubblicato nel 1979 su 45 giri dall'etichetta discografica CLS ed ebbe un buon successo di vendita. Una cover, interpretata dai Superobots con arrangiamento assai differente e con un evidente errore nel testo ("...se dallo spazio arriverà una nemica civiltà" è infatti errato, poiché i nemici di Jeeg Robot provengono tutti dalle viscere della Terra, ed infatti, nella più corretta versione di Fogus, il testo, in quel punto, dice "...se dal passato arriverà una nemica civiltà"), fu pubblicata dalla RCA Italiana sempre nel 1979 come Lato B del 45 giri Il Grande Mazinger.

Una curiosità è che la cover uscì qualche mese prima del disco originale, vendendo un altissimo numero di copie, solo allora i produttori della CLS (Mariano Detto) si resero conto che doveva uscire anche il disco originale.

Una leggenda metropolitana raccontava che a cantare la sigla TV fosse stato Piero Pelù[3]. L'artista ha smentito più volte la cosa, e d'altra parte è facile notare che il timbro di voce di Pelù, effettivamente simile a quello di Fogu, non poteva essere già tale all'epoca dell'incisione della sigla, avendo egli circa 17 anni. A causa di questo tormentone, nel 2008, in occasione della registrazione dell'album Fenomeni, ha inciso una nuova versione della famosa sigla, che non è stata inclusa nell'album ma è disponibile in vendita sul web. Pelù a proposito dello scomparso Fogu ha dichiarato:

« Voglio girare un film su di lui, con quel suo timbro dannatamente soul e una vita tutta da raccontare... »


Titolo italiano [modifica]
Nella memoria collettiva degli spettatori italiani è rimasto il titolo Jeeg robot d'acciaio, in realtà adottato per le diverse edizioni del manga, dal momento che nella sigla iniziale della serie televisiva il titolo era indicato in Jeeg Robot - Uomo d'acciaio.[4]

I riferimenti storici [modifica]
Il robot Jeeg è stato ideato con criteri commerciali, in maniera da collegarlo alla vendita dei nuovi giocattoli assemblabili con magneti (quelli che in Italia diventano poi i Micronauti), prodotti dalla Mego ed importati in Italia dalla GIG, ma la trama è stata pensata con un'attenzione non comune alla protostoria dell'antico Giappone, anche per gli standard degli anime che generalmente contengono molte tracce della cultura nazionale. Come in molti anime fantascientifici e come, in generale, in molte delle produzioni di Go Nagai, anche Kotetsu Jeeg si ispira quindi alla storia antica. Se in Mazinga Z il punto di partenza era la leggenda degli automi dell'isola di Creta, e i nemici del Grande Mazinger sono gli abitanti redivivi dell'antica Micene, in Jeeg è invece la preistoria giapponese lo spunto della storia.

Il periodo della storia del Giappone che va dal III secolo a.C. al III secolo d.C. vede svilupparsi la cd. cultura Yayoi, periodo immediatamente precedente al periodo Yamato, con il quale, con la nascita dell'impero, inizia in qualche modo la storia giapponese.

Della civiltà Yayoi, civiltà stanziale di popolazioni provenienti dalla Cina o dalla Corea, sono numerosi i ritrovamenti di bronzo, come spade e campane. Ancora negli anni settanta devono aver avuto luogo molti ritrovamenti archeologici, e questi devono aver ispirato Nagai.

La regina Himika [modifica]
Personaggio storico è la stessa Himiko (il nome originale della regina, in kanji 卑弥呼), realmente vissuta nel III secolo d.C. Il suo nome (nella forma cinese Pimiko) compare nelle cronache cinesi (la cd. Wei Zhi), dove è descritta come la sovrana del popolo di Yamatai (in kanji 邪馬台国, Yamataikoku, "Regno Yamatai") che, grazie alle sue arti magiche, era «in contatto con gli Dei».
Viveva - sempre secondo questa descrizione - in una grande abitazione separata dal popolo, attorniata da un elevato numero di servi, che poi l'avrebbero (secondo le usanze dell'epoca) seguita nella tomba.

Si tratta, insomma, di una vera e propria sciamana, che, anche dal nome (Himiko = figlia del Sole), si poteva forse già connotare come discendente della dea Amaterasu, come avverrà successivamente con Jimmu Tenno, il primo imperatore che avrebbe regnato su Yamato, nucleo originario dell'Impero del Giappone. Numerosi reperti sono stati trovati in kofun di illustri famiglie, quale quella degli Iwai che rivaleggiò con Yamato.

Il nome dell'impero della regina Himika è stato cambiato nel cartone animato, al pari di quello della sua regina, in Impero Yamatai (邪魔大王国, Jamatai Ōkoku).

Curiosamente nella versione italiana è ritornato ad essere Yamatai. Non ci è dato sapere se l'adattatore abbia svolto un buon lavoro di ricerca enciclopedica o se semplicemente abbia errato nel trascrivere la pronuncia della "J" secondo le regole della lingua italiana, invece che quelle della traslitterazione corretta, che si basa sull'inglese.

Questo è un fatto che si è ripetuto molte volte nel corso dell'adattamento di serie animate giapponesi, vedi ad esempio Koichi, il protagonista di Babil Junior, e Chibiusa, di Sailor Moon pronunciati con la "C" dura, nonché Sakuragi, da Slam Dunk, che dovrebbe essere pronunciato "sacuraghi".

