Strosek ha scritto:
Quello che hai detto tu è certamente vero, ma uno dei grossissimi scogli che limitava, sino alla fine degli anni '70, il regime di rotazione era, che io sappia, il sistema di accensione.
All'aumentare dei regimi di rotazione, cala l'intervallo di tempo tra gli inneschi della candela. Con gli impianti tradizionali, qeusto portava ad un calo dell'intensità della scintilla stessa, quindi ad un indebolimento dell'energia di innesco con le ovvie, catastrofiche, conseguenze sul rendimento della combustione.
Ricordo un'intervista in cui Forghieri parlava del V12 "piatto" delle Ferrari 312. Lui disse che il massimo regime teorico del motore sarebbe stato molto più alto degli 11.500-12.000 ma il problema era la parte elettrica. Andare oltre non consentiva incrementi di potenza, al massimo un leggero incremento di accelerazione (perché la marcia successiva sarebbe stata innestata ad un regime superiore, quindi con maggior potenza) ma si perdeva in affidabilità.
Ovviamente ai livelli attuali, conta tutto: carburante, materiali, eccetera. Andare oltre certi valori di alesaggio è improponibile perché si ha un fronte di fiamma troppo vasto (vedi i problemi del V12 Ferrari con alesaggio di circa 96mm), quindi incrementare i regimi di rotazione vorrà dire superare la barriera dei 27 m\s di velocità lineare del pistone, cosa tutt'altro che semplice.
Bene, bene. Ma a quel che mi risulta, l'accensione elettronica a transistor (lasciamo perdere le variazioni di anticipo a controllo elettronico) che ti consente di mantenere stabile la corrente alle candele col tempo, contrariamente al precedente meccanismo a condensatore e spinterogeno a puntine, era disponibile, almeno dall'inizio inizio degli anni '70. Questa cosa non mi torna, e anche a me effettivamente mi sembra di ricordare vagamente quell'intervista di Forghieri.