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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 8:48 am 
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Iscritto il: sab set 16, 2006 2:41 pm
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sempre che tutto sto lusso sia richiesto... perchè di modello lussuoso e completamente inutile mirafiori ne ha già avuto uno. la thesis.

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non posso aspettar l'Ateca... :mrgreen:


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 8:52 am 
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KriegsmarineIII ha scritto:
Temprone fiattaro :ridi


sarà la vecchiaia?? :allegria

Semplicemente... cambiando macchina ogni due settimane e avendo perso il conto di quante ne ho guidate quest'anno.. sono sempre più convinto che Fiat avrebbe bisogno del mkt di audi.;)


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:13 am 
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Iscritto il: mar ott 04, 2011 3:58 pm
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billy079 ha scritto:
sempre che tutto sto lusso sia richiesto... perchè di modello lussuoso e completamente inutile mirafiori ne ha già avuto uno. la thesis.


inutile? non lo era affatto. non fosse stata una lancia...

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:24 am 
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Iscritto il: dom mar 12, 2006 2:41 pm
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KriegsmarineIII ha scritto:
billy079 ha scritto:
sempre che tutto sto lusso sia richiesto... perchè di modello lussuoso e completamente inutile mirafiori ne ha già avuto uno. la thesis.


inutile? non lo era affatto. non fosse stata una lancia...


non fosse stata una macchina del cazzo... il problema della thesis è che era un rutto al buio.
Poi se piace a 15 persone qui dentro non fa testo...:ridi il problema della thesis era la linea (E dopo i motori ecc ecc ecc).


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:25 am 
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in termini occupazionali inutilissimo.... anche li mega investimenti per il prodotto e l'attrazzaggio, poi avranno fatto 10 giorni lavorativi completi in tutto. il resto CIG.

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:26 am 
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Iscritto il: mer lug 27, 2011 1:52 am
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come ho raccontato altre volte, i 2-3 NCC che ho conosciuto erano tutti concordi nel dire che chi nel loro giro l'aveva, era in officina una volta alla settimana (cosa che si verificava pure con le mercedes del periodo, ma in maniera molto meno patologica). Fine OT.


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:35 am 
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io ne davo un taglio occupazionale/saturazione impianti, visto il topic. è più inutile della thesis ricordo poco nella storia recente mondiale.

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:46 am 
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Iscritto il: mar giu 06, 2006 4:00 pm
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....e prima che qualcuno lo dica....se ne hanno vendute mille mila PIU' della Thesis ( cosa possibilissima) non mi si venga a dire che è per merito del "design"!!! :ridi

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Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos' hanno prodotto? Gli orologi a cucù.( O.Welles)


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:48 am 
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tanto meno dell'affidabilità.

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:49 am 
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ecco dan, mi hai ricordato una degna rivale della thesis.
la avantime. che è riuscita persino a far fallire la matra! :natale

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:52 am 
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Dannatio ha scritto:
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....e prima che qualcuno lo dica....se ne hanno vendute mille mila PIU' della Thesis ( cosa possibilissima) non mi si venga a dire che è per merito del "design"!!! :ridi


ma infatti è stato un buco nero pure questo, mi pare :ridi


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:57 am 
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billy079 ha scritto:
ecco dan, mi hai ricordato una degna rivale della thesis.
la avantime. che è riuscita persino a far fallire la matra! :natale


Si ma quella è la "Vel Satis"..... So che hai cercato inconsciamente di rimuoverla....cosi te la ripropongo dal davanti....voilà!



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Questa sotto, invece, è/era l'Avantime.....tentativo di unire un monovolume ed un coupè.....e qualcos'altro.....

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Tutti prodotti dalla geniale mente di questo personaggio qui: P.LeQuement......

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Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent'anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos' hanno prodotto? Gli orologi a cucù.( O.Welles)


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 9:59 am 
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l'avantime era fighissima!!


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 10:00 am 
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ma ammazzati slup :ridi

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 10:07 am 
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si dan ma sono coeve. e se dobbiamo parlare di flop tra velsatis e avantime, vince la seconda con il botto....

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 10:19 am 
Dannatio ha scritto:
billy079 ha scritto:
ecco dan, mi hai ricordato una degna rivale della thesis.
la avantime. che è riuscita persino a far fallire la matra! :natale


Si ma quella è la "Vel Satis"..... So che hai cercato inconsciamente di rimuoverla....cosi te la ripropongo dal davanti....voilà!



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Questa sotto, invece, è/era l'Avantime.....tentativo di unire un monovolume ed un coupè.....e qualcos'altro.....

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Tutti prodotti dalla geniale mente di questo personaggio qui: P.LeQuement......

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Stiamo misurandocelo per vedere chi ce l'ha meno lungo... editato


Ultima modifica di modus72 il ven set 06, 2013 10:23 am, modificato 1 volta in totale.

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Località: Bologna
MA no....è che nella sindrome tafazziana il mal comune.....mezzo gaudio, come fosse Antani......