Le statuette Haniwa [modifica]
A partire dal 250 d.C. si sviluppa in Giappone l'usanza delle Kofun (古墳), le cosiddette tombe a tumulo, pratica che continuò anche nel periodo Yamato, e fino al VI secolo.

Gli haniwa (埴輪; letteralmente "cilindri d’argilla") erano statuette in argilla raffiguranti genericamente oggetti (entō haniwa) o animali e poi persone (keishō haniwa). I secondi dovevano svolgere una funzione religiosa, seppure non chiarissima: forse testimoniavano la credenza in una reincarnazione o resurrezione, o forse avevano la funzione di proteggere il defunto. O, piuttosto, sostituivano simbolicamente - secondo l'usanza cinese - la famiglia di servitori che doveva seguire il sovrano. Con il progredire della civiltà, infatti, erano queste ad essere seppellite insieme ai signori alla loro morte, al posto dei loro servitori.

Molte di queste statuette si ritrovano, in tutto e per tutto uguali, nel cartone animato. Tra queste, i più importanti nel cartone animato sono però gli haniwa in forma di guerrieri, che costituiscono i guerrieri della regina nella prima parte dell'anime (nella seconda puntata dell'anime si vede l'origine di questi dalle antiche statuine).

A partire dal V secolo si trovano anche haniwa composti da cavallo e cavaliere (sekijin sekiba). Secondo alcune teorie il cavallo sarebbe arrivato in Giappone proprio in questo periodo, ad opera di invasori stranieri. Difficile non leggervi un richiamo a questo nel momento in cui Jeeg (puntata n. 28) si unisce al cavallo magnetico Antares ed assume le sembianze di un centauro. Queste ultime, derivanti da un modello culturale cinese, erano infatti una stilizzazione dei soldati e dei servitori, e li rappresentavano.

Le campane di bronzo [modifica]
Ma soprattutto di quel periodo storico sono numerosi proprio i ritrovamenti di antiche campane di bronzo (in giapponese 銅鐸, "dōtaku"). Nel complesso se ne sono ritrovate più di 400. Una di queste vorrebbe essere la campana di bronzo del prof. Shiba.

C'è da dire che, mentre da noi tutte le campane sono in bronzo, in Corea invalse poi l'usanza cinese di farle in ferro. Le più antiche e sacre erano in bronzo, ma fino al VII secolo d.C. in Giappone i metalli per produrle erano scarsi, ed il bronzo era dunque tanto prezioso da assumere i connotati della sacralità. Ma anche il ferro era conosciuto, e l'idea che Jeeg sia "kōtetsu", cioè di ferro (o d'acciaio come aulicamente dice il cartone), assume in questo contesto un significato storico-simbolico importante.

Queste campane avevano un'importanza rituale e spesso erano collegate ai riti sciamanici di invocazione di divinità. La loro funzione religiosa si deduce dal loro progressivo crescere di dimensioni. Non necessariamente venivano suonate e venivano istoriate con animali sacri o - probabilmente - antenati divinizzati.

La produzione di dōtaku si interrompe stranamente con l'avvento al potere della regina Himiko. Anche questo elemento sarà stato probabilmente alla base dell'ispirazione di Go Nagai.

Yamata no Orochi [modifica]
Un riferimento all'antica mitologia giapponese è poi l'astronave dell'impero Yamatai.

Questa è infatti la versione fantascientifica di Orochi (Yamata no Orochi, 八岐の大蛇), mostro della tradizione nipponica dalle otto teste di drago (simile all'Idra della mitologia greca).

La leggenda lo riporta come un mostro sanguinario che dominava la provincia di Izumo e richiedeva vergini in sacrificio. Con lui si scontra addirittura il dio Susanô appena giunto sulla Terra. Altre incarnazioni di Yamata no Orochi si ritrovano spesso nella cultura popolare giapponese.

Curiosità [modifica]
Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
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Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni nel corpo della voce e rimuovendo quelle inappropriate.

Lo stile di Nagai, così attento a ricreare atmosfere demoniache, viene abbinato assieme ad altre singolarità, come il fatto che il protagonista, Hiroshi, ha un vestito bianco praticamente identico a quello classico di Elvis Presley (non ideale per una persona intenta a trafficare con i motori).
La serie, per quanto appaia moderna in molti aspetti, sembra tutto sommato assai più influenzata dal decennio precedente di altre praticamente coeve, come Mazinga o Goldrake. Anche le battaglie e le loro conseguenze sembrano esclusivamente riguardare realtà locali.
Le Forze armate nazionali, generalmente, sono solo accennate negli episodi degli anime giapponesi; in Jeeg sono praticamente assenti.
La testa di Jeeg, nonostante i numerosi combattimenti, è stata leggermente danneggiata in una sola occasione. Nessuno sa cosa sarebbe stato di Hiroshi se questo fosse accaduto.
Inizialmente il robot doveva chiamarsi Gorg, contrazione di Gathering Organization. Poi da Gorg, mutò in G-g, e quindi fu letto come Gig, diventando poi Jeeg per dare una grafia angolofona.[senza fonte]
Il ritorno di Jeeg [modifica]
Nel 2006 è stato prodotto un sequel, di sole 13 puntate, intitolato Kotetsushin Jeeg, che presenta un Jeeg completamente rinnovato sia nello stile che nei colori: attraverso l'energia delle campane convogliate nei guanti, una moto colore rosso, giudata dal giovane studente Kenji Kusanagi, si trasforma nella testa del robot. La nuova serie ha apparentemente degli errori di continuity con il vecchio cartone (per esempio la presenza in vita del padre di Hiroshi, Senjiro Shiba, ed il ritorno di Himika, che non è morta come narrato nella prima serie; a tal proposito, la nuova serie ignora l'esistenza del Signore del Drago), dovuti al fatto che questa si basa principalmente sul manga.

