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MessaggioInviato: gio gen 02, 2014 5:53 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
Autonews parlava di un pianale a trazione posteriore da condividere con Chrysler. Diventerebbe la base per le prossime challenger, charger, 300C, Alfa Romeo medie e medie-grandi, più future ghibli e Quattroporte.
Ci vorrà del tempo.


Il pianale TP lo stanno progettando e in Italia, fonti certe, ex novo perché quello di maserati troppo grosso e costoso per essere adattato anche all'ipotetica giulia, se tutto va bene entro il 31 gennaio 2016 forse avremo una nuova alfa a 4porte....intanto in questi 3 anni il marchio morirà :? :?

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MessaggioInviato: gio gen 02, 2014 6:06 pm 
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Rimarrà con una gamma amputata, non è che dobbiamo stupirci, Marchionne ha chiuso quasi del tutto il rubinetto degli investimenti dalla primavera del 2008, la scelta strategica e' chiara: in Europa non riusciamo a competere, in Nord e sud America si' quindi la' arriveranno gli investimenti.
I media del settore automobilistico parlano di un' Europa dell'auto a targa tedesca ma (imho) non è' perché le case tedesche siano invincibili, semplicemente hanno potuto investire ininterrottamente prima, durante e dopo la crisi.
Adesso mercedes vende tonnellate di kl. A, B e Cla ma ha investito quasi 2,8 miliardi di euro in 3 anni.


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MessaggioInviato: gio gen 02, 2014 7:15 pm 
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rimane poi il fatto che l'attenzione di minchionne è ora su fare investimenti "GIUSTI" in america. perchè per ora le neonate sotto il suo controllo non stanno andando "benissimo" (eufemismo). tra ritardi e flop non ha molto da vantarsi. ma essendo un mercato enorme, se le cose vanno bene, i risultati arrivano di conseguenza.

il problema è che per ora tutte i lanci di minchionne in USA sono stati un fallimento totale. sicuramente le sue attenzioni ed energia sono volte a risolvere quei problemi, non i "nostri"...

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non posso aspettar l'Ateca... :mrgreen:


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MessaggioInviato: gio gen 02, 2014 8:59 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
Chrysler guadagna molto meno rispetto a Ford, Gm e i giapponesi, in più la casa di Auburn Hills ha posticipato molti modelli.


Guadagna di più Vag o Bmw? :roll:


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MessaggioInviato: ven gen 03, 2014 9:31 am 
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BMW ha guadagnato 8 miliardi di euro di utili operativi, vw 11 però Vw e' molto più grande di BMW quindi meno redditizia. Dati 2012


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MessaggioInviato: ven gen 03, 2014 2:30 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
BMW ha guadagnato 8 miliardi di euro di utili operativi, vw 11 però Vw e' molto più grande di BMW quindi meno redditizia. Dati 2012

E quanto dovrebbe guadagnare un gruppo come Fiat-Chrysler per stare nella media?


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MessaggioInviato: ven gen 03, 2014 3:31 pm 
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Maxetto ha scritto:
daimlerchrysler ha scritto:
BMW ha guadagnato 8 miliardi di euro di utili operativi, vw 11 però Vw e' molto più grande di BMW quindi meno redditizia. Dati 2012

E quanto dovrebbe guadagnare un gruppo come Fiat-Chrysler per stare nella media?



Non ho capito bene la domanda, il guadagno non e' sempre funzione delle dimensioni, Daimler vende meno di 2,5 milioni tra auto e camion, Gm supera i 9,3 ma guadagna più la daimler che Gm.
Per quest anno Fiat-Chrysler dovrebbe raggiungere un utile operativo tra i 3,5 e i 3,8 miliardi di euro ( stima del management).
Il problema abbastanza impellente di Fiat e' l' indebitamento netto industriale che dovrebbe superare i 10 miliardi di euro nel primo trimestre 2014, comunque Fiat ha ancora buone riserve di liquidità per servire questo debito.
E' possibile che in autunno con la quotazione a New York ci sia anche una ricapitalizzazione.


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MessaggioInviato: ven gen 03, 2014 8:23 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
Maxetto ha scritto:
daimlerchrysler ha scritto:
BMW ha guadagnato 8 miliardi di euro di utili operativi, vw 11 però Vw e' molto più grande di BMW quindi meno redditizia. Dati 2012

E quanto dovrebbe guadagnare un gruppo come Fiat-Chrysler per stare nella media?



