Ieri sera ho avuto il piacere di far guidare la Dea a Fritz: se n'è perdutamente innamorato al punto tale che gli sono cresciuti i capelli e sono diventati rossi.
Scherzi a parte, ieri sera siamo stati in giro con la DS per oltre due ore di strade cittadine; e tolto il fatto che ci siamo entrambi lavati i vestiti con abbondante benzina verde e che puzzavamo di carburante da fare schifo, la vecchia Citroën non ha perso mezzo colpo. Veleggiava sommessamente sulle asperità delle strade del centro storico di Milano, non sentiva neanche buche e dossi, i binari del tram erano un’entità astratta;
A margine, il lavoro fatto da me ieri mattina sulla regolazione della frizione s’è riconfermato superbo; la guidabilità s’è trasformata, il cambio è molto più preciso e gli innesti sono fluidi e morbidi.
Magari potrà sembrare strano detto scendendo da una vettura così comoda per costituzione; ma se in città è molto più comoda di quanto la letteratura non lasci trasparire, in autostrada invece è un discreto inferno. Il rumore del motore, sebbene non giri "alto" grazie al quinto rapporto, è presentissimo nell'abitacolo; e ovunque ci si guardi intorno ci sono spifferini e spifferotti di vento.
Il restauratore, inoltre, mi ha confermato che questa era una particolarità della DS anche quando era nuova; d'altronde, non è mai stata costruita per essere una autostradista veloce (è andata avanti per oltre 10 anni con un motore 1.9 monocarburatore che erogava dai 66 agli 83 cavalli...).
Sono comunque d’accordo con Giorgio: è una podista nella classifica delle automobili più belle/emozionanti che abbia non solo mai visto, ma anche guidato. È un’auto che tutti gli appassionati dovrebbero guidare (e, magari, possedere), prima di morire; quantomeno per ricordare quanto l’ingegneria lavorasse per tenerci comodi quando ancora non c’erano i computer.
Il Basso di Genova ha scritto:
Che spettacolo! Complimenti per il lavoro!
In generale era un'auto affidabile?
Come dice il restauratore, "Dove c'è DS c'è olio per terra", vuoi perché patologicamente o fisiologicamente, qualcosa trafila sempre; è una macchina che paga lo scotto di aver portato all'estremo l'applicazione di una sega mentale di Citroën e di Lefevere.
È, inoltre, una macchina che soffre tantissimo l'elevata temperatura nel cofano motore: nel 23, in particolare, non c'è spazio neppure per far passare uno spillo. Infilare le chiavi inglesi per regolare il disinnesto è stato qualcosa da suicidio (vi farò le foto)!
In aggiunta a questo, è una vettura complicata, che ha bisogno di una regolare manutenzione: ad esempio, le sfere del sistema Idropneumatico erano in origine pensate e progettate per fare circa 60.000 Km prima che la gomma interna si ingottisse e andassero cambiate, ma in pochi eseguivano questa operazione, col risultato che le vetture rimanevano inchiodate da qualche parte.
Si tenga, inoltre, presente che tutta la componentistica che viene fornita oggi per restaurare le Citroën DS (in Italia il punto di riferimento è "Tecnosir") non è nuova, ma rigenerata; con il risultato che la durata è molto MOLTO inferiore (dopo 5-6 mila chilometri già è il caso di pensare a farle rigenerare).
Altro grande problema era rappresentato dal liquido idraulico; sostituito a metà carriera dall'LHM (Liquido Idraulico Minerale) in luogo dell'LHS (Liquido Idraulico Sintetico) dal momento che il sintetico, ad alte temperature, sviluppava caratteristiche altamente corrosive, rendendo tutta la linea idraulica un vero e proprio colabrodo.
Strosek ha scritto:
Auto oltremodo complicata e delicata.
Complicata, sì; sul delicata, non sarei così d’accordo. Ha bisogno sicuramente di una buona manutenzione; e, come sempre, più cose ci sono e più cose si possono rompere. La differenza sta nel fatto che qui ci sono elementi base per un’auto (freni, sospensioni); quindi una failure dell’idraulica provoca immediatamente una panne totale. Non è come se su una moderna automobile si friggesse il navigatore.
Temprone ha scritto:
soprattutto trovare un meccanico competente.
Cito testualmente: in Citroën non sanno (quasi) dove metterci le mani e si affidano ad esterni (anche perché vorrei vedercelo un neo-meccanico di 25 anni che viene mandato a fare i corsi su come riparare un ferro da stiro di 60 anni fa).