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"Scusi, ma lei ha preso la patente di guida veloce?"


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Tutto questo mi pare molto offensivo verso il Tenente Colombo e la 403 di mio nonno. :natale3

Frattura da sforzo e corrosione nelle assicurazioni tecnologiche

INDICE

1. INTRODUZIONE
2. FRATTURA DA SFORZO E CORROSIONE

2.1 Classificazione
2.2 Prerequisiti
2.3 Caratteristiche

2.3.1 Macroscopiche
2.3.2 Microscopiche

2.4 Teoria del meccanismo
2.5 Misure di prevenzione

3. SNERVAMENTO DA CORROSIONE
4. FRATTURE DA CORROSIONE INDOTTE DA TENSIONE



1. INTRODUZIONE

Si definisce frattura da sforzo e corrosione il cedimento dei metalli sottoposti all'azione combinata di un ambiente corrosivo e delle tensioni cui il materiale viene assoggettato. Il pericolo e l'insidia della frattura da sforzo e corrosione risiedono nella sua comparsa inaspettata. Ad esempio un componente può lavorare per un lungo periodo di tempo sottoposto a condizioni operative normali e a carichi considerevolmente alti, all'interno di un campo accettabile di sforzo, senza mostrare alcun comportamento inusuale e senza segni di corrosione uniforme o tacche. Un minimo cambiamento nell'ambiente circostante, però, dovuto ad un altro impiego o al cambiamento delle condizioni operative, può portare alla frattura da sforzo e corrosione e a un rapido cedimento. Tuttavia ad un carico inferiore lo stesso componente è in grado di resistere a tempo indeterminato nella stessa atmosfera corrosiva. In altri casi, componenti normalmente affidabili, ora prodotti con nuovi procedimenti, improvvisamente si rompono - dimostrandosi suscettibili a frattura da sforzo e corrosione, per il fatto che il nuovo processo di produzione induce degli sforzi di tensione residua (ad es. formatura a freddo, saldatura), con la conseguenza che l'effetto combinato di sforzi esterni e sforzi residui supera il valore critico ammesso.

La crepa che inizia sulla superficie si propaga con continuità attraverso tutta la sezione trasversale del componente, in funzione dei cicli di carico e dell'ambiente più o meno corrosivo. Se la sezione residua non può più sopportare lo sforzo, che continuvo ad aumentare, avviene una frattura forzata. Questa frattura, di solito, avviene spontaneamente e in modo inaspettato senza preavviso o alcun segno evidente, per cui il danno può essere considerevole.

Le crepe da sforzo e corrosione non possono essere riscontrate da un esame visivo. Normalmente non vi sono segni di alcuna altra forma di corrosione (tacche o prodotti di corrosione - ruggine). L'ampio campo delle prove non distruttive offre varie procedure per scoprire le crepe, ma in pratica questi esami vengono eseguiti solo per le sezioni critiche o i componenti essenziali. Molti componenti "non essenziali" non sono sottoponibili a esami in profondità o lo sono unicamente mediante sforzi addizionali estremamente dispendiosi. Pertanto, anche per motivi economici, le sezioni "non critiche" non vengono di norma assoggettate ad un completo esame non distruttutivo durante le revisioni di manutenzione.

Vi sono altri due tipi di cedimento collegati molto strettamente alla frattura da sforzo e corrosione ed al suo meccanismo: la crepa da snervamento da corrosione e quella da tensione indotta. In particolare il confine tra frattura da sforzo e corrosione e lo snervamento da corrosione non è ben definito: esiste infatti un'ampia "zona grigia".

2. FRATTURA DA SFORZO E CORROSIONE

2.1 Classificazione

In generale il tipo di sforzo cui viene assoggettato il materiale viene accettato come criterio principale per la classificazione delle crepe e fratture. Le tre categorie tipiche di crepa sono:

1. crepe dovute a carico meccanico
2. crepe dovute a carico termico
3. crepe dovute a corrosione

Nella maggioranza dei casi questi carichi tendono a essere combinati.

Le crepe e le fratture indotte da corrosione, inoltre, si distinguono in due altre categorie in funzione del fatto che vi sia o meno coinvolto un carico di tipo meccanico. Le crepe che si creano senza essere soggete anche a carichi meccanici solitamente mostrano una corrosione intergranulare. L'espressione "solitamente" si riferisce al fatto che le crepe da corrosione intergranulare possono alcune volte manifestarsi anche sotto l'effetto di un carico meccanico.

2.2 Prerequisiti

Le fratture da sforzo e corrosione avvengono nei metalli unicamente sotto gli effetti simultanei e combinati dei seguenti fattori: un materiale sensibile, un ambiente specifico e un particolare carico.