Non ho capito bene la domanda, il guadagno non e' sempre funzione delle dimensioni, Daimler vende meno di 2,5 milioni tra auto e camion, Gm supera i 9,3 ma guadagna più la daimler che Gm.
Per quest anno Fiat-Chrysler dovrebbe raggiungere un utile operativo tra i 3,5 e i 3,8 miliardi di euro ( stima del management).
Il problema abbastanza impellente di Fiat e' l' indebitamento netto industriale che dovrebbe superare i 10 miliardi di euro nel primo trimestre 2014, comunque Fiat ha ancora buone riserve di liquidità per servire questo debito.
E' possibile che in autunno con la quotazione a New York ci sia anche una ricapitalizzazione.

Quindi non è messa malissimo?


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MessaggioInviato: ven gen 03, 2014 9:15 pm 
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Tutte e 3 le agenzie di rating giudicano il debito Fiat Junk, un livello molto basso, lo stesso di Psa e peggio di tutte le altre case automobilistiche.


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MessaggioInviato: lun gen 06, 2014 11:37 am 
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Fiat-Chrysler likely to list stock in New York, further sidelining Italy
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January 6, 2014 06:01 CET
MILAN/DETROIT (Reuters) -- CEO Sergio Marchionne's merger of carmakers Fiat and Chrysler will probably entail a U.S. share listing that cements North America as the group's new center of gravity and further sidelines Italy.

Two sources close to Fiat said it was likely to move its primary listing to New York as early as 2015 after a merger with Chrysler, heralding a politically delicate shift of focus that reflects the operating facts.

Chrysler already made more than half the group's first-half revenue, turning what would have been a 501 million euro ($690 million) loss for Fiat alone into a 435 million euro profit, while Fiat plants in Italy tick along at just 41 percent capacity, according to 2013 estimates from IHS Automotive.

A listing move would help Marchionne distance himself from troubles in Europe, where thousands of Fiat's Italian workers are on state-backed temporary lay-off schemes, highlight its gains in the United States and convince a larger pool of investors that the merged company can take the fight to rivals General Motors and Ford Motor.

"With a U.S. listing, the whole investment story and the way in which people think about this company may change," said International Strategy and Investment analyst George Galliers.

"Today people think of Fiat as a weak European player with a good exposure to South America and exposure to North America through Chrysler," he added. "Once you have a U.S. listing, people are more likely to think of the entity in the same context as they do Ford and GM."

While the northern Italian city of Turin has been Fiat's seat for the past 115 years, "the brain and muscles are in the United States; the center of gravity has moved to the other side of the ocean," Luciano Gallino, a sociologist who specializes in labor market changes, was quoted by ANSA news agency as saying.

The listing and the likely establishment of a group headquarters outside Italy will alarm some in that country's government and unions who want to protect jobs, but it will delight investors who want cost cuts and closures, observers said.

Fresh from negotiating a landmark buyout deal to take full control of Chrysler, Marchionne can now draw on his earlier experience combining the spun-off Fiat Industrial with CNH to create a U.S.-listed manufacturer of agricultural vehicles.

CNH Industrial has a primary listing in New York, a secondary one in Milan, is registered in the Netherlands, and has its fiscal domicile in Britain. Fiat declined to comment on what will happen to Fiat-Chrysler after the merger.

Unpopular politically

A shift away from Italy would not be popular to a fragile coalition government desperately trying to protect jobs, but analysts said Rome's hands are tied, with few tools at hand to help revive car sales in Europe.

"They will again bark once the news of a listing move to New York is cemented, but ultimately there is little they can do," a Milan-based analyst said. "We are dealing with a difficult market in Europe, especially in Italy, while growth is elsewhere. The government is well aware of that."

Fiat and Rome last year pledged to work together to relaunch Italy's recession-hit car market following the government's insistence that Fiat "stay in Italy," even after a merger with Chrysler.

Since last week's news politicians and most union leaders have hailed the merger as a boost for Italy, careful not to antagonize the country's largest private-sector employer.

They expect the deal to channel investment into Italian factories that will allow Fiat to launch new models into what analysts expect to be a steadying market from 2014.

In an interview published in Il Sole 24 Ore on Sunday, Industry Minister Flavio Zanonato said Marchionne had already assured Rome about Fiat's presence in Italy.

"In a phone conversation on Thursday, [Marchionne] expressed his intention to keep strong roots in Italy," the minister said. "He confirmed he has in mind a strengthening in our country. Fiat already has a plan to increase the effort put into new models produced in Italian factories."

