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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 10:13 am 
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cometa rossa ha scritto:



Ma nulla batterebbe il vedere la faccia di Dannatio mentre mette alla frusta la sua futura Giulia su base Genesis :mrgreen:


Io Qvesta Kosa non Creto....... :fumatore2

_________________
Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos' hanno prodotto? Gli orologi a cucù.( O.Welles)


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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 1:07 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
Portare FCA nell’alleanza mentre Renault e Nissan stavano litigando aspramente era come chiedere una coppia che sta divorziando di aprirsi all’idea di un triangolo.
Morto :allegria


daimlerchrysler ha scritto:
Il problema per FCA è che le opzioni si stanno esaurendo e (imho) questa sensazione di disperazione non facilita la loro posizione negoziale.
Lo stato francese non ha accettato nessuno compromesso ma ha fatto richieste al limite dell’irricevibile, segno che volevano continuare a comandare anche con una quota del 7,5%.
Nissan ha fatto uno sgambetto sperando che la propria posizione risulti rafforzata.
I mercati per ora stanno punendo Renault e premiando FCA. Le dichiarazioni del management Renault sembrano una sberla in faccia al governo francese. Ad ogni modo leggevo che una delle questioni su cui non si trovava il compromesso erano gli stabilimenti ed i posti di lavoro farncesi: Le Maire voleva tassativamente quattro anni di "franchigia" assoluta, FCA ne concedeva massimo due.


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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 1:28 pm 
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Iscritto il: ven apr 28, 2006 6:03 pm
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Da quello che ho letto Parigi aveva formulato ben 4 richieste:

1) mantenimento dei livelli occupazionali per 4 anni. Anche gli asini sanno che l’offerta fatta a Francia ed Italia era pro-forma, tra l’altro il rischio di tagli era enormemente più grande per le fabbriche italiane che per quelle francesi.

2) nomina di Senard al titolo di ceo per 4 anni (Senard ne ha già 66), nomina del CFO e diritto di veto alla nomina del ceo dopo Senard. Richieste molto ingombranti.

3) pur con il dimezzamento della quota di azioni Parigi voleva avere una sedia nel board of Directors e la stessa influenza di oggi. Richiesta imho folla ma a quanto pare accontentata da FCA.

4) che l’alleanza con Nissan fosse preservata a qualunque costo, dato il caos generatosi dopo la caduta di Ghosn questo era un elemento quasi impossibile da raggiungere.

I prossimi mesi saranno duri sia per FCA che per Renault. I francesi devono riuscire a domare Nissan e a cacciare Saikawa, mentre FCA deve trovare una soluzione allo stallo di sviluppo. Secondo uno studio della Jeffries analysis circa il 74% della gamma mondiale del gruppo Nord americano non ha stanziamenti per avere eredi. Il rischio (già verificatosi in Europa) è che rimangano in gamma solo pick up e suv grossi con la certezza di dover pagare mega multe per lo sforamento di emissioni.


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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 1:40 pm 
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Iscritto il: mar giu 06, 2006 4:00 pm
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da Tgcom:

Fca ha ritirato "con effetto immediato" la sua proposta di fusione con il gruppo Renault. Saltano così le nozze tra Fiat Chrysler e i francesi. La decisione è stata presa dopo il nuovo rinvio chiesto dal board della casa francese per il pressing di Parigi. Secondo Fca, le condizioni politiche attuali in Francia non consentono l'operazione. E Renault ammette: "Nessuna decisione a causa dei rappresentanti dello Stato francese".


Ministro francese: "Le trattative potrebbero riprendere" - Dopo la brusca frenata del negoziato in corso è intervenuto per il ministro francese per i Conti pubblici Gérald Darmanin che, a France Info, ha dichiarato che le trattative "potrebbero riprendere nei prossimi tempi, vedremo. Non bisogna chiudere la porta, bisogna continuare a lavorare. Sono molto contento che ci sia un'industria un po' patriottica che faccia attenzione agli interessi francesi".

Fca: "Le condizioni politiche in Francia non consentono l'operazione" - In precedenza, Fiat Chrysler Automobiles aveva espresso così in una note le motivazioni dello stop: "Fca continua a essere fermamente convinta della stringente logica evolutiva di una proposta che ha ricevuto ampio apprezzamento sin dal momento in cui è stata formulata e la cui struttura e condizioni erano attentamente bilanciate al fine di assicurare sostanziali benefici a tutte le parti. E' tuttavia divenuto chiaro che non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo". "Fca continuerà a perseguire i propri obiettivi implementando la propria strategia indipendente".

Poco prima Renault aveva fatto sapere che "il Cda non è stato in grado di prendere una decisione a causa dell'auspicio espresso dai rappresentanti dello Stato francese di rinviare il voto ad un consiglio ulteriore". Il governo francese, che detiene una partecipazione del 15% in Renault, si era detto favorevole alla fusione ma aveva allo stesso tempo espresso una serie di condizioni per dare il suo via libera all'operazione.