I parametri significativi di ciascuna di queste condizioni sono in dettaglio:

Per il materiale:

* tipo
* composizione chimica media
* struttura metallurgica (distribuzione nella microstruttura dei precipitati, orientamento dei grani, interazioni delle distribuzioni, quantità di ferrite nella ghisa per l'acciaio inossidabile o acciaio austenitico-ferritico)
* input termici (trattamento al calore, saldatura, sensibilizzazione, migrazione di carburi di cromo verso i confini dei grani nell'acciaio inossidabile austenitico)
* condizione della superficie
* struttura formata a freddo

Per l'ambiente:

* composizione/impurità
* temperatura
* concentrazione/soluzione di altri componenti
* condizioni precedenti al servizio (ad es. contaminazione delle superfici)

Per il carico:

* sforzo di trazione in servizio operativo (concentrazione negli incavi, variazioni repentine, zeppe)
* sforzo residuo (formatura a freddo, saldatura).

Non vi è una spiegazione completa del perché alcune condizioni ambientali causino crepe in alcune leghe ed in altre no. L'ottone, ad esempio, cede se assoggettato a sforzo in presenza di ammoniaca, mentre le leghe rame/oro non lo fanno.

Se la superficie del materiale mostra una corrosione uniforme o formazioni di leggeri incavi, di solito non si ha alcun effetto di frattura da sforzo e corrosione. Solo cave profonde, allorchè la corrosione crea cave sulla superficie, possono generare, se gli sforzi sono sufficientemente intensi, delle fratture.

Dato che, nella maggior parte delle reazioni chimiche, la frattura da sforzo e corrosione viene accelerata dall'aumento della temperatura, sono state determinate le soglie di temperatura nel campo temperatura ambiente/alta temperatura.

In molti casi, è difficile misurare la composizione chimica esatta dell'elettrolito circostante. Naturalmente è invece possibile valutare la composizione complessiva dei flussi umidi, gassosi e liquidi. Non è facile determinare la composizione dei depositi in sezioni prive di flussi o in gocce condensate. Un ulteriore fattore di disturbo nell'analisi è costituito dal fatto che, normalmente, la concentrazione nelle gocce, prese come campione, aumenta per effetto dell'evaporazione dell'acqua.

Esistono diversi modi di introdurre agenti corrosivi nei cicli acqua/vapore. Bisogna valutare con attenzione le possibilità di contaminazione prima dell'entrata in servizio (ad es. residui sulla superficie dovuti a fabbricazione, prove, spedizione o stivaggio in loco) e il possibile scioglimento di sostanze provenienti da altri componenti del circuito (ad es.: cloruri e solfuri dal cemento, dalle guarnizioni e dal materiale isolante).

L'effetto del carico meccanico è di due tipi: quello dei carichi applicati durante la produzione, che generano sforzi residui, e quello dovuto al carico applicato durante il normale funzionamento del componente.

Durante la produzione, si possono generare sforzi residui dovuti a processi di formatura a freddo, processi di assemblaggio o di saldatura. Tra questi le tensioni indotte dalla saldatura sono le più pericolose. Infatti, in conseguenza degli effetti di riscaldamento e raffreddamento sulla superficie del componente, dovuti alla saldatura, possono verificarsi alti sforzi di tensione residua, tali da avvicinarsi al punto di cedimento del materiale.

Il livello di sforzo necessario ad iniziare il processo di frattura da sforzo e corrosione dipende in gran parte dai due fattori rappresentati dall'ambiente e dal materiale e non è quindi possibile stabilire regole generali.

La ricerca mostra che lo sforzo locale (sul fronte della crepa) spesso è applicato sopra il punto di cedimento del materiale mentre il resto della superficie evidenzia carichi connessi ad uno sforzo normale.

Al crescere della tensione diminuisce il tempo di innesco della frattura.

Le fratture da sforzo e corrosione avvengono spesso nei punti in cui la concentrazione degli sforzi, che si presenta durante il funzionamento, è conseguente alla progettazione del componente. Ogni tipo di tacca, scanalatura, perforazione, filettatura di vite, improvviso cambiamento nel diametro di un albero e caratteristiche di questo tipo possono essere definiti critici perché suscettibili di frattura da sforzo e corrosione.

La frattura da corrosione e sforzo è stata osservata unicamente in connessione con sforzi di trazione, mentre gli sforzi per compressione non producono alcuna frattura.

2.3 Caratteristiche

2.3.1 Macroscopiche

La crepa si propaga nel componente perpendicolarmente all'asse dello sforzo principale, senza alcun segno di deformazione plastica. Anche in materiali molto duttili si ha una deformazione plastica nulla o molto bassa. Lo sviluppo di tacche marcate all'apice della crepa, determina la formazione di zone con altissime concentrazioni di sforzo.

Le crepe che si creano sulla superficie, che generalmente mostra solo leggeri attacchi da corrosione, possono avvenire singolarmente o verificarsi in gran numero. La superficie delle crepe aperte si presenta generalmente liscia, ma può apparire ruvida se vi è un'incidenza maggiore di particelle intergranulari o una ramificazione della crepa più pronunciata.