Zanonato said the merger, which would combine the technology, dealer networks and cash of the two companies, could only be positive for Italy.

"How can a country not be satisfied by a deal ... which opens new perspectives in foreign markets? The development of the foreign network is a smart choice," he said.

Zanonato said Rome was considering moves to revive Italy's car market, including incentives for alternative-fuel vehicles and fiscal measures to boost exports, but did not elaborate.

But some unions and politicians asked for more binding commitments that Fiat would indeed put in the money it has promised to revamp underutilized plants.

"Our worry is not that Fiat will stop producing cars in Italy, because they cannot ignore the Italian market," said Federico Bellono, general secretary of the Fiom union's Turin branch. "But we fear that the investments that will be made in Italy will be much lower than one could have expected."

Some are skeptical after Fiat scrapped a 2010 plan to invest up to 20 billion euros ($27 billion) to more than double output in Italy after market conditions deteriorated, worrying the same could happen as Fiat's attention drifts elsewhere.

No plant closings

The carmaker has repeatedly reassured it does not intend to close factories, unlike mass-market competitors Ford, General Motors and PSA/Peugeot-Citroen. It has also confirmed its intention to build Jeeps and a new line of Alfa Romeos in Italy for export to markets in Asia, Latin America and the United States. Detailed investment plans will be outlined at the end of April, it has said.

But analysts said the investments that come through are likely to be in single-digit billion euros, not enough to preserve all jobs. Analysts estimate Fiat would need to triple production of cars in Italy to re-employ all of the thousands of workers still temporarily laid off.

Ultimately, the merger will merely emphasize the diminishing stature of the Italian car industry, which in recent years has shrunk to levels last seen in the 1970s, they said.

"Italy is already a province in the Fiat empire," Fiom's Bellono said.



Passata la sbornia dell'euforia per l'alleanza siglata ripartono gli interrogativi per l'Italia e il ruolo di Fiat nel suo paese di origine.
Diverse fonti riportano che nel 2015 ci sarà la quotazione del nuovo gruppo a New York, segno che le distanze diventeranno sempre più incolmabili.
Molti analisti dubitano delle promesse di non chiudere impianti in Italia, secondo loro gli investimenti saranno centellinati fino a che sarà possibile licenziare più operai possibili.


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MessaggioInviato: lun gen 06, 2014 4:24 pm 
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daimlerchrysler ha scritto:
Molti analisti dubitano delle promesse di non chiudere impianti in Italia, secondo loro gli investimenti saranno centellinati fino a che sarà possibile licenziare più operai possibili.

Scenario del tutto plausibile.


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Di quali analisti si parla? Di quelli che valutarono positivamente i titoli spazzatura?


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daimlerchrysler ha scritto:
Passata la sbornia dell'euforia per l'alleanza siglata ripartono gli interrogativi per l'Italia e il ruolo di Fiat nel suo paese di origine.
Diverse fonti riportano che nel 2015 ci sarà la quotazione del nuovo gruppo a New York, segno che le distanze diventeranno sempre più incolmabili.
Molti analisti dubitano delle promesse di non chiudere impianti in Italia, secondo loro gli investimenti saranno centellinati fino a che sarà possibile licenziare più operai possibili.


Probabilmente da noi resteranno produzioni di nicchia, e data la politica industriale sindacale degli ultimi 30 anni, era del tutto inevitabile


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MessaggioInviato: mar gen 07, 2014 10:03 am 
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cometa rossa ha scritto:
daimlerchrysler ha scritto:
Passata la sbornia dell'euforia per l'alleanza siglata ripartono gli interrogativi per l'Italia e il ruolo di Fiat nel suo paese di origine.
Diverse fonti riportano che nel 2015 ci sarà la quotazione del nuovo gruppo a New York, segno che le distanze diventeranno sempre più incolmabili.
Molti analisti dubitano delle promesse di non chiudere impianti in Italia, secondo loro gli investimenti saranno centellinati fino a che sarà possibile licenziare più operai possibili.


Probabilmente da noi resteranno produzioni di nicchia, e data la politica industriale sindacale degli ultimi 30 anni, era del tutto inevitabile



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Zebrone ha scritto:
cometa rossa ha scritto:
daimlerchrysler ha scritto:
Passata la sbornia dell'euforia per l'alleanza siglata ripartono gli interrogativi per l'Italia e il ruolo di Fiat nel suo paese di origine.
Diverse fonti riportano che nel 2015 ci sarà la quotazione del nuovo gruppo a New York, segno che le distanze diventeranno sempre più incolmabili.
Molti analisti dubitano delle promesse di non chiudere impianti in Italia, secondo loro gli investimenti saranno centellinati fino a che sarà possibile licenziare più operai possibili.