In particolare Parigi chiedeva garanzie sulla governance, sulla sede della newco, sul futuro degli stabilimenti francesi e dei suoi lavoratori pressato anche dal sindacato CGT che si è detto contrario alla fusione. Secondo il Wall Street Journal, inoltre, due rappresentanti di Nissan nel consiglio di amministrazione di Renault avrebbero ritirato l'appoggio alla proposta di fusione, alimentando i dubbi sull'impegno di Nissan a salvaguardare l'alleanza con Renault se la fusione andasse avanti.

Le discussioni con la Renault sono crollate a causa di una "posizione improvvisa e incomprensibile di Bercy", riferiscono invece fonti vicino a Fca citate dall'agenzia Afp. - "Tutte le condizioni sono state soddisfatte per ottenere un voto positivo" del consiglio di amministrazione di Renault, ha assicurato questa fonte all'Afp a condizione di anonimato, deplorando "le ulteriori condizioni poste dal governo francese" durante queste discussioni che sono fallite nella notte tra mercoledì e giovedì.

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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 2:26 pm 
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Iscritto il: dom mar 12, 2006 11:50 am
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daimlerchrysler ha scritto:
Da quello che ho letto Parigi aveva formulato ben 4 richieste:

1) mantenimento dei livelli occupazionali per 4 anni. Anche gli asini sanno che l’offerta fatta a Francia ed Italia era pro-forma, tra l’altro il rischio di tagli era enormemente più grande per le fabbriche italiane che per quelle francesi.

2) nomina di Senard al titolo di ceo per 4 anni (Senard ne ha già 66), nomina del CFO e diritto di veto alla nomina del ceo dopo Senard. Richieste molto ingombranti.

3) pur con il dimezzamento della quota di azioni Parigi voleva avere una sedia nel board of Directors e la stessa influenza di oggi. Richiesta imho folla ma a quanto pare accontentata da FCA.

4) che l’alleanza con Nissan fosse preservata a qualunque costo, dato il caos generatosi dopo la caduta di Ghosn questo era un elemento quasi impossibile da raggiungere.

I prossimi mesi saranno duri sia per FCA che per Renault. I francesi devono riuscire a domare Nissan e a cacciare Saikawa, mentre FCA deve trovare una soluzione allo stallo di sviluppo. Secondo uno studio della Jeffries analysis circa il 74% della gamma mondiale del gruppo Nord americano non ha stanziamenti per avere eredi. Il rischio (già verificatosi in Europa) è che rimangano in gamma solo pick up e suv grossi con la certezza di dover pagare mega multe per lo sforamento di emissioni.


Nel frattempo l'esecutivo italiano si affannava per stabilire i risultati del vinci-Salvini... :ridi

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Esiste una quantità di oggetti meccanici che aumentano gli stimoli sessuali di certe donne: primo fra questi è la Porsche 911.

Guidare di traverso è una delle cose più belle che un uomo possa fare da vestito.


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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 2:45 pm 
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Località: Ovunque ci sia una birra ghiacciata
Hai partecipato? :D


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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 3:03 pm 
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Ho perso anche lì :ridi

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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 3:57 pm 
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Località: 1640 Riverside Drive, Hill Valley
FCA ha già (per colpe sue, eh!) sperimentato le influenze governative..
IMHO, viste le premesse, han fatto bene a sfancularli.

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Vw T-Roc 1.0 Immagine
Guidavo Alfa 147 JTDm e Mazda MX-5 NC 1.8


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MessaggioInviato: gio giu 06, 2019 9:00 pm 
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Secondo i retroscena pubblicati da Bloomberg e Reuters l’accordo era molto vicino, ieri era dato per certo dato che Nissan aveva deciso di far astenere i suoi 2 rappresentati, c’era il voto contrario del rappresentante dei sindacati mentre tutti gli altri erano a favore anche il rappresentante del governo francese. FCA aveva migliorato molto la sua offerta dando ampio spazio nella governance a Parigi.
De Mairie si è impuntato sul voto a favore di Nissan. Saikawa aveva incontrato Senard e aveva annunciato inizialmente di non essere contrario. Bisognava studiare a lungo come FCA sarebbe stata trattata nella condivisione delle tecnologie ma ci sarebbe stato tempo perché il processo di fusione avrebbe richiesto almeno un anno.
Dopo poche ore che Senard aveva lasciato il Giappone Saikawa aveva dichiarato che in caso di fusione la struttura dell’alleanza avrebbe dovuto essere radicalmente modificata perché sarebbe cambiata la natura del gruppo Renault. In parte è una scusa per mettere i bastoni tra le ruote di Renault però l’ ingresso di FCA avrebbe creato molti problemi da risolvere.
Il rappresentante del governo francese allora ha chiesto e ottenuto di posticipare di una settimana la discussione in modo da aspettare l’incontro tra De Mairie e il ministro delle finanze giapponese. Gli altri membri del board molto infastiditi hanno accolto la richiesta (in realtà un ordine).
A quel punto la conferenza stampa prevista per oggi a Parigi con Manley, Senard, Elkann e Bollorè è stata annullata e FCA ha ritirato la propria offerta.
Il governo francese si è pure stupito di questo atto.