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Località: Ovunque ci sia una birra ghiacciata
Tanti e tanti e tanti anni fa un insider mi mandò una mail con le rogne della Thesis... purtroppo l'ho cancellata, ma c'era da ridere ( per non piangere). A memoria il problema principale era il freno a mano, secondari qualche problema di dialogo in modalità random tra le varie centraline. Ma il motivo del flop non fu quello. Fu che aveva motori sorpassati e costava come un'A6 tdi quattro ( prendere i listini dell'epoca e confrontare, per credere).

Detto questo, quoto Simo: l'Avantime era una figata


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Iscritto il: mar gen 23, 2007 3:06 pm
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Località: Ginevra
Dannatio ha scritto:
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E mi accodo anche io con i sostenitori della Avantime. Rigorosamente 3.0 V6 :musica :allegria

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Fiat Panda Hobby - 39 cavalli, sì, ma non per tonnellata :alastio:


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Iscritto il: ven giu 15, 2012 3:25 pm
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Temprone ha scritto:
KriegsmarineIII ha scritto:
billy079 ha scritto:
sempre che tutto sto lusso sia richiesto... perchè di modello lussuoso e completamente inutile mirafiori ne ha già avuto uno. la thesis.


inutile? non lo era affatto. non fosse stata una lancia...


non fosse stata una macchina del cazzo... il problema della thesis è che era un rutto al buio.
Poi se piace a 15 persone qui dentro non fa testo...:ridi il problema della thesis era la linea (E dopo i motori ecc ecc ecc).

Com'è un rutto al buio? :mrgreen:


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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 2:00 pm 
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Iscritto il: sab set 16, 2006 2:41 pm
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Località: London
chiudi gli occhi e ascolta i tuoi pensieri...

scusa ma me l'hai servita.... :angelo

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MessaggioInviato: ven set 06, 2013 7:59 pm 
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Iscritto il: ven apr 28, 2006 6:03 pm
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Mirafiori? «È immovibile». Disse proprio così, Sergio Marchionne: «Immovibile». A dispetto dell'italiano zoppicante, il senso della frase sembrava chiaro. «Non si chiude», prometteva il capo della Fiat nel maggio del 2009. Quattro anni dopo quell'impegnativa dichiarazione, lo storico stabilimento torinese sopravvive a se stesso sempre più simile a un guscio vuoto, monumento a un'industria che rischia di non esserci più, quella dell'auto made in Italy. Terminate le ferie, i 5.500 dipendenti di Mirafiori (erano 14 mila nel 2009) hanno ripreso la solita mesta routine: 3 giorni di lavoro al mese.

L'orizzonte non supera fine settembre, poi scade l'accordo per i sussidi pubblici. Marchionne dovrà bussare un'altra volta al governo per ottenere i soldi della cassa integrazione. Servirebbe un piano concreto, una mission (per dirla nel gergo manageriale) da affidare alla vecchia fabbrica.

L'intesa annunciata mercoledì 4 settembre, che rinnova la promessa di portare a Mirafiori la produzione di un suv a marchio Maserati, dovrà essere misurata nei prossimi mesi sul terreno dei fatti. A maggior ragione dopo la girandola di progetti strombazzati e mai realizzati negli ultimi due anni. Piuttosto, in questi giorni, il futuro è più che mai appeso a un negoziato che prosegue da mesi sottotraccia dall'altra parte dell'Atlantico. Tutto dipende dall'accordo sul prezzo per il 41,5 per cento di Chrysler messo in vendita dal sindacato americano Veba. Fiat conta di arrivare al controllo dell'intero capitale della casa di Detroit pagando non più di 2 miliardi di euro.


MARCHIONNE EZIO MAURO RESIZER JSP
Serviranno settimane, forse mesi, per chiudere la partita in Usa, con un'intesa che spianerà la strada alla fusione tra l'azienda italiana e quella statunitense. Prima di allora Marchionne non ha nessun interesse a mettere le carte in tavola, ammesso che ne abbia qualcuna da giocare. Anzi, per il momento il manager ha buon gioco a volare basso. Alternando minacce a promesse, aperture e bruschi stop.

Nuovi investimenti in Italia? «Impossibili, senza una nuova legge sulla rappresentanza sindacale», attaccava il manager lunedì 2 settembre, annunciando, come previsto da una sentenza di luglio della Corte Costituzionale, la riammissione in fabbrica dei delegati Fiom. È un copione già visto. Nel settembre del 2009, poche settimane dopo aver proclamato l'«immovibilità» di Mirafiori, Marchionne chiedeva «condizioni di governabilità» prima di parlare di nuovi «modelli o piattaforme».


MARCHIONNE PHPTHUMB GENERATED THUMBNAIL JPEG
A quattro anni di distanza siamo tornati al punto di partenza. Solo che nel frattempo la recessione ha tagliato di quasi il 20 per cento le vendite di auto in Europa e il made in Italy del gruppo Fiat si è ormai ridotto a poca cosa. Mirafiori ha perso per strada i modelli Musa e Idea della Lancia, entrambi fuori produzione dall'anno scorso. La fabbrica di Torino ormai produce solo la vecchia Alfa Mito.