2.3.2 Microscopiche

Le fratture da corrosione e sforzo possono manifestarsi in molti modi: completamente transgranulari, completamente intergranulari, miste. Crepa intergranulare significa che la frattura segue i confini della grana. Crepa transgranulare significa che la frattura passa attraverso la grana senza preferenza per i confini tra i grani.

La frattura da corrosione e sforzo è, solitamente, intergranulare nelle leghe di alluminio, acciai a basso tenore di carbonio, monel ricotto, ottone a e acciaio inossidabile, (almeno inizialmente). Intergranulari o transgranulari sono le leghe di magnesio, rame, nichel.Intergranulari e transgranulari sono gli acciai austenitici. Transgranulari sono le leghe in ottone b e gli acciai austenitici in combinazione con cloruri.

Si conoscono, però, eccezioni a queste regole generali relative all'apparenza delle crepe.

Le fratture transgranulari da corrosione e sforzo avvengono, più frequentemente, in metalli a struttura cubica a faccia centrata come gli acciai austenitici. I metalli cubici a corpo centrato, come l'acciaio ferritico, sono meno sensibili. Di conseguenza l'industria ha sviluppato un tipo di acciaio con microstruttura mista, i cosiddetti acciai DUPLEX, che hanno una resistenza alla frattura da sforzo e corrosione transgranulare molto superiore.

Le fratture variano anche nel grado di ramificazione o di crepe secondarie. La maggior parte delle crepe mostra schemi con molti rami "a delta", possono però anche presentarsi senza ramificazioni.

2.4 Teoria del meccanismo

Non è ancora stato stabilito un metodo dettagliato per spiegare ogni aspetto del fenomeno della frattura da corrosione e sforzo. Attualmente vengono sviluppati diversi programmi di ricerca. Tutte le teorie discusse sono state vagliate attraverso prove di laboratorio, con il risultato che, per il momento, tutte hanno un certo livello di riscontro scientifico.

Le teorie usualmente accette possono essere classificate in uno dei gruppi seguenti :

* Teoria della dissoluzione elettrochimica dei passaggi attivi.
Si crea una cella elettrochimica sulla superficie tra due aree a potenziale leggermente differente. L'area più attiva diviene l'anodo (sottoposto a corrosione) e, in presenza di un elettrolito, inizia la dissoluzione del metallo. Poiché lungo le superfici laterali si forma uno strato protettivo o pellicola passiva, la corrosione viene indirizzata verso l'apice della crepa. In questa piccola area lo sforzo causa la rottura della pellicola protettiva e ulteriore materiale attivo viene ad essere esposto ad ulteriore corrosione. In questo modo una punta acuminata di crepa si propaga attraverso il materiale mentre i lati vengono protetti e non mostrano alcun segno di attacco uniforme da corrosione. Nel caso della frattura intergranulare la sostanza del bordo è la componente attiva e la crepa segue la linea di confine.


* Teoria dell'assorbimento dello sforzo.
Lo sforzo indebolisce i legami tra gli atomi sulla superficie del metallo e crea delle dislocazioni che assorbono gli ioni molecolari con rottura dei legami e formazione di crepe, nelle quali continua il fenomeno dell'assorbimento.


* Teoria delle gallerie di corrosione.
La formazione di cave di corrosione si allunga in una fila di gallerie parallele di corrosione: le pareti non corrose, tra le gallerie, si rompono meccanicamente producendo l'avanzamento della crepa.


* Teoria dell'infragilimento da idrogeno o frattura da corrosione da idrogeno e sforzo.
Questa teoria è normalmente considerata un fenomeno a se stante. Lo ione idrogeno si deposita al catodo per una serie di differenti motivi. Alcuni atomi di idrogeno si diffondono nell'intelaiatura metallica indebolendo il metallo e aumentando gli sforzi fino a creare delle crepe. Questo tipo di fratture si verifica esclusivamente negli acciai non in lega o di basso tenore e negli acciai martensitici. La predisposizione a questo effetto è massima alla temperatura ambiente.


2.5 Misure di prevenzione

Le misure di prevenzione, per ridurre il rischio di fratture da sforzo e corrosione, si basano sui tre fattori che le possono indurre: il materiale, l'ambiente e gli sforzi e comprendono tra l'altro:

* ove possibile, ricottura per l'eliminazione delle tensioni
* compressione residua attraverso laminazione o martellamento, se la ricottura non è possibile
* pulizia dell'ambiente durante e dopo il servizio a mezzo depurazione con gas inerte (azoto)
* eliminazione dello sforzo concentrato (ogni tipo di tacca: cambiamenti improvvisi, fessure, filettature di viti)
* protezione catodica, per quanto riguarda l'indebolimento da idrogeno
* strati di copertura
* altro materiale: leghe di nichel invece di acciaio inossidabile 304, acciaio inossidabile con stabilizzazione Nb/Ti e a basso contenuto di carbonio, acciaio al carbonio invece di acciaio inossidabile, acciaio DUPLEX ferritico-austenitico.

Inoltre ogni componente suscettibile di essere danneggiato deve essere verificato durante tutta la sua vita e sottoposto, in caso di tracce di corrosione, ad ulteriori esami.