Alcuni pensano che i colloqui possano essere riallacciati, io sono piuttosto scettico. PSA potrebbe ritornare ad essere un alleato ma nel capitale c’è sempre lo stato francese. Alcuni analisti suggeriscono a FCA un’alleanza più ristretta magari solo su pianali e componenti elettriche.


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MessaggioInviato: lun giu 10, 2019 9:49 am 
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Iscritto il: ven apr 28, 2006 6:03 pm
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Fiat Chrysler Automobiles NV and Renault SA are looking for ways to resuscitate their collapsed merger plan and secure the approval of the French carmaker’s alliance partner Nissan Motor Co Ltd , according to several sources close to the companies.

FILE PHOTO: The logos of Renault and Fiat carmakers are seen in Nice, France, June 3, 2019. REUTERS/Eric Gaillard/File Photo
Nissan is poised to urge Renault to significantly reduce its 43.4% stake in the Japanese company in return for supporting a FCA-Renault tie-up, two people with knowledge of its thinking also told Reuters.

It is still far from clear whether any concerted effort to revive the complex and politically fraught deal can succeed. FCA Chairman John Elkann abruptly withdrew his $35 billion merger offer in the early hours of June 6 after the French government, Renault’s biggest shareholder, blocked a vote by its board and demanded more time to win Nissan’s backing. Nissan representatives had said they would abstain.

The failure, which FCA and Renault blamed squarely on the French government, deprived both companies of an opportunity to create the world’s third-biggest carmaker with 5 billion euros ($5.6 billion) in promised annual synergies.

It also shone a harsh light on Renault’s relations with Nissan, which have gone from frayed to fried since the November arrest of former alliance Chairman Carlos Ghosn, now awaiting trial in Japan on financial misconduct charges he denies.

REVIVAL TALKS

Italian-American FCA - whose brand stable encompasses Fiat runabouts, Jeep SUVs, RAM pickups and Maserati sports cars - has so far turned a deaf ear to suggestions by French officials that its merger proposal could be revisited.

But since the breakdown, Elkann and his French counterpart Jean-Dominique Senard have had talks about reviving the plan that left the Renault chairman and his Chief Executive Thierry Bollore upbeat about that prospect, three alliance sources said.

Renault and a spokesman for FCA declined to comment.

One of Elkann’s senior advisors on the Renault merger bid, Toby Myerson, was expected at Nissan headquarters in Yokohama on Monday for exploratory discussions with top management, two people with knowledge of the matter said. Nissan CEO Hiroto Saikawa is likely to attend. Myerson did not respond to a message from Reuters seeking comment.

The meeting comes amid mounting strains that may preclude compromise, after Senard warned Saikawa that Renault was prepared to block key Nissan governance reforms in a dispute over board committees.

Alternatively, the escalating tensions and negotiating positions could give way to a breakthrough, as FCA-Renault’s industrial logic and savings prove hard to ignore.

REBALANCING ACT

Saikawa, who has argued consistently that alliance shareholdings need “rebalancing” to reflect Nissan’s superior size, would press for a substantial reduction to Renault’s stake as part of any agreement, according to the same people. Nissan’s 15% stake in Renault carries no voting rights.

“If FCA are expecting some sort of negotiation, they must be anticipating that request,” said one.

The FCA-Renault deal that Elkann whipped off the table – at least for now – would have seen both companies acquired by a listed Dutch holding company owned 50-50 by current FCA and Renault shareholders, after payment of a 2.5 billion euro special dividend to FCA shareholders.

Paris had secured stronger job guarantees and terms including a cash payment to Renault shareholders, following public criticism that the bid undervalued Renault.

For Nissan, however, the merger would “swap out one small 43% shareholder for a bigger 43% shareholder it doesn’t know,” said a source familiar with top management thinking. Nissan could back the FCA-Renault deal only with a “substantial reduction” in the French carmaker’s holding, they said.

France may not automatically oppose a reduction to the Nissan holding if it secured Renault’s place at the heart of a consolidated group. The government has also said it could reduce its own 15% Renault holding, to the same end.

“All options can be considered,” Finance Minister Bruno Le Maire told Le Figaro after the deal collapsed, when asked about Japanese pressure for Renault to reduce its Nissan stake.

But a senior ministry official declined to elaborate on that possibility. “The proposal is gone,” he said.

FCA may also be prepared to compromise for a tie-up that promises to plug the technology gaps threatening its ability to keep pace with vehicle electrification and emissions compliance.

It has few other potential partners, after talks with Peugeot maker PSA ended inconclusively earlier this year. Estimated FCA-PSA synergies were closer to 3 billion euros, according to one person briefed on the matter.

FCA has already floated a call option that would allow Nissan to increase its 7.5% voting stake in the combined FCA-Renault, another person involved in the talks said.

Nonetheless, anything beyond a token reduction of Renault’s Nissan stake would likely upset the deal valuations and prove unpalatable to its prospective merger partner.

“It’s not something FCA would want to reduce,” the same person said. “It’s an intrinsic part of the value of Renault.”