Cassino invece, con i suoi 3.800 dipendenti, sopravvive con Alfa Giulietta, Fiat Bravo e Lancia Delta, ma anche questo stabilimento lavora solo due settimane al mese con una produzione diminuita di oltre il 30 per cento tra il 2011 e il 2012 e in ulteriore calo nel 2013.
Restano Pomigliano e Melfi. L'80 per cento della produzione italiana del gruppo si concentra ormai in questi due poli. L'impianto campano, al centro di un lungo scontro sindacale, galleggia grazie alla Nuova Panda ereditata dalla fabbrica polacca di Tychy. Per il sito di Melfi, interamente dedicato alla Punto (modello con un grande futuro alle spalle), le prospettive sono legate ai due nuovi suv, uno col marchio Fiat e l'altro griffato Jeep, già annunciati da Marchionne che però non ha precisato tempi e modi in cui si sarebbe passati dalle parole ai fatti.


MARCHIONNE ALLA MASERATI DI GRUGLIASCO
A rimorchio dei problemi del costruttore, com'è ovvio, marciano, amplificati, quelli dei fornitori. Mauro Ferrari, presidente del Gruppo componentisti dell'Anfia, l'associazione italiana dei produttori di veicoli e componenti, lancia un allarme disperato: «Negli ultimi tre anni abbiamo perso 15-20 mila lavoratori, le aziende hanno ridotto i margini drasticamente e smesso di investire in ricerca e sviluppo, le banche hanno stretto i cordoni della borsa. È una situazione pericolosa. Abbiamo raggiunto il limite oltre il quale il sistema si rompe».


MARCHIONNE MONTI ELKANN
«Vedo la luce in fondo al tunnel, ma rischia di essere un treno», scherzava Marchionne un paio di anni fa dando fondo alle riserve di humour nero. Il guaio è che quella fosca previsione rischia di rivelarsi corretta. Con gli stabilimenti che viaggiano a scartamento ridotto o ridottissimo, l'annoso problema dell'eccesso di capacità produttiva si esaspera. Uno studio di AlixPartners rivela che il 40 per cento delle più importanti fabbriche di auto in Europa viaggiava già l'anno passato sotto la soglia di utilizzo del 75 per cento delle proprie possibilità. E siccome per pareggiare i conti bisogna stare tra il 70 e l'80 per cento, le perdite fioccano. E fioccherano pure nel 2013 se si avvereranno le previsioni della società di consulenza.


NAPOLITANO MARCHIONNE ELKANN CALABRESI
Gli esperti di AlixPartners ipotizzano infatti che, quest'anno, la percentuale di impianti sotto la linea di galleggiamento arriverà al 58 per cento. Se in Francia e in Spagna non se la passano bene, rispettivamente con il 62 e il 67 per cento di utilizzo medio degli impianti, l'Italia - con il suo 46 per cento - appare in condizioni ancora peggiori, al limite della sopravvivenza. E infatti, ciclicamente, scurissime nuvole si addensano sopra uno o l'altro degli stabilimenti Fiat, e cresce il timore di un'altra chiusura come a Termini Imerese, in Sicilia.


MARCHIONNE MONTEZEMOLO
Molti osservatori, dentro e fuori la Fiat, ritengono assai improbabile, per ragioni politiche e identitarie, la chiusura di Mirafiori. «Non si chiude un simbolo», è la convinzione (o la speranza) diffusa. Al momento, però, l'unica certezza è che la cassa integrazione, nello storico impianto Fiat, comunque continuerà a lungo dopo i 18 mesi che termineranno a fine settembre.

Perché anche il suv Maserati appena annunciato per Mirafiori avrà bisogno di almeno 18 mesi per entrare in produzione. Per il momento, secondo indiscrezioni di fonte sindacale, la Fiat ha investito solo una manciata di milioni sulle linee produttive della vecchia fabbrica torinese. Interventi di mantenimento portati a termine nei mesi scorsi per una ventina di milioni, niente di più.


MIRAFIORI
Di questi tempi, a quanto pare, la Fiat preferisce puntare sui giornali invece che sulle auto. È di poche settimane fa l'investimento di un centinaio di milioni in occasione dell'aumento di capitale di Rcs media, con l'obiettivo di rafforzare la posizione di primo azionista del "Corriere della sera". Questione di priorità. E di scelte politiche.


FIAT MIRAFIORI
A giorni la Fiat dovrà trovare l'accordo per la prossima tornata di cassa integrazione a Mirafiori. Ci sono due possibilità: la cassa potrebbe essere "per ristrutturazione" o, come dall'aprile scorso "per riorganizzazione". La seconda fattispecie è fonte di ulteriore preoccupazione. Giacché, dice Federico Bellono segretario della Fiom di Torino, «nella cassa per riorganizzazione l'azienda deve fare investimenti che possono anche non essere industriali in senso stretto e quindi è meno collegata al lancio di nuove produzioni».La speranza di tutti, a questo punto, è che il suv griffato Maserati funzioni da salvagente.