3. SNERVAMENTO DA CORROSIONE

Nel caso di snervamento da corrosione il carico ciclico è accompagnato da un meccanismo di corrosione. Secondo la DIN 50 900, lo snervamento da corrosione è definito come "la formazione nei metalli di crepe transgranulari a bassa duttilità, dovute all'effetto simultaneo di carichi meccanici alternati e fenomeni di corrosione". La linea di distinzione fra lo snervamento classico e lo snervamento da corrosione non è chiaramente definita.

Le fratture vengono classificate a seconda del valore del carico ciclico o del contributo dei corrosivi: ogni ambiente, anche l'aria umida circostante, contiene qualche tipo di corrosivo. Pertanto uno snervamento classico puro si può osservare solo in condizioni di vuoto. L'aspetto delle crepe con variazioni di carico di alta frequenza è piuttosto simile a quello dello snervamento classico, mentre con carichi e frequenze bassi assomiglia piuttosto a quello delle fratture da sforzo e corrosione.

A differenza di quanto avviene per le fratture da sforzo e corrosione, la corrosione da snervamento non richiede alcuna specifica condizione rispetto al tipo di corrosione (materiali/corrosivi) e all'ampiezza del carico.

Quando il materiale è sotto sforzo (corrosione attiva), le crepe hanno origine nei punti di concentrazione dello sforzo (ad es. tacche, cave da corrosione, gradini improvvisi nelle sezioni trasversali). Nella corrosione passiva le crepe di snervamento sono prevalentemente causate, su superfici lisce, dall'effetto della dissoluzione locale del metallo (ad es. bande di slittamento emergenti o strati protettivi ripetutamente distrutti).

Lo snervamento da corrosione può avvenire in condizioni sia attive sia passive del materiale. Le crepe si propagano perpendicolarmente allo sforzo principale. Nel caso di materiale attivo, la superficie delle crepe si presenta come una superficie rugosa con numerose crepe preindotte. La superficie in condizioni passive è invece normalmente liscia.

La differenza, a livello microscopico, tra l'aspetto tipico dello snervamento puro e lo snervamento da corrosione non è facilmente apprezzabile. Le crepe da snervamento da corrosione corrono anche attraverso la grana e sulla superficie si possono talvolta osservare fenomeni di corrosione. In caso di snervamento da sforzo meccanico predominante, si possono osservare linee di snervamento e striature. In caso di carico corrosivo predominante si osservano invece aspetti della crepa conseguenti a fratture da sforzo e corrosione, strutturati finemente con una parte di fratture intergranulari.

4. FRATTURE DA CORROSIONE INDOTTE DA TENSIONE

La frattura da corrosione indotta da tensione viene definita come un processo che sta a metà fra la frattura per corrosione da snervamento e quella da sforzo e corrosione.

Nella DIN 50 900, viene descritta come "una corrosione locale con la formazione di crepe nel metallo, come conseguenza di un danneggiamento meccanico degli strati protettivi, causato da ripetuto stiramento o compressione di un componente".

Questo significa che uno strato protettivo creato nel materiale (ad es. uno strato di magnetite nei tubi delle caldaie a vapore) può essere rimosso per effetto di un'inversione di tensione dovuta a sforzi meccanici, per cui la superficie viene così esposta ad attacco corrosivo. L'inversione di tensione può essere la conseguenza di condizioni di esercizio che cambiano rapidamente, ad es. pressione del vapore. Può anche avvenire che l'espansione di un componente sia impedita dal modo in cui è stato costruito e gli sforzi di compressione risultanti nello strato protettivo intacchino il rivestimento. Ad ogni ciclo di carico questo meccanismo si ripete all'apice della crepa, aiutato dalla concentrazione dello sforzo dovuta alla tacca, per cui la crepa si propaga attraverso il materiale.

La frattura per corrosione indotta da tensione è limitata ai materiali che costituiscono le varie coperture protettive.

Viste al microscopio, le crepe corrono tra la grana. Qualche volta si possono osservare prodotti di corrosione.


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MessaggioInviato: mar ott 05, 2010 1:04 pm 
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Giusto; torniamo in topic.

Io pensavo fosse questa l'auto di Colombo:
313 (Disney)
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La 313 è un veicolo immaginario, presente in alcuni fumetti Disney: è l'automobile che guida Paperino. 313 è la sua targa, anche se spesso i personaggi si riferiscono a "la 313" come se si trattasse del nome del modello.

È una piccola utilitaria di colore rosso e blu, che in teoria può ospitare al massimo due persone: tuttavia il bagagliaio, nonostante le ridottissime dimensioni, se tenuto aperto riesce a contenerne un'altra (di solito vi stanno Qui, Quo e Qua, i nipoti di Paperino).
Indice
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* 1 Nelle storie
o 1.1 Prologo italiano
o 1.2 In USA
o 1.3 In Italia
+ 1.3.1 Dotata di "superpoteri"
* 2 Struttura
* 3 Bibliografia
* 4 Collegamenti esterni

Nelle storie [modifica]
Prologo italiano [modifica]

Un primo incontro tra Paperino e 313 avviene quando il papero è piccolo e vive a Quack Town nell'episodio n. 2 della saga Paperino Paperotto e la strada per Appaloosa nel numero 2792. Paperino la incontra al salone dell'auto a Ducktroit. Paperino promette che la comprerà ma gli amici la criticano, il direttore del salone dice: «È l'unico che abbia apprezzato quel modello!» e gli dona un portachiavi con la riproduzione dell'auto. Paperino è costretto a fiondarla contro due malintenzionati promettendo all'auto: «Ci rincontreremo!».
In USA [modifica]

La 313 appare per la prima volta in una striscia di Al Taliaferro del 1938: assomiglia ad un'American Bantam e Paperino dice di averla costruita personalmente, assemblando pezzi di altre auto. In seguito, Paperino avrà anche altre vetture, ma soltanto la 313 "resisterà" negli anni successivi, fino a diventare uno dei simboli distintivi di Paperino, al pari dei suoi vestiti da marinaio.