Elkann and Senard had planned to press ahead with a merger agreement and formal talks over Nissan’s abstention, in the belief that the deal economics would compel it to follow and cooperate, sources close to the Renault board have said.

By blocking that strategy at the eleventh hour, the French state may have handed the Japanese company a new negotiating opportunity. One thing Renault and Nissan can agree on is that any window to revive the merger is likely to be short.

“If there’s going to be a deal it will probably be in weeks rather than months,” one alliance executive said.

Pensavate che la questione FCA-Renault fosse stata abbandonata? Secondo reuters no, ci sono in corso nuovi colloqui anche tra emissari di FCA e di Nissan. Stavolta per ottenere il benestare di Nissan verrebbe proposto un importante taglio della quota di Renault nel costruttore giapponese. Non si sa se il governo francese sia d’accordo. Nel contempo Senard ha assestato un bel cazzotto ai giapponesi (giusto per calmare le acque :piangi2 :piangi2 ) bloccando il rinnovo della governance. Saikawa voleva occuparsi delle nomine senza l’influenza francese, dato che Renault possiede il 43% mi sembra che debba avere voce in capitolo.


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MessaggioInviato: mar giu 11, 2019 10:55 am 
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The heads of Ford Motor Co. and Fiat-Chrysler Automobiles once broached the subject of a merger, although it was quickly decided such a tie-up wasn’t practical, according to Ford's Executive Chairman, Bill Ford.

"Sergio [Marchionne] and I had a number of dinners together talking about this and whether Ford and FCA would be a good fit," Ford told Automotive News on the sidelines of the EcoMotion mobility conference here on Tuesday.

He said the talks did not go anywhere, saying Ford had other priorities.

"The timing certainly wasn't ideal," he said. "We had our own issues and challenges ahead of us. I felt like it wasn’t going to help us solve those problems. If anything, it might have slowed us down."

Marchionne, who died last year, made no secret of his desire to merge FCA with another automaker after he predicted a need for industry consolidation in his "Confessions of a Capital Junkie" presentation in 2015. He also met with General Motors CEO Mary Barra on the subject, but was rebuffed.

FCA last week walked away from a 50-50 merger proposal with France's Renault, citing complications with the French government.

Bill Ford said he sees a rise in the number of partnerships between rivals for certain technologies or individual vehicles where it makes sense.

Ford earlier this year announced a partnership with Volkswagen where both companies will co-develop midsize pickups and vans for overseas production. Ford has also partnered with Mahindra to co-develop a midsize SUV.

"I think you’re going to see a lot more of what we did with VW," Ford said. "There will be winners and losers in our business like you’ve never seen before. I think you will see companies looking for scale, because some technologies need to scale to be effective."


Maglionne provò a fondere FCA con Ford.


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MessaggioInviato: ven giu 14, 2019 5:36 pm 
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Articolo chiaramente polemico, ma "divertente" da leggere

https://www.panorama.it/economia/john-e ... a-segreti/

Alla fine di ogni riunione annuale della Giovanni Agnelli Sapaz, l’accomandita che riuniva tutti i rami della famiglia (oggi si chiama Giovanni Agnelli BV ed è una società di diritto olandese), l’Avvocato, più annoiato e infastidito del solito per quel rituale così scontato e ripetitivo, chiudeva la sua breve relazione al microfono con questa frase: «È tutto. Non ci sono domande, vero?». Nessuno osava alzare la mano, nemmeno Lupo Rattazzi che solo dopo la morte dello zio Giovanni sembra aver ritrovato una certa baldanza specie contro il ricordo e il nome della buonanima. Agnelli, da autentico Manitou (il Grande spirito, come lo chiamavano) si guardava in giro e aggiungeva beffardo: «E allora dichiaro chiusa l’assemblea. Potete passare alla cassa a ritirare il vostro assegno. È la vera e unica ragione per cui oggi siete qui. Arrivederci al prossimo anno».

L’esercizio dello stacco della cedola è sempre stato la specialità in cui tutti i rami della ex royal family (tra cui persone perbene intelligenti e geniali, vedove e figlie, sorelle e fratelli, zie e nipoti, nati di primi e secondi letti, cugini e parenti acquisiti, casalinghe pseudo esperte di finanza, ma, per la gran parte emeriti fancazzisti soprattutto nell’ultima generazione) hanno dato il meglio, dimostrando nel corso degli anni profondo interesse e indiscussa passione per la materia. Per fortuna ci sono anche alcune lodevoli eccezioni, ma la gran parte non ha dimenticato la volta in cui - la prima in tanti anni, subito dopo la morte dell’Avvocato e poi di Umberto - furono costretti a mettere mano al portafoglio, non per incassare ma per ricapitalizzare. Poi, grazie a Sergio Marchionne, quel «prelievo» è terminato anche se, da anni, non c’erano più cedole.

