mjazz ha scritto:
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Sto finendo di leggerla pure io, è molto interessante. Ebhardt ne parla molto positivamente, le critiche sul suo operato, per esempio sugli investimenti su nuovi modelli, sono ridottissime, dalla presentazione credo che la biografia di Cobianchi picchierà più duro.
Alla comunità finanziaria non interessa se i lanci i modelli e se sono buoni, interessa solo se riesci a remunerare gli azionisti.
Quando Marchionne diventò ceo del gruppo Fiat il valore borsistico era di 4 miliardi, alla sua morte nel 2018 le varie aziende che una volta facevano parte del gruppo valevano 60 miliardi di euro.
Nel 2009 pochissimi scommettevano sulla resurrezione di Chrysler, Marchionne la salvò con i soldi di Obama e salvò indirettamente anche Fiat auto permettendo lo scorporo prima di CNH/Iveco e poi di Ferrari rendendo gli Agnelli molto più ricchi di prima.
Giusto per fare un termine di paragone Daimler assunse il controllo di Chrysler nel 1998 quando gli americani realizzavano un EBIT pari a 4 miliardi di dollari. Quando i tedeschi fuggirono da Detroit si era passati ad un passivo di 4 miliardi. Giusto per parlare di creazione di valore.
Poi si può discutere sui tagli, fabbriche chiuse, incentivi presi in Serbia, lotte con FIOM, pianali con vita di 20 anni, etc.. etc.. etc.. ma di fronte a certi numeri gli azionisti sono più che grati a Marchionne.
Giusto per fare un metro di paragone in Vw è legge che i diritti degli operai siano al pari degli interessi degli azionisti, in tal modo si crea meno valore.