Probabilmente da noi resteranno produzioni di nicchia, e data la politica industriale sindacale degli ultimi 30 anni, era del tutto inevitabile



Quoto.


Ariquoto...


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MessaggioInviato: mar gen 07, 2014 10:06 pm 
Maxetto ha scritto:
Di quali analisti si parla? Di quelli che valutarono positivamente i titoli spazzatura?


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01 ... ta/834807/


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cometa rossa ha scritto:
Probabilmente da noi resteranno produzioni di nicchia, e data la politica industriale sindacale degli ultimi 30 anni, era del tutto inevitabile


Un industriale della siderurgia con cui lavorava mio nonno gli raccontò che una volta i sindacati scioperarono per dei giorni, volendo determinati diritti: lui glieli concesse tutt'e tre (e non era roba da poco, per l'epoca), eppure non accettarono comunque - nonostante tutto quanto detto da LORO sia stato promosso, inaspettatamente.

Se una fetta di questi morisse male, non mi dispiacerebbe neanche più di tanto - forse se la son cercata.

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i sindacati, con tutto il male che volendo se ne può anche dire, non c'entrano direi praticamente nulla con le crisi della fiat dal 1990 ad oggi.


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Zerstorer ha scritto:
i sindacati, con tutto il male che volendo se ne può anche dire, non c'entrano direi praticamente nulla con le crisi della fiat dal 1990 ad oggi.


Quoto. Ma se tu sei un imprenditore vai a produrre dove è tutelata la produzione ( pur restando garantiti i diritti dei lavoratori) o dove un pretore, un tar, una Cassazione, un qualsiasi pirla ti obbliga a riassumere 3 che sabotavano le linee o ad assumere tot persone perchè rappresentano una sigla sindacale? Pensi che i 3 di Melfi in U.s.A. sarebbero stati riassunti o vivrebbero sotto un ponte, dopo aver pagato i danni che il loro sabotaggio alla produzione aveva comportato?


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fritz287 ha scritto:

Se una fetta di questi morisse male, non mi dispiacerebbe neanche più di tanto - forse se la son cercata.


siamo un po' OT:

Quel che ne vedo io da "utente", è che il sindacato (per lo meno a livello di "camusso, landini.." e relative segreterie) sono la solita ghenga di paraculi che pensano ai propri cazzi e se ne fregano completamente dei lavoratori. Tutto volto al mantenimento del "proprio" status quo. Finta sinistra, finto comunismo, finitissime "lotte".. tutto volto soltanto a riottenere il segretariato o meglio ancora un bel posto in dirigenza o in qualche paraculato ente statale.
E anche scendendo a livelli ben più bassi, le segreterie a livello locale (FIOM, tanto per fare un nome) non ti cagano se sei in pochi ("ah no.. noi per 25 persone non organizziamo le elezioni per una RSU").

E sono gli stessi che ammettono e gioiscono dell'esistenza delle agenzie interinali, del body rental mascherato da consulenza.. ecc..

Insomma un altro strato di fancazzisti paraculi, generalmente più inutili che no.

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Guidavo Alfa 147 JTDm e Mazda MX-5 NC 1.8


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cometa rossa ha scritto:
Zerstorer ha scritto:
i sindacati, con tutto il male che volendo se ne può anche dire, non c'entrano direi praticamente nulla con le crisi della fiat dal 1990 ad oggi.


Quoto. Ma se tu sei un imprenditore vai a produrre dove è tutelata la produzione ( pur restando garantiti i diritti dei lavoratori) o dove un pretore, un tar, una Cassazione, un qualsiasi pirla ti obbliga a riassumere 3 che sabotavano le linee o ad assumere tot persone perchè rappresentano una sigla sindacale? Pensi che i 3 di Melfi in U.s.A. sarebbero stati riassunti o vivrebbero sotto un ponte, dopo aver pagato i danni che il loro sabotaggio alla produzione aveva comportato?
Tiro ad indovinare. Se sei un imprenditore di nome Marchionne vai dove lo stato ti paga per aprire le linee e la manodopera costa poco. La strategia operativa dell'azienda è stata questa, non altra. Quanto al caso di Melfi, se non sbaglio la sentenza ha stabilito che l'accusa di sabotaggio era infondata e per questo ha integrato il reintegro degli operai. A Pomigliano la cosa è ancora più grave, discriminare l'assunzione di un lavoratore sulla base di idee politiche o sindacali e non sulla base delle capacità lavorative è roba da millennio scorso. La strategia Fiat di scaricare le sue colpe e mascherare le reali strategie usando un comodo obiettivo tutt'altro che candido nella sua gestione e composizione è una stategia che funziona sempre. Come dare la colpa agli immigrati, eccetera.