Il «numero 1» fin dall’inizio aveva capito che c’era un solo modo per tenere lontano quel numeroso parentado assetato di denaro: garantirgli il pagamento delle cedole. Marchionne giustamente riteneva che non dovessero interessarsi di altro, tantomeno disturbare il suo lavoro o chiedergli inutili appuntamenti. A questo era delegato John, e forse questa era la vera e unica delega che Marchionne gli aveva magnanimamente conferito... Il giovanotto aveva fatto tanti sforzi per essere considerato e comportarsi da «capo-famiglia», come si era auto-nominato con la complicità di Gianluigi Gabetti e Franzo Grande? Ebbene, lo facesse. Tenesse a bada quell’orda famelica, talvolta firmasse pure quegli assegni per la ex royal family, ma non si allagasse troppo e non li lasciasse avvicinare agli «affari di famiglia», a quel «tutto in famiglia» cui si è tornati dopo la morte di Marchionne.

A meno di un anno dalla morte del vero cervello di Fca Group-Exor-Ferrari, John si è sentito come liberato dalle «catene» in cui era stato avvolto. Poteva inebriarsi del potere assoluto, finalmente poteva fare di testa sua senza rendere conto a nessuno. John da allora sembra pervaso da una incontenibile frenesia: diventare sempre più ricco, monetizzare quanto più è possibile, liquidare le «vecchie» attività, fottersene delle raccomandazioni del nonno. John si sente ancora più libero dopo che anche Gabetti se n’è andato. Lo aveva già privato di deleghe, incarichi, persino ufficio, autista e carte di credito aziendali (facendogli pagare di persona i 120 euro giornalieri della piccola stanza 108 dell’NH Lingotto in cui viveva da tempo). Cercava di fare il vuoto intorno al novantaquattrenne Richelieu, lo osteggiava in silenzio ma implacabilmente anche se non riusciva a «combatterlo» specie sul terreno dei media.

Lo scrittore Giordano Bruno Guerri non è riuscito a veder pubblicata la monumentale biografia del nonno che John gli aveva commissionato solo perché si era scoperto che Gabetti aveva rivisto, emendato, tagliato, rivoltato quel manoscritto togliendo tutto ciò che in qualche modo era positivo per John e per nonno Giovanni. L’ultima beffa, Gabetti l’ha giocata a John proprio sulla Stampa, l’ex giornale di famiglia: il giorno dopo la morte, il direttore Maurizio Molinari ha perfino scritto che le due pagine del suo coccodrillo Gabetti le aveva vergate di persona prima di morire con la benevola assistenza di due poveri giornalisti.

John nel giro di pochi mesi è diventato tre volte più ricco di quanto già fosse e ha provato molto gusto a questo invidiabile status. Dal 23 febbraio, con la morte di sua nonna Marella ha avuto la conferma dall’avvocato Carlo Lombardini di Ginevra di essere stato nominato erede universale dell’immensa fortuna intestata alla defunta (15 miliardi di euro, tra depositi nei paradisi fiscali, Panama in primis, e il famoso «oro del nonno di Gianni», cioè il senatore che fondò la Fiat, custodito nei caveau del Freeport vicino all’aeroporto di Cointrin a Ginevra: se anche sua madre dovesse pretendere una parte di questo tesoro, John, male che vada, terrebbe per sé la metà, di ciò che venisse portato alla luce…).

John si era già portato avanti in tal senso assumendo come sua assistente Paola Montaldi, moglie del suo autista, ma soprattutto negli ultimi anni vera factotum di Donna Marella (con tanto di deleghe, procura generale e potere di firma). Quindi John era sempre informato con grande anticipo di ogni movimento della nonna…

Ai primi di maggio ecco arrivare la seconda grandinata di denaro: la vendita della Magneti Marelli ai giapponesi della Calsonic ha fruttato 5,8 miliardi di euro in contanti, ma soprattutto – buona notizia per l’orda famelica del parentado – una cedola straordinaria di 1,30 euro per azione con 2 miliardi distribuiti agli azionisti. Ora c’era in vista l’affare con Renault. Perché di affare si trattava, nel senso che Fca si sarebbe tolta finalmente il cruccio di dover produrre, e vendere, automobili lasciando ad altri tale incombenza. E, soprattutto, per tutti i famelici Lupo Rattazzi della situazione, il matrimonio coi francesi avrebbe garantito agli azionisti un’altra scorpacciata di dividendi dopo l’affare-Magneti Marelli. Ma, soprattutto, una volta distribuiti i dividendi ventilati nella lettera al Groupe Renault, si sarebbe potuto finalmente prendere le distanze dall’auto. Con il plauso dei clan che si raccolgono sotto Exor che da decenni tifa per l’abbandono delle quattro ruote.

Non importa ciò che avevano detto il bisnonno e il nonno, e cioè «Mai lasciare il mercato dell’auto». In fondo John è molto abile quando si tratta di vendere, e incassare, anche se si tratta di beni che racchiudevano un rilevante valore affettivo e simbolico per il nonno. A cominciare da La Stampa. John non è più l’azionista di riferimento, ma ha passato il controllo addirittura a colui che il nonno considerava il peggior nemico, l’ingegner Carlo De Benedetti.