Già nelle strisce di Taliaferro la 313 ha una funzione umoristica, dal momento che si rompe spesso e ha costante bisogno di riparazioni, molto problematiche dal momento che i pezzi di ricambio sono introvabili, come si vede ad esempio nella storia di Don Rosa "Paperino e l'auto a pezzi" (1987).
In Italia [modifica]

Gli autori italiani riprendono la 313 affidandole anche altri "ruoli" oltre a quello di vecchio catorcio sempre pronto a guastarsi (ad esempio, in "Paperino e l'amica a quattro ruote" la 313 si trasforma in un'imbattibile auto da corsa grazie all'intervento di due pistoni alieni senzienti).

In "Paperino e il segreto della 313", Fabio Michelini e Massimo De Vita inventano un'origine alternativa della 313: essa non sarebbe stata costruita da Paperino, ma acquistata da lui in Messico dove si trovava insieme a Paperina per recitare in un film (il "film" in questione - anche se mai esplicitamente nominato nella storia - è il cartone animato Disney Don Paperino (Don Donald), dove Paperina fa la sua prima apparizione come Donna Duck). In tale fumetto, un furbo truffatore la vende all'ingenuo Paperino per soli mille dollari (che il papero si procura vendendo il suo amico asino) spacciandola per una vera occasione: in realtà, come si scopre presto, l'acquisto si rivela una fregatura. Tuttavia un eremita-mago le fa un incantesimo per renderla potentissima per pochi giorni, in modo da farla accettare a Paperina. In seguito, l'auto torna la carretta di sempre, ma le resta una "scintilla di vita": secondo Pico de Paperis, grazie ad essa talvolta la 313 si romperebbe solo per evitare che Paperino finisca in qualche pericolo.

Una storia successiva, "Vendesi 313 telefonare Paperino", sottolinea il fatto che l'auto non sia assemblata ma acquistata: in tale fumetto la 313 viene definita uno dei più grandi insuccessi commerciali della storia, a causa dell'inaffidabilità del suo motore, ma Paperino, che le è molto affezionato, non vuole separarsene neanche quando gli viene offerta una cifra considerevole.
Dotata di "superpoteri" [modifica]

Con la nascita del personaggio di Paperinik, identità segreta di Paperino, anche la 313 si adegua. Archimede Pitagorico la modifica più volte, dapprima sviluppando le idee del diario di Fantomius, poi aggiungendovi ogni sorta di trucchi e marchingegni di sua invenzione (è anche in grado di volare), rendendola una sorta di versione "disneyana" della Batmobile . Spesso ci si riferisce a lei come alla "313-X": infatti Archimede le ha montato una targa mobile, che si trasforma da "313" a "X".

La 313 appare brevemente anche nella serie PKNA - Paperinik New Adventures (nei numeri zero, zero/3 e 12). Un episodio di PKNA Speciale 98 è dedicato interamente a lei (qui viene ripresa l'idea di 313 "viva" delineata nella già citata "Paperino e il segreto della 313").
Struttura [modifica]

La 313 ha anche una marca inventata, di nome Belchfire Runabout. La macchina è stata costruita nel 1934. Ha un motore bicilindrico Mixwell del 1920 a trazione anteriore, una carrozzeria decappottabile Dudge del 1922, dei semiassi Paclac e ruote di falciatrice. Viene rappresentata con la carrozzeria di colore rosso con parafanghi blu oppure con carrozzeria blu e parafanghi rossi, a seconda del disegnatore.
Bibliografia [modifica]

* La grande dinastia dei paperi vol. 2, pag. 38


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Ah no, non di Colombo; ma di Paperino... ho sbagliato volatile. Sorry!!!

_________________
"Dagli amici mi guardi Iddio; che dai nemici mi guardo io"


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MessaggioInviato: mar ott 05, 2010 5:46 pm 
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No, la forma della 313 sembra piu' una ....

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io direi di parlare di colombi, per stare in tema:

Colombi viaggiatori o Messaggeri
Atlante delle razze di Colombi o Piccioni
Origine e caratteri generali

