Un pezzo di storia. Un pezzo grande, pesante, di storia. Aldilà di tutti gli aneddoti delle corse, mi hanno colpito due aspetti della sua personalità. Tutti lo chiamano Furia, in onore delle sue sfuriate, eppure, a vederlo, pare una persona tranquillissima e pacata. È stato lui stesso a spoegare questa apparentemente contraddizione: arrivato a capo della GS Ferrari a 26 anni, si è trovato catapultato in un mondo difficile e complesso per non dire duro e ostile. Aveva solo un modo per poter ricoprire quel ruolo: progettare ottime auto, certo, ma non bastava. Doveva anche farsi rispettare. E questo, a mani estremi, si ottiene anche con una certa dose di rabbia e qualche urla. Eppure dentro di sé era una persona evidentemente diversa: è stato, passatemi il termine, anche un grande attore e questo non fa che elevarne ancora di più la statura. Sono senz'altro interessanti le sue descrizioni su Enzo Ferrari, a mio avviso. Ne svelano un lato umano, diverso da quello pubblico. Mi portano a pensare che Ferrari, prima ancora che un tecnico o un direttore d'azienda, era un profondo conoscitore delle persone, dal lato non solo tecnico ma anche e soprattutto umano, capace di creare un gruppo e di fargli tirare fuori il meglio.
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