Per non parlare della Juventus: piuttosto che lasciarne la guida ad Andrea Agnelli, ha accettato di mandarla in serie B (privandola di una difesa legale adeguata e subendo tutte le decisioni del presidente della Juve di allora, Franzo Grande) nel timore che il cugino diventasse troppo popolare e facesse ombra alla sua leadership. Andrea è riuscito ad avere quell’incarico solo con quattro anni di ritardo dopo che milioni di tifosi juventini hanno assistito impotenti allo scempio sportivo e finanziario compiuto dalla coppia Jean-Claude Blanc (scelto personalmente da John) e Giovanni Cobolli-Gigli (imposto da Gabetti e ignaro perfino di quanti scudetti avesse vinto il club bianconero).

Insomma John sa benissimo che «tiene famiglia» e che i super prolifici discendenti del fondatore della Fiat sono, in massima parte, cedole-Exor-dipendenti. Mentre gli azionisti di molte case automobilistiche avvertono diete se non digiuni perché vengono privilegiati investimenti in nuovi prodotti e tecnologie, John continua a elargire euro generati da un «costruttore» che vanta un lungo elenco di marchi con la gamma di prodotti più vetusta. Ed è costretto a pagare centinaia di milioni di euro alla casa automobilistica americana Tesla per evitare di ricevere multe a sei zeri per la violazione delle nuove norme sulle emissioni nell’Unione europea.

Per spegnere i malumori, non a caso, dal quartier generale bonsai di Londra, Fca aveva diffuso un comunicato che recitava: «Prima che l’operazione sia completata, per attenuare la disparità dei valori sul mercato azionario, gli azionisti di Fca riceverebbero anche un dividendo di 2,5 miliardi di euro. Inoltre, prima del completamento dell’operazione, sarebbero distribuite agli azionisti di Fca le azioni Comau oppure un dividendo aggiuntivo di 250 milioni di euro se lo spin-off di Comau non dovesse avere corso». E, sempre non a caso, la sorte degli stabilimenti italiani e del posto di lavoro degli addetti, era indicata solo al punto cinque su otto. Chissà come avrebbe fatto John, che non ha mai gestito da solo un’azienda, a occuparsi di Fca-Renault visto che uno dei due incarichi di vertice sarebbe stato a suo appannaggio nella nuova creatura post fusione. Non bisogna dimenticare il più importante e costoso investimento nel quale John ha trascinato Exor, cioè l’acquisto del riassicuratore PartnerRe, è avaro di soddisfazioni. Dunque, poteva funzionare una fusione 50-50? Solo se uno dei due partner avesse riconosciuto la guida all’altro non accettando deroghe. Fca e Renault hanno avuto amministratori delegati accentratori e con poteri sconfinati, ma che si sono circondati di collaboratori in gran parte mediocri. Lo prova il fatto che difficilmente le aziende concorrenti o leader in altri campi hanno assunto alti dirigenti di Fca e Renault. Marchionne è morto, Carlos Ghosn è da mesi in carcere in Giappone, e questo fatto, con Renault che si è «dimenticata» di lui e di quel che ha combinato a danno dei soci dell’Impero del Sol Levante, ha ovviamente un peso enorme per i partner nipponici di Nissan e Mitsubishi.


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Articolo assai polemico, tutte le famiglie azioniste di grandi aziende campano sui dividendi.
Non c’è dubbio che Marchionne avesse tenuto lontani dalla gestione gli Agnelli ma li ha resi molto più ricchi di prima quindi poteva permettersi di tenerli a bada.
Non è neanche una novità che Fiat-FCA abbia remunerato gli azionisti non tanto grazie alla liquidità generata bensì grazie a operazioni straordinarie come Fiat Industrial (2010), Ferrari e acquisizione Chrysler (2014), Magneti Martelli (2018).
Intanto i colloqui con Renault vanno avanti, l’ipotesi dell’alleanza è ancora sul tavolo.


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Qualche giorno dopo il ritiro dell’offerta di matrimonio con Renault da parte di Fca, il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire aveva osservato: “La fusione con Fca resta una bella opportunità, perché dà accesso al mercato americano e perché dà a Fca accesso alle tecnologie elettriche di cui ha bisogno”. Ora secondo Il Sole 24 Ore, che conferma anticipazioni riportate da Reuters e dal Corriere nei giorni scorsi, la trattativa tra i due gruppi si è riaperta. L’ad di Fca Mike Manley è stato a Parigi nei giorni scorsi per nuovi colloqui. Le condizioni, stando al quotidiano di Confindustria, sono la disponibilità dello Stato francese a ridurre progressivamente il proprio peso azionario nel gruppo – di cui ora ha il 15% – e probabilmente un ridimensionamento del 43% ora detenuto da Renault in Nissan.


