La governance. Le parti hanno trovato la quadra anche sul fronte della governance societaria. L’operazione prevede la creazione di un consiglio di amministrazione composto da 11 membri, per la maggioranza indipendenti. Di questi, cinque saranno nominati dalla Fiat Chrysler (incluso John Elkann in qualità di presidente) e cinque dalla PSA (incluso il senior Independent director e il vice presidente). Carlos Tavares, attuale numero uno del costruttore transalpino, sarà membro del Cda e Chief Executive Officer per un mandato iniziale di cinque anni. L'unione avrà una capogruppo olandese, che sarà quotata a Parigi, Milano e New York e avrà sedi operative centrali in Francia, Italia e negli Stati Uniti.
Soci bloccati per tre anni. Sono previsti anche un sistema di “loyalty voting” per premiare gli azionisti di lungo corso (chi deterrà per tre anni le azioni vedrà raddoppiato il proprio diritto di voto in assemblea) e disposizioni specifiche sulle partecipazioni degli azionisti rilevanti. La Exor della famiglia Agnelli, gli eredi Peugeot, la Bpifrance Participations (gestore della quota di PSA in mano allo Stato francese) e i cinesi di Dongfeng dovranno rispettare un periodo di “standstill” (sospensione dei diritti) di sette anni a partire dal perfezionamento della fusione. Italiani e francesi dovranno anche rispettare un periodo di "lock-up" di tre anni, durante i quali non si potranno cedere né acquistare azioni. C’è, però, l’eccezione rappresentata dalla famiglia Peugeot alla quale sarà concesso di aumentare del 2,5% la propria partecipazione nella società risultante dalla fusione nei primi tre anni successivi al closing, esclusivamente acquisendo azioni da Bpifrance Participations e Dongfeng.
Dividendi e spin-off per la parità. L’operazione si sostanzia in una fusione alla pari: gli azionisti di ciascuna società deterranno il 50% del capitale del nuovo gruppo. Per eliminare le attuali differenze di valutazione (FCA vale in Borsa poco meno di 20 miliardi e PSA oltre 23,5 miliardi) sono previste alcune transazioni propedeutiche al perfezionamento: il gruppo italo-americano distribuirà ai propri azionisti un dividendo speciale di 5,5 miliardi di euro e il 100% detenuto nella società di robotica e automazione industriale Comau; il gruppo PSA procederà, invece, con la distribuzione ai soci del 46% detenuto nel fornitore di componentistica Faurecia. "Ciò consentirebbe agli azionisti del gruppo risultante dalla fusione di condividere equamente le sinergie e i benefici derivanti da una fusione, riconoscendo nel contempo il valore significativo della piattaforma differenziata di FCA in Nord America e la sua forte posizione in America Latina, compresi i suoi margini ai vertici del settore in quelle regioni. Ciò rifletterebbe anche il valore aggiunto che i marchi globali di fascia alta di FCA, Alfa Romeo e Maserati, apporterebbero grazie al loro notevole potenziale di sviluppo”, si sottolinea nella nota.
C’è una clausola lock up, i soci importanti non possono vendere o comprare per 3 anni, con l’eccezione della famiglia Peugeot che può comprare quote solo da Dongfeng o dallo stato francese (che erano dati in uscita fino a qualche mese fa).
Manley se ne andrà con una bella vagonata di milioni di euro, non è un caso che sia con Renault che con PSA non abbia praticamente svolto un ruolo nelle trattative.
Per quanto riguarda il futuro degli impianti basta vedere come Tavares ha agito in Francia e in Germania.
È diventato ceo nel 2014 e ha sempre detto che lui non aveva chiuso nessuna fabbrica, grazie al cavolo, lo avevano fatto i suoi predecessori. Alla Opel in meno di 2 anni se n’è andato il 28% della forza lavoro, Rüsselsheim avrà 2 anni di Kurzarbeit.
Per quanto riguarda il futuro dei marchi bisogna partire dalla situazione attuale, in un gruppo così grande non si possono sprecare risorse. Su alcuni siti ho letto di un possibile rilancio di Lancia. Ma dove?
Già non sarà facile trovare le risorse per rilanciare sia Alfa che Maserati.