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fritz287 ha scritto:
cometa rossa ha scritto:
Probabilmente da noi resteranno produzioni di nicchia, e data la politica industriale sindacale degli ultimi 30 anni, era del tutto inevitabile


Un industriale della siderurgia con cui lavorava mio nonno gli raccontò che una volta i sindacati scioperarono per dei giorni, volendo determinati diritti: lui glieli concesse tutt'e tre (e non era roba da poco, per l'epoca), eppure non accettarono comunque - nonostante tutto quanto detto da LORO sia stato promosso, inaspettatamente.

Se una fetta di questi morisse male, non mi dispiacerebbe neanche più di tanto - forse se la son cercata.


Il problema è che i sindacati, un tempo, hanno fatto delle battaglie sacrosante (orario di lavoro, lavoro minorile, condizioni di lavoro, ecc. ecc.) solo che, una volta acquisiti questi diritti sacrosanti, da che erano catalizzatori dell'innovazione, sono diventati dei conservatori arroccati su posizioni e diritti che sono diventati anacronistici (ricostruzione del mio prof di Diritto del Lavoro).
Strosek ha scritto:
Tiro ad indovinare. Se sei un imprenditore di nome Marchionne vai dove lo stato ti paga per aprire le linee e la manodopera costa poco. La strategia operativa dell'azienda è stata questa, non altra. Quanto al caso di Melfi, se non sbaglio la sentenza ha stabilito che l'accusa di sabotaggio era infondata e per questo ha integrato il reintegro degli operai. A Pomigliano la cosa è ancora più grave, discriminare l'assunzione di un lavoratore sulla base di idee politiche o sindacali e non sulla base delle capacità lavorative è roba da millennio scorso. La strategia Fiat di scaricare le sue colpe e mascherare le reali strategie usando un comodo obiettivo tutt'altro che candido nella sua gestione e composizione è una stategia che funziona sempre. Come dare la colpa agli immigrati, eccetera.


Tiro ad indovinare anch'io: se sei un dipendente, ti iscrivi al sindacato, non fai un cavolo dalla mattina alla sera, fai gran voci e quando ti licenziano (giustamente) hai pronta la scusa che sei discriminato per la tua iscrizione al sindacato.

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Strosek ha scritto:
cometa rossa ha scritto:
Zerstorer ha scritto:
i sindacati, con tutto il male che volendo se ne può anche dire, non c'entrano direi praticamente nulla con le crisi della fiat dal 1990 ad oggi.


Quoto. Ma se tu sei un imprenditore vai a produrre dove è tutelata la produzione ( pur restando garantiti i diritti dei lavoratori) o dove un pretore, un tar, una Cassazione, un qualsiasi pirla ti obbliga a riassumere 3 che sabotavano le linee o ad assumere tot persone perchè rappresentano una sigla sindacale? Pensi che i 3 di Melfi in U.s.A. sarebbero stati riassunti o vivrebbero sotto un ponte, dopo aver pagato i danni che il loro sabotaggio alla produzione aveva comportato?
Tiro ad indovinare. Se sei un imprenditore di nome Marchionne vai dove lo stato ti paga per aprire le linee e la manodopera costa poco. La strategia operativa dell'azienda è stata questa, non altra. Quanto al caso di Melfi, se non sbaglio la sentenza ha stabilito che l'accusa di sabotaggio era infondata e per questo ha integrato il reintegro degli operai. A Pomigliano la cosa è ancora più grave, discriminare l'assunzione di un lavoratore sulla base di idee politiche o sindacali e non sulla base delle capacità lavorative è roba da millennio scorso. La strategia Fiat di scaricare le sue colpe e mascherare le reali strategie usando un comodo obiettivo tutt'altro che candido nella sua gestione e composizione è una stategia che funziona sempre. Come dare la colpa agli immigrati, eccetera.