L’avversione del partner giapponese all’alleanza con Fca è stata tra i fattori che hanno fatto saltare l’accordo, oltre – secondo Il Sole – l’opposizione di Peugeot che è anch’essa partecipata al 15% da Parigi e non vedeva di buon occhio la nascita di un campione europeo e terzo gruppo automobilistico al mondo in casa sua. La situazione potrebbe cambiare se il numero uno di Nissan, Hiroko Saikawa, non venisse riconfermato alla prossima assemblea generale degli azionisti del costruttore nipponico, prevista per il 25 giugno. Durante la quale si voterà anche una riforma della governance che prevede tra l’altro la costituzione di 3 comitati (nomine, audit e remunerazioni) e punta a voltare pagina dopo l’arresto dell’ex presidente Carlos Ghosn, accusato di illeciti finanziari dalla giustizia giapponese. Una settimana fa il Financial Times ha pubblicato una lettera scritta dal presidente del marchio francese, Jean-Dominique Senard, in cui annunciava che i suoi rappresentanti si sarebbero astenuti, bloccando la riforma perché diventerebbe impossibile raggiungere la maggioranza dei due terzi necessaria per l’approvazione.


Un cambio al vertice di Nissan potrebbe rimescolare le carte, sottolinea Il Sole, e avere riflessi immediati sui negoziati tra Fca e Renault. Il governo francese dal canto aveva già confermato la disponibilità a ridurre la quota di Renault in Nissan allo scopo di allentare le tensioni tra il costruttore francese e quello nipponico. “Se dobbiamo ridurre la quota di Renault in Nissan per avere una governance migliore – più efficiente e che prende decisioni più veloci – siamo aperti a farlo”, ha detto Le Maire. Mercoledì scorso poi Senard in assemblea ha definito il progetto di fusione “eccezionale“: “Era la prima volta – ha detto agli azionisti – che c’era la possibilità di creare un campione europeo, in un momento in cui le persone continuano a lamentarsi che non esiste alcun esempio di questo tipo nel Vecchio Continente. Sarebbe stato un esempio perfetto per la Francia, per la Renault e l’Europa per dimostrare che possiamo fare qualcosa insieme”.

Secondo le ultime indiscrezioni le trattative sarebbero in pieno svolgimento con i dirigenti Renault e FCA ben determinati nel portare a casa la fusione. I due ostacoli rimangono il governo francese e Nissan. L’ultima proposta prevederebbe la discesa di Renault in Nissan al 30% e solo alcuni privilegi per lo stato francese nel gruppo franco-Italo-americano.


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MessaggioInviato: dom giu 16, 2019 5:23 pm 
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Ma Renault non potrebbe usare la rete Nissan per gli USA?

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Leon83 ha scritto:
Ma Renault non potrebbe usare la rete Nissan per gli USA?


Non è previsto il ritorno di Renault negli Stati Uniti.


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MessaggioInviato: gio giu 20, 2019 10:24 am 
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Renault CEO Thierry Bollore said there is currently nothing happening between the French automaker and Fiat Chrysler Automobiles, two weeks after the collapse of merger talks aimed at creating the world's third-largest automaker.

"For sure, regrets in this type of situation are quite normal," Bollore said in New Delhi, addressing reporters during the launch of the Triber car in India, where the company aims to double sales by 2022. "At the moment, there is nothing. The offer has been withdrawn."

The 56-year-old executive, who took the top job in January after the arrest of Carlos Ghosn, declined to discuss a recent rift with partner Nissan over board representation, but said reducing Renault's 43 percent stake in Nissan is "not at all" on the agenda.

The two-decade partnership between the companies has become increasingly fraught since the November arrest of Ghosn, who oversaw both companies and their alliance.

The merger discussions with FCA ended abruptly after the French government, Renault's most powerful shareholder, sought a delay to gain the explicit assent of Nissan. FCA blamed "political conditions in France'' when it withdrew its proposal, and a signal from the French state that it would give up its sway over Renault would be necessary for a resumption of talks, people with knowledge of the situation have said.

For Renault and the state, repairing the relationship with Nissan will take priority over a FCA deal, officials have said. France in particular views securing the Japanese automaker's explicit backing as crucial for the success of an FCA-Renault combination.

Despite the finger-pointing that followed the failed talks, Renault, FCA and France have left the door ajar for a possible deal as they brace for the costly changes sweeping the industry, such as developing electric and autonomous vehicles.

"What will be the future, I don't know," Bollore said in reference to FCA.

Secondo il ceo di Renault Bolloré attualmente non ci sono colloqui con FCA in corso. Secondo le indiscrezioni FCA avrebbe bloccato tutti i programmi di sviluppo da almeno 6 mesi per tutti i marchi con l’eccezione dei suv Jeep per il 2020-2022. Prima devono risolvere il problema delle alleanze.


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MessaggioInviato: gio giu 20, 2019 2:42 pm 
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Maserati continua senza problemi, effettivamente ci sarebbe ben poco da condividere con Renault

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MessaggioInviato: gio giu 20, 2019 3:04 pm 
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Stefano_M ha scritto:
Maserati continua senza problemi, effettivamente ci sarebbe ben poco da condividere con Renault


In Maserati lo sviluppo del D-suv è rallentato, non sarà pronto prima del 2022. Per la Alfieri sono appena all’inizio, il resto non ha ancora un destino chiaro.


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MessaggioInviato: gio giu 20, 2019 3:29 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
Stefano_M ha scritto:
Maserati continua senza problemi, effettivamente ci sarebbe ben poco da condividere con Renault


In Maserati lo sviluppo del D-suv è rallentato, non sarà pronto prima del 2022. Per la Alfieri sono appena all’inizio, il resto non ha ancora un destino chiaro.

