Marchionne: "In Italia investiti 23 miliardi"
Sulla Consulta: "Di soli diritti si può morire"
Il manager annuncia 700 milioni di interventi nello stabilimento di Atessa dove si produce il Ducato. "Assurdo dire che viviamo alle spalle dello Stato". Alla Fiom: "Disponibili a incontro, ma gli accordi restano". Sull'articolo 19, il governo faccia proposte o blocchiamo tutto. Angeletti: "Ci ha detto che senza regole certe non farà gli investimenti su Mirafiori e Cassino"
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TAG fiat, Sevel, Ducato, Fiat Industrial, Cnh, Piazza Affari, fiom, Sergio Marchionne, maurizio landini MILANO - Ammontano a "oltre 700 milioni di euro gli investimenti per estendere e consolidare la supremazia Sevel" che produce il Ducato. Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat (segui in diretta), Sergio Marchionne, in visita allo stabilimento di Atessa - nella provincia di Chieti, in Abruzzo.
Il manager italo-canadese ha approfittato della platea della Val di Sangro, che lo ha applaudito, per precisare la sua versione sui temi caldi del momento che riguardano la casa torinese, non senza levarsi qualche sassolino dalla scarpa. A cominciare dal rapporto del Lingotto con l'Italia: "Tra 2004 e 2012 abbiamo investito in Italia 23,5 miliardi, e ricevuto agevolazioni per 742 milioni. E' assurdo dire che viviamo alle spalle dello Stato", ha affermato, dicendo poi: "Continuiamo a credere e a investire in Italia". In serata, amrgine dell'assemblea per la fusione tra Fiat Industrial e Cnh è poi tornato sull'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori: "E' importante che questo governo proponga qualche soluzione, ci dica quali sono le nuove norme che vanno a rimpiazzare l'articolo 19". Marchionne ritiene che si tratti di una mossa" la lettera inviata dalla Fiom ai vertici dell'azienda per chiedere un incontro. "Di sicuro li incontreremo - ha commentato oggi a Torino - ma non so dire se si tratti di un'apertura. Credo semmai sia una mossa, ma confermo che li incontreremo. Detto questo - ha aggiunto - gli accordi firmati non sono negoziabili. Non ho capito quale sia l'obiettivo"
Marchionne aveva tenuto a precisare: "Non lasciamo gli stabilimenti europei in balia di un mercato in declino. Investiamo in Italia per preservare l'ossatura manifatturiera del Paese" e gli interventi a "Mirafiori arriveranno quando saremo pronti". L'investimento sarà congelato in attesa di un chiarimento sulle relazioni sindacali dopo la sentenza della consulta sull'art. 19 dello statuto dei lavoratori. Toccherà al governo risolvere la questione. . "Stiamo aspettando le motivazioni della sentenza che spero arrivino al più presto".
Ma anche in questo caso non è mancata la stoccata: "Non vogliamo mettere in discussione gli investimenti già annunciati, ma non possiamo accettare il boicottaggio dei nostri impegni, avallati anche da autorevoli istituzioni", ha detto Marchionne con un implicito riferimento alla Corte Costituzionale ed alla recente sentenza sulla rappresentanza sindacale: "Senza regole certe, questo della Sevel sarà l'ultimo investimento". E ancora, con un riferimento diretto: "Stiamo incontrando molte più difficoltà di quelle che non avremmo immaginato, che mettono a serio rischio ogni passo successivo. La sentenza della Consulta aggiunge incertezza".
La frase sugli investimenti sarebbe stata spiegata dall'ad durante un incontro riservato a tre con i segretari generali di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti: "Marchionne - ha detto più tardi Luigi Angeletti - ci ha comunicato che, in assenza di norme certe, la Fiat fermerà investimenti a Mirafiori e a Cassino".
Quanto all'Alfa Romeo, "Il rilancio del marchio ci sarà sicuramento. Il problema è se lo faremo qui o altrove. Fiat-Chrysler ha la possibilità di fare tante cose, ma non per forza qui. Se non vogliomo che si faccia qui o non ci danno le certesse necessarie, ce lo dicano".
La giornata alla Sevel è stata preceduta da numerose polemiche, anche per la mancata visita in Val di Sangro della presidente della Camera, Laura Boldrini. Sul piano sindacale, ieri segretario generale Maurizio Landini ha scritto a Marchionne dicendo che la Fiom è disposta a deporre le armi per tornare a ragionare dei "problemi del gruppo". Apertura accolta da Marchionne: "Siamo più che disponibili ad incontrare la Fiom, ma partendo dal dato acquisito che non possono essere messi in discussione gli accordi presi dalla maggioranza. Li incontreremo - ha aggiunto - con la speranza che anche loro riconoscano che in gioco c'è la possibilità di far rinascere il sistema industriale. Il Paese ha bisogno di ritrovare la pace sindacale se vogliamo far ripartire lo sviluppo".
Le parole del manager in proposito sembrano ancora un commento alla sentenza della Consulta ed ai ricorsi della Fiom: "Dobbiamo tornare ad un sano senso del dovere, consapevoli che per avere bisogna anche dare. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo".
Nel frattempo il gruppo si muove anche sul mercato dei capitali e sul fronte industriale. L'assemblea straordinaria di Fiat Industrial ha dato il via libera definitivo alla fusione con Cnh, mentre Fiat ha lanciato un bond in euro a sei anni, con una cedola fissa annuale. Secondo quanto riportato dall'agenzia Radiocor, la raccolta ordini è andata oltre le aspettative dei collocatori e la domanda è ammontata a circa 2,5 miliardi di euro.
Da la repubblica.
Oggi Fiat insieme a Psa ha annunciato che investirà 700 milioni di euro nell' impianto Sevel e questa e' una buona notizia.
Piuttosto tedioso invece è' il solito botta e risposta Marchionne vs FIOM, con il ceo di Fiat che per l ' ennesima volta ribadisce che senza garanzie non investirà più in Italia ( l' ha già detto nel 2008, con Pomigliano, con Mirafiori, adesso scriva lui le regole e le imponga al governo se ci riesce dato che con i tribunali non gli è' andata molto bene).
Intanto l' Italia e l' Europa in generale sono sempre meno centrali nel futuro gruppo Fiat-Chrysler, quesi battibecchi servono solo a coprire il fatto che una grande azienda se ne sta andando dall' Italia e che la politica non ha fatto nulla per convincerla a restare e farle mantenere i suoi obblighi verso il paese.
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