Ti sembra che in U.s.A. il costo del lavoro sia a livello di est Europa o Sud America?
Su Melfi ci sono state più sentenze discordanti, l'ultima da ragione agli operai. Tieni presente che ci sono state sentenze che hanno reintegrato quelli che rubavano a Malpensa.
Questo non vuol dire che i sindacati siano inutili; sono utili quando fanno l'interesse del lavoratore, sono inutili quando fanno gli interessi degli iscritti a prescindere. In America se licenzi ingiustamente una persona i suoi eredi vivranno ancora di rendita. In Italia se licenzi giustamente una persona sai già che potrà capitare facilmente che ti toccherà reintegrarla.
Ps: su Pomigliano la penso all'esatto opposto tuo, nel senso che il tuo discorso può essere facilmente ribaltato: dover assumere una persona per la tessera sindacale che ha in tasca e non per la capacità lavorativa è roba da unione sovietica


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Cometa, io non ho mai pensato che un rapporto lavorativo debba essere subordinato all'appartenenza sindacale. È stato Marchionne a fare una battaglia in questi termini, a mio avviso per coprire la sua reale volontà di smobilitazione dall'Italia. Ha scelto l'obiettivo più facile ma mi pare abbia portato solo ad un mucchio di carta stampata e null'altro. Un persona si assume, e si licenzia, sulla base di come lavora e non sulla base di quello che pensa, del suo sesso o di quello che mangia. Il fatto che in Italia anche la giustizia non funziona a dovere e succedono casi come quelli da te descritti è vero. Le istituzioni sono fatte non da una persona ma da migliaia se non milioni di persone, sarà il caso di analizzare con più precisione o accuratezza i fenomeni di cui parliamo. La Fiat è morta da decenni e non solo per colpa delle leggi sul lavoro o dei sindacati. Ci sono realtà che usando le stesse leggi e fatte nominalmente dalle stesse persone hanno avuto ed hanno successo. Sarebbe utile chiedersi PERCHÉ invece di accusare a destra e, sopratutto, a sinistra. In Italia NULLA funziona come dovrebbe, sarà il caso di farci, TUTTI, un esame di coscienza perché non è sempre colpa degli altri.


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Quello che non vogliamo capire è una cosa fondamentale: adesso che Fiat Chrysler stanno diventando una realtà sola, nessuno può obbligare Marchionne a restare in Italia. Ci resta se le condizioni del sistema paese lo rendono conveniente. Il sistema paese italiano lo è sempre meno. Colpa solo dei sindacati? No. Colpa anche dei sindacati? Si.

In merito al tuo discorso sul singolo lavoratore ti do ragione, se uno è bravo è bravo, punto. Ma sappiamo tutti che c'è una sigla sindacale che contesta a priori e pretende di insegnare come si gestisca una realtà produttiva. Ti darei ragione su tutto se tutte le sigle sindacali avessero rigettato gli accordi fatti, ma se solo la Fiom si è opposta, mentre tutte el altre organizzazioni erano d'accordo, forse qualcosa di sbagliato nel ragionamento Fiom c'è. A parte questa mia considerazione (per me Fiom e Cgil sono il Male assoluto, ma è idea mia personale, non Verbo), ti do perfettamente ragione che una persona debba essere giudicata per come lavora e non per quello che ama o pensa. Ma se tu sei un imprenditore che deve assumere delle persone, e sai che alcune di queste non hanno accettato le condizioni che hai proposto, le assumi lo stesso? Sapendo la zizzania che ti semineranno in azienda? In Italia sei obbligato a farlo. In U.s.A., per restare in tema del topic, no.
(e, come ripeto, se negli Stati Uniti licenzi qualcuno in malafede paghi finchè campi)


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Strosek ha scritto:
Cometa, io non ho mai pensato che un rapporto lavorativo debba essere subordinato all'appartenenza sindacale. È stato Marchionne a fare una battaglia in questi termini, a mio avviso per coprire la sua reale volontà di smobilitazione dall'Italia. Ha scelto l'obiettivo più facile ma mi pare abbia portato solo ad un mucchio di carta stampata e null'altro. Un persona si assume, e si licenzia, sulla base di come lavora e non sulla base di quello che pensa, del suo sesso o di quello che mangia. Il fatto che in Italia anche la giustizia non funziona a dovere e succedono casi come quelli da te descritti è vero. Le istituzioni sono fatte non da una persona ma da migliaia se non milioni di persone, sarà il caso di analizzare con più precisione o accuratezza i fenomeni di cui parliamo. La Fiat è morta da decenni e non solo per colpa delle leggi sul lavoro o dei sindacati. Ci sono realtà che usando le stesse leggi e fatte nominalmente dalle stesse persone hanno avuto ed hanno successo. Sarebbe utile chiedersi PERCHÉ invece di accusare a destra e, sopratutto, a sinistra. In Italia NULLA funziona come dovrebbe, sarà il caso di farci, TUTTI, un esame di coscienza perché non è sempre colpa degli altri.