Beh permettimi ma ne so più di te:-) :-) cmq nel 2021 in produzione qualcosa ci sarà... Ma si sa tutto può succedere in fca.

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MessaggioInviato: gio giu 20, 2019 5:36 pm 
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La fonte è Evercore ISI, società dove lavora Ellinghorst che organizza gli incontri delle varie case con gli investitori. È stato Manley ha citare ritardi nell’introduzione dei modelli Maserati.
Poi tutto è possibile.
P.s. Manley ha anche ammesso che sono in forte ritardo nella ricerca dell’alleato per il nuovo pick up medio.


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MessaggioInviato: gio giu 20, 2019 6:19 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
La fonte è Evercore ISI, società dove lavora Ellinghorst che organizza gli incontri delle varie case con gli investitori. È stato Manley ha citare ritardi nell’introduzione dei modelli Maserati.
Poi tutto è possibile.
o.

Infatti ci sono ritardi, probabilmente niente nel 2020 in produzione come dicevano mesi fa, ma non sono fermi, ripeto la fonte se permetti.. è attendibile:-) :-) :-) :-)

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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 9:22 am 
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Fca ha confermato il piano da 5 miliardi di investimenti per gli stabilimenti italiani con il raggiungimento della piena occupazione nel 2022 e l'intenzione di andare avanti nello sviluppo della mobilità elettrica.
Continuerà anche lo sviluppo della guida autonoma. Lo hanno riferito il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e la sindaca di Torino, Chiara Appendino, dopo l'incontro con il responsabile delle attività europee di Fca Pietro Gorlier.
"Gorlier ci ha spiegato che Fca avrebbe voluto l'accordo con Renault, ma ha trovato ostacoli in Francia più politici che industriali e oggi non ci sono le condizioni per procedere. La situazione è completamente ferma". Lo ha detto il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che ha incontrato con la sindaca di Torino, Chiara Appendino, in Comune, il responsabile dell'attività europee di Fca Pietro Gorlier. "La trattativa è chiusa.

FCA promette la piena occupazione negli stabilimenti italiani entro il 2022. Peccato che l’avesse promessa entro il 2010, 2014 e 2018.


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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 9:27 am 
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daimlerchrysler ha scritto:
FCA promette la piena occupazione negli stabilimenti italiani entro il 2022. Peccato che l’avesse promessa entro il 2010, 2014 e 2018.
E' la famosa costante Fca, 4 anni :ridi


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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 9:35 am 
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È un problema che Fiat si tira dietro da quasi 20 anni ormai, trovano più conveniente sfruttare al massimo la cassa integrazione e sfornare ogni tanto un prodotto invece che prendere il toro per le corna ergo chiudere 2 stabilimenti italiani. È un peso nelle trattative con gli altri costruttori. Tra l’altro anche gli altri impianti europei sono molto sottoutilizzati. Anni e anni di mancati investimenti nella gamma Europea si fanno sentire, n.b. non c’è nessun segno che cambieranno idea a breve a meno che non ci sia una fusione.


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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 11:22 am 
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Un auto nuova, nemmeno tutta.., ogni 6 anni, ecco la grande eredità canadese...

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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 11:49 am 
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Tenuto conto che l'unico impianto che girava abbastanza bene era Melfi, che ora con i restyling di 500x e Renegade sta producendo molto meno.
La 500 è fuori dal 2007, la panda dal 2012, 500L vende al lumicino, Tipo abbandonata a se stessa.
Alfa con Giulietta fuori dal 2009, Giulia con restyling non pervenuto. L'unica con ancora un pò di linfa è la Stelvio.
Jeep con Renegade a mezzo servizio, Compass in calo.

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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 12:43 pm 
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Leon83 ha scritto:
Tenuto conto che l'unico impianto che girava abbastanza bene era Melfi, che ora con i restyling di 500x e Renegade sta producendo molto meno.
La 500 è fuori dal 2007, la panda dal 2012, 500L vende al lumicino, Tipo abbandonata a se stessa.
Alfa con Giulietta fuori dal 2009, Giulia con restyling non pervenuto. L'unica con ancora un pò di linfa è la Stelvio.
Jeep con Renegade a mezzo servizio, Compass in calo.

Anche stelvio in calo 20/30% cmq su un buon 2018, giulia cala del 50% su un 2018 già poco entusiasmante.
Uniche che vanno bene le panda e pandypslilon grazie alla mancanza definitiva di punto e soprattutto ai prezzi lowcost.
Dal 2020 mi pare che compass verrà prodotta a melfi, per compensare un po' i cali delle sorelle 500x e renegade.

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Sì le Compass per Europa e medio oriente saranno prodotte a Melfi.


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MessaggioInviato: ven giu 21, 2019 7:12 pm 
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https://www.quattroruote.it/news/indust ... onese.html

Secondo Bloomberg il governo giapponese (che non possiede quote in Nissan) si sarebbe messo di traverso all’operazione FCA-Renault per paura di una rottura dell’alleanza RNM.


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