Da Omniauto.it
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All'asta l'Alfa Romeo di Mussolini
Nel carburatore tracce di carburanti alternativi in sperimentazione già all'epoca!
Le aste automobilistiche sono spesso l'occasione giusta per vendere pezzi unici, o vetture comunque molto "particolari". E' accaduto circa un anno fa con l'Auto Union D voluta da Hitler, che è stata battuta da Christie's per un valore di 6 milioni di sterline, ovvero quasi 9 milioni di Euro, ed ora sta per succedere all'Alfa Romeo 6C 2300 Spider con telaio Pescara di Benito Mussolini. Quest'auto, classe 1935, sarà infatti messa all'asta il prossimo 27 febbraio 2008 al centro congressi H&H The Centaur nella località inglese di Centenham Racecourse, nei pressi di Birmingham, ad una quotazione base compresa fra le 600 e le 800 mila sterline (836 mila - 1.115.000 Euro).
A rendere "speciale" questa due posti color amaranto non è soltanto il fatto che nacque per espressa volontà del Duce, che la ordinò con una elaborazione del motore in grado di erogare 95 cavalli anziché 68. Non bastano nemmeno le vittorie conquistate nei concorsi a cui ha partecipato, come quando nel 2005, dopo essere stata restaurata da Dino Cognolato, vinse al Pebble Beach Concours e al New York Concours. A renderla unica sono invece delle particolari tracce di carburante a farle raccontare una storia interessante.
Per scoprirla occorre tornare al 1936, quando la vettura partecipò alla Mille Miglia guidata da Ercole Boratto, che all'epoca era l'autista di Mussolini. Il fatto che l'auto ottenne un buon risultato sbiadisce se si pensa alle tracce del carburante che probabilmente fu utilizzato in quell'occasione e che sono state ritrovate nell'impianto di scarico. Queste "molecole storiche" potrebbero infatti riportare alla sperimentazione di carburanti alternativi che avveniva a quell'epoca. La ricerca di un sostituto del petrolio non sarebbe perciò attuale come si potrebbe credere. Anzi, per la verità proprio l'alcol carburante, ritrovato nell'auto, prima ancora era stato utilizzato dall'altra parte dell'Atlantico, in America, quando nel 1929 il crollo di Wall Street aveva fatto precipitare l'economia statunitense e aumentato troppo il prezzo del petrolio.
Se volessimo aprire un po' di più questa parentesi storica, potremmo ricordare come proprio il tema dei carburanti alternativi fosse strettamente attuale in epoca nazista e fascista. Se infatti Hitler pensava che una Grande Guerra servisse per risollevare la Germania, era anche convinto che per affrontarla ci fosse prima bisogno dell'indipendendenza dalle importazioni, soprattutto da quelle energetiche. Per questo un ruolo chiave nelle sue decisioni lo assunsero i carburanti alternativi al petrolio. In particolare il Fuhrer credeva nella cosiddetta benzina sintetica, "sintetica" perché derivante dalla principale materia prima della terra tedesca: il carbone.
Anche l'Italia prese parte a questo progetto per trasformare i carboni e i bitumi in benzina. Per questo fu creata l'ANIC, l'Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili, e vennero costruiti due stabilimenti gemelli, uno a Livorno ed uno a Bari. Non solo, ma l'obiettivo italiano andava oltre i confini del paese e mirava a conquistare l'Albania per espandere questo programma di sviluppo.
Nel frattempo, in Germania questo tipo di produzione raggiungeva i tre milioni di tonnellate l'anno, un risultato che arrivava però anche dal disumano lavoro che veniva condotto in stabilimenti come Auschwitz. Nel 1944 i bombardamenti alleati distrussero le fabbriche tedesche di benzina sintetica ed in Italia, dopo la Liberazione, lo stabilimento livornese fu trasformato in una raffineria di petrolio e quello barese fu acquistato dalla Standard Oil, la proprietaria della società petrolifera Esso.
Negli anni '70 l'aumento del prezzo del petrolio in America convinse il Dipartimento dell'energia degli Stati Uniti ad incaricare alcuni scienziati di rispolverare gli studi condotti nell'ante guerra, ma il ritorno ad una simile produzione venne ritenuto inconveniente, se non in paesi dall'economia chiusa, come fu il Sud Africa, dove per decenni due terzi del fabbisogno di prodotti petroliferi è stato soddisfatto proprio da questo tipo di lavorazione.
Avanza qualche spicciolo?