No, caro Strosek...
In Italia non funziona così.
In Italia UNA PERSONA SI ASSUME E POI NON LA LICENZI PIU', NEMMENO SE NON TI SERVE, NEMMENO SE RUBA, NEMMENO SE E' UN LAVATIVO, NEMMENO SE DANNEGGIA LA TUA AZIENDA.
In ogni caso troverà sempre un giudice che lo reintegrerà.

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Fiat non è mai stata costretta da nessuno a rimanere in Italia: gli investimenti in Polonia, esempio, sono di decenni fa. Attualmente investe solo dove prende sostanziosi sovvenzioni statali, cosa che malignamente si potrebbe accusare di aver sempre fatto. Senza questi, la 500L non sarebbe fatta in Serbia ma forse in Italia, sindacati o meno. Questo la Fiom l'ha sempre denunciato, così come ha più volte richiesto un piano industriale ed i soldi per realizzarlo, cosa che Marchionne si è sempre ben guardato dal mostrare, anche al governo (ricordi la famosa frase della Fornero "Io non posso non credergli") o agli analisti finanziari (che infatti non gli credono più) perché in realtà non c'è mai stata la volontà di realizzarlo, tantomeno i soldi (che infatti cercano dagli stati).
In questo si inserisce la lotta contro i sindacati: ci vuole un nemico presso cui canalizzare l'attenzione e chi meglio di un sindacato così intransigente, anche a torto? D'altro canto le altre due organizzazioni, meno combattive ma anche molto meno rappresentative, hanno accettato di isolare la Fiom, anche loro avevano tutto l'interesse a liberarsi del compagno scomodo perché grande e perché portato allo scontro totale. Comunione d'interessi, perché la ragione non è nel mucchio (due su tre hanno ragione a prescindere).
In ogni caso, un conto è parlare di un'industria che ha volontà e soldi di investire e che può essere o meno spinto a farlo da situazioni contintenti. I sindacati, certo, hanno le loro colpe, io non l'ho mai messo in dubbio, ma di sicuro non sono i soli. Qui si parla invece di un'azienda che vuole andarsene e lo fa cercando in altri colpe che in parte dovrebbe cercare anche al suo interno.
Ci sarebbero tante cose da sistemare. Io costo più di un mio omologo collega tedesco pur guadagnando meno della metà, perché il mio costo non è solo lo stipendio ma tutto, dall'efficienza delle strade al costo dell'energia elettrica (cosa su cui non riflette nessuno, sbagliando) a quella delle strade, della burocrazia, del sistema creditizio, dalla stabilità normative. Anche, certo, dalla flessibilità sul lavoro, delle persone che non lavorano ma non possono essere toccate perché spesso (non sempre e solo!!) i sindacati non sono dei lavoratori ma dei fannulloni per non parlare delle vertenze sul lavoro (che spesso siano uno scandalo, concordo). Ma anche dell'altrettanta rigidità imprenditoriale per cui spendere e spandere è meglio che investire. Sono cose che nel mondo industriale di oggi fanno la differenza.
Ma, ribadisco, la radicalizzazione, in un senso o in un altro, non risolve un granché. Non è eliminando le garanzie e diritti che si risolvono i problemi, casomai eliminando le inefficienze, i privilegi e gli abusi. Siamo un paese dove un sindacalista Fiat è stato (se ben ricordo) licenziato perché ha usato l'email lavorativa per mandare un comunicato sindacale; come un ferroviere perché ha fatto avere a Report il registro del treno in cui si evidenziavano le manchevolezze nella manutenzione. A Pomigliano non hanno isolato qualche testa calda, hanno escluso TUTTI i lavoratori aderenti ad un certo sindacato. E' una cosa scandalosa. E allora perché non assumere solo uomini non sposati di 20 anni così da pagarli poco, licenziandoli se si ammalano o se si vogliono sposare o se chiedono un aumento salariale? Oggi un lavoratore non ha un valore aggiunto ma è solo un elemento di un gregge, basta che costi poco, lavori tanto e che non fiati? Stiamo tornando all'ottocento? Cosa vuoi da un operai: un mero esecutore passivo dei tuoi ordini o una figura professionale? E la famosa qualità totale, i kaizen, 5S e via siglando e discorrendo sono solo parole da scrivere sui power point per essere smart o una filosofia progettuale che punta alla responsabilizzazione di tutti, ad ogni livello?
Io, come lavoratore, voglio essere tutelato nelle mie idee ma non ho paura ad essere valutato per il mio lavoro. Ecco, ad esempio, questo è un ragionamento che da una parte i sindacati non vogliono accettare e dall'altra i datori di lavoro vorrebbero usare come arma di condizionamento (o fai quello che ti dico o ti sbatto fuori). Ci sarà un punto di equilibrio e forse di giustizia nel mezzo?
Questo va però oltre Fiat perché manca la volontà di investire davvero. Quelli se ne vanno e noi, anziché prenderli a calci e cercare alternative, come i quattro capponi di Renzi ne I Promessi Sposi, stiamo a beccarci.


