Non elettrica, elettrificata. Otto motori, tutti turbo e tutti efficienti, cinque dei quali ibridi tra mild e plug-in. Il diesel rimane, con il 2.0 (l’1.6 è andato in pensione) in due varianti di potenza, da 115 e 150 CV (quest’ultima anche 4Motion), ed è tutt’altro che un residuato di un’altra epoca. La Volkswagen li ha dotati di doppio iniettore di urea e ha raddoppiato anche il catalizzatore Scr, per renderli a prova di “crociate”. Sono abbinabili entrambi al cambio manuale a sei marce (tutto nuovo) oppure al doppia frizione Dsg. I benzina partono dal tre cilindri 1.0 TSI da 90 cavalli accoppiato a un cambio manuale a sei marce. Seguono il tre cilindri 1.0 TSI da 110 e due 1.5 quattro cilindri (con tecnologia di disattivazione ai bassi carichi) da 130 e 150 cavalli, con il medesimo manuale. Questi ultimi tre, però, sono disponibili anche in versione mild hybrid da 48 volt, con la denominazione eTSI, in associazione al cambio doppia frizione Dsg a sette rapporti.
Volkswagen Golf (2019)
115
Anche ricaricabile. Non finisce qui. A questi propulsori si aggiungeranno nel corso del 2020 due motori quattro cilindri 1.4 TSI eHybrid, vale a dire ibridi plug-in alimentati da batterie al litio da 13 kWh, con la possibilità di percorrere qualche decina di chilometri (il valore esatto non è stato comunicato) a zero emissioni: un’autonomia che sarà maggiore per la versione da 204 cavalli, improntata a massimizzare la percorrenza in elettrico, e presumibilmente inferiore per quella da 245 cavalli, battezzata GTE e più votata alle prestazioni. Entrambe sono disponibili solo con trasmissione Dsg a sei marce. Nel corso dell’anno venturo, alla gamma si aggiungeranno pure le sportive GTI e GTD, la variante a metano TGI e i modelli con trazione integrale 4Motion, inclusa la Golf R.
Nativa digitale. La definizione è della stessa Volkswagen, che la impiega per affermare che la Golf VIII è sin dall’inizio espressione di un mondo digitalizzato, connessa come mai prima. L’hardware attraverso cui si realizza questa promessa è costituito dalla nuova interfaccia grafica che, nella sua declinazione al top, prende il nome di Innovision cockpit: il quadro strumenti digitale, da 10,25” di serie, e lo schermo centrale della misura opzionale di 10” (quello di serie è da 8,25), collocati alla stessa altezza, compongono una sorta di plancia di comando quasi senza soluzione di continuità. Il software, terza generazione del sistema modulare d’infotainment Mib, ora battezzato Mib3, prevede diverse formule tra cui scegliere, con quella di punta che, tra l’altro, include cartografia high-end e comandi vocali naturali (su cui torniamo tra un attimo). Infine, nuovo l’head-up display, che proietta diverse informazioni sul parabrezza.
Ciao Volkswagen. Ora anche i comandi delle luci e del riscaldamento cristalli sono digitali, raccolti in un’isola a sinistra del volante. Digitalizzati pure i comandi del tettuccio panoramico, ove presente, e del climatizzatore: entrambi funzionano come cursori a sfioramento, per cui basta far scorrere il dito in una direzione o nell’altra per aprire e chiudere il tettuccio o per variare la temperatura. Inoltre, debutta sulla Golf il nuovo comando vocale naturale “Ciao Volkswagen”. Rivolgendosi così alla propria auto, il sistema risponde con “Sì, prego” oppure con “Cosa desidera fare?” e, secondo quanto promette il costruttore, risponderà a comandi intuitivi e discorsivi, come “All’aeroporto” per impostare il navigatore piuttosto che “Ho freddo” per alzare la temperatura nell’abitacolo.
Assistenti di guida. Lane assist e Front assist (completo di frenata di emergenza City, riconoscimento di ciclisti e pedoni e assistente alla svolta), tutti di serie. Ma è soltanto l’inizio. A richiesta, un quadro progressivo di assistenza crescente, dal Traffic Jam assist, che gestisce decelerazioni e mantenimento della traiettoria nelle situazioni di coda, al Travel assist che consente di viaggiare fino a 210 km orari con guida semi-assistita (Livello 2 della scala Sae); dall’assistente all’uscita dall’abitacolo, che segnala i mezzi sopravvenienti, al cruise control predittivo, che incrocia i dati del Gps, quelli della cartografia e quelli delle telecamere di bordo per adeguare automaticamente la velocità all’approssimarsi di rotatorie, curve, incroci nonché alla lettura della segnaletica stradale.
Super-informata. La predisposizione per lo standard Car2X, cioè lo scambio di informazioni con gli altri veicoli che ne siano a loro volta muniti e con le infrastrutture sul territorio, nel raggio di 800 metri, permetterà alla Golf di segnalare al conducente (e ad altri automobilisti che seguono) incidenti, code, cantieri, persino informazioni precise sulla distanza d’avvicinamento e sulla direzione di provenienza di veicoli di soccorso (ambulanze, mezzi dei vigili del fuoco, polizia) che siano a loro volta dotati di Car2X. Il tutto tramite Wlan, quindi senza costi di rete mobile. I dati ricevuti dal Car2X dialogano anche con i dispositivi di assistenza alla guida, adeguando quindi la risposta di sistemi come il Traffic jam assist.
Testa tra le nuvole. Per la prima volta, poi, le tecnologie a bordo della Golf potranno non soltanto essere aggiornate, ma anche essere oggetto di upgrading: sarà possibile, cioè, decidere di attivare (a pagamento ovviamente) funzioni come il cruise control adattivo o il riconoscimento della segnaletica stradale o ancora il controllo dinamico degli abbaglianti in un secondo tempo rispetto al momento dell’acquisto della vettura. Lunga la lista dei servizi on-line disponibili, mentre la App-connect wireless consente ora di accedere dal sistema infotainment alle app dello smartphone (per ora solo con iPhone tramite Apple CarPlay) senza bisogno di collegare il cavetto. Infine, sulla Golf 8, per la prima volta, le proprie preferenze personali (posizione di guida, impostazione del clima e così via) si possono memorizzare anche nel cloud e richiamare quando cambia il guidatore o quando si sostituisce l’auto
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