Come tutte le razze di colombi domestici, il colombo viaggiatore, deriva dalla Columba livia, della quale conservaancora molto i caratteri. Per quanto riguarda le razze di colombi che hanno contributo alla sua formazione, il La Perre de Roo sosteneva che non fosse possibile stabilire con esattezza quali fossero le razze utilizzate. Altri danno invece per assunto un intervento del Cravattato Francese e della colombo selvatico (Columba livia).
La selezione del Colombo Viaggiatore oggi conosciuto esordì in Belgio nell'Ottocento. A quel tempo esistevano tre varietà di Colombo Viaggiatore Belga: la Liegese, la Anversese e la Mista. La prima aveva il becco cortissimo, le caruncole nasali erano poco sviluppate e di color bianco, gli occhi erano incorniciati da un piccolo anello carnoso. Le sue ali erano molto larghe, la coda stretta composta da 12 timoniere. Questa varietà era dotata di una velocità superiore rispetto all'Anversese.
La varietà Anversese era di taglia maggiore, il becco era più lungo, forte e robusto, le caruncole nasali e oculari sviluppate. Questo colombo si distingueva per la sua grande resistenza alla fatica che gli permetteva di effettuare lunghi viaggi.
La varietà mista aveva una spiccata variabilità, componendosi di animali derivati dalle due precedenti forme.
In Belgio già nel 1820 troviamo dei concorsi di colombi, come testimoniato da un amatore di Verviers, presso Liegi, che ottenne il primo premio in una gara a Parigi. Il suo colombo fu portato in trionfo in tutti i villaggi con un corteo che avanzava seguito dalla banda musicale e preceduto da un cannone che sparava due colpi a salve per annunciare l'arrivo del vincitore.
I colombi viaggiatori sono stati dei veri e propri protagonisti in molti eventi storici: durante l'assedio di Parigi, nel 1870, permisero ai parigini di comunicare con l'esterno consentendogli così di preparare una difesa.
Durante la guerra del 1915-1918 era uno dei mezzi di comunicazione principali per portare messaggi li dove i combattimenti erano più aspri e dove gli altri mezzi di comunicazione non potevano arrivare. Alla fine della guerra, in Francia, fu elevato un monumento alla gloria di questo volatile.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i mezzi di comunicazione più sofisticati venivano meno, i messaggi venivano portati da questi colombi. Uno dei più famosi è il colombo Paddy che attraversò la Manica annunciando agli inglesi il successo dello sbarco in Normandia e premiato con la Dickin Medal.
Un episodio poco conosciuto è quello accaduto il 15 gennaio 1952 in Indocina quando parecchi treni deragliarono sulla linea Roméas-Phnon-Penh distruggendo la stazione radio. Due piccioni viaggiatori, che il capo convoglio liberò, furono l'unico mezzo di collegamento.

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In Italia i primi colombi viaggiatori arrivarono nel 1887 in occasione di una gara organizzata da alcuni amatori di Bruxelles che effettuarono il lancio a Roma. La maggior parte di questi animali non riuscì a superare le Alpi e molti vennero catturati dagli allevatori italiani, soprattutto reggiani, i quali abili colombofili seppero ben sfruttare tale occasione e costituirono nello stesso anno la prima società per l'allevamento e l'impiego del colombo da sport, la “Messaggero”. Successivamente questa si unì ad un'altra società prendendo il nome di “Il Colombo”, società storica vissuta per lunghissimo tempo.
Tra il 1876/87 Malagoli G. si occupò dell'installazione della prima colombaia militare ad Ancona. In seguito ai buoni risultati il Ministero della Guerra incaricò lo stesso Malagoli dell'impianto di una seconda colombaia a Bologna.
Nel 1882 i colombi italiani presero parte, per la prima volta, alle grandi manovre militari che ebbero luogo nel folignate destando l'ammirazione dell'esercito.
Oggi l'allevamento del colombo viaggiatore è disciplinato da uno statuto sanzionato dal Ministero della Difesa e gli allevatori sono aderenti alla Federazione Colombofila Italiana che cura l'inanellamento dei soggetti, la tenuta delle relative registrazioni anagrafiche e organizza le "gare di lancio" (sito web ufficiale: www.colomboviaggiatore.it).
I viaggiatori attuali sono fortemente migliorati rispetto a quelli allevati un secolo fa, riuscendo a coprire anche più di 1500 km.
Video: http://www.youtube.com/watch?v=p5yZEuPxUyg&feature=fvw

Le gare

Le gare sono suddivise a seconda della distanza percorsa in gare di velocità, mezzofondo e fondo; in base al sesso (maschi e femmine) ed all'età (novelli ed adulti). Il principio su cui si basa questo sport consiste nello sfruttare la voglia inarrestabile dei Colombi Viaggiatori di tornare a casa, utilizzando il senso di orientamento molto sviluppato e la notevole prestanza fisica. Gli animali durante le gare vengono liberati in un sito prestabilito ed al loro ingresso nella colombaia viene registrato il tempo di rientro attraverso il quale, a seconda della distanza percorsa, viene stilata la classifica finale.
Oggi esistono molte linee di sangue, selezionate in diversi paesi e nei diversi continenti, facendo del Colombo Viaggiatore la razza più allevata al mondo.
Caratteristiche morfologiche del Colombo Viaggiatore

Colori: tutti, ma prevalgono i blu.
Testa: convessa, con occhi vivaci, espressivi e curiosi.
Collo: medio, forte, ben impiumato.
Petto: largo, profondo, arrotondato.
Sterno: diritto, ben ricoperto da piume.
Dorso: lungo, convesso, rettilineo.
Ali: flessibili, elastiche, a convessità superiore, attaccate al torace il più alto possibile, di media lunghezza.
Piume: abbondanti, serrate, lisce.
Coda: corta e stretta.
Tarsi: forti, implumi.
Forma: equilibrata e armonica.

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Lascio a voi discorrere sulle cagate di questi fastidiosissimi uccelli ... :sdentato


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