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SanBangle ha scritto:
Io sono già stato licenziato tre volte...

O sei una pippa immonda e rompicoglioni (ahahah è un detto che usiamo qui fra colleghi... scherzo. :allegria ) oppure ti hanno beccato a trombarti la segretaria sulla scrivania del direttore...
Oppure lavori in una azienda piccolissima.
Oppure (probabile) non eri assunto a tempo indeterminato
Altrimenti, in Italia, non c'è verso di licenziare nessuno.
Strosek ha scritto:
Fiat non è mai stata costretta da nessuno a rimanere in Italia:
...........
...........
Quelli se ne vanno e noi, anziché prenderli a calci e cercare alternative, come i quattro capponi di Renzi ne I Promessi Sposi, stiamo a beccarci.

Bravo Strosek.
Equilibrio ci vuole

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Fiat-Chrysler plans primary New York listing, report says
Company may be domiciled in U.K. with headquarters located elsewhere
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Fiat
Sergio Marchionne
January 22, 2014 20:34 CET
NEW YORK (Bloomberg) -- Fiat CEO Sergio Marchionne plans to propose to the carmaker's board that the New York Stock Exchange be the primary market for shares of the company created from a merger with Chrysler Group, people familiar with the matter said.

At a board meeting next week, Marchionne is due to recommend making Milan as the secondary listing, said the people who asked not to be identified because the discussions are private.

The CEO of both Fiat and Chrysler also aims to have a fiscal domicile in the U.K. for tax purposes, while the headquarters could be located elsewhere, they said.

Fiat, which gained full control of Chrysler earlier this week after buying the remaining 41.5 percent holding, intends to decide on details of a merger on Jan. 29.

Marchionne has run Chrysler since it emerged from a U.S. government-backed bankruptcy restructuring in 2009.

Fiat declined to comment on integration plans ahead of the meeting.

A primary listing in New York would be a milestone in Marchionne's decade-long drive to transform Turin, Italy-based Fiat from an embattled regional player into a carmaker with worldwide ambitions.

Marchionne, 61, wants to create a manufacturer with the scale to better challenge the likes of General Motors and Volkswagen AG.

Fiat's board will lay out terms of merging the two carmakers at the Jan. 29 meeting, including the corporate organization and the location of its headquarters and main stock listing, Chairman John Elkann said at a North American International Auto Show press briefing on Jan. 13.

The combined company's name will include Fiat and Chrysler. A three-year business plan will be presented in May.

CNH copy

The United States has a "large claim" to be the site of the headquarters, Marchionne said at last week's briefing in Detroit, where he also said he favors New York as the primary listing for the group, which would also be traded on a second stock exchange.

A U.K. tax base would mirror a structure that the executive created for CNH Industrial, Fiat's truck and tractor affiliate.

Marchionne has said that Amsterdam-based CNH could be a model for a Fiat-Chrysler combination.

Fiat completed the purchase of the 41.5 percent stake held by a UAW retiree health-care trust on Jan. 21, giving control of all of the No. 3 U.S. carmaker's shares.

The combination creates the world's seventh-largest auto manufacturer, according to Marchionne.



Secondo bloomberg Fiat-Chrysler ricalcherà l'organizzazione di Fiat-industrial-Cnh, verrà quotata a New York , il domicilio fiscale sarà in Inghilterra, il quartiere generale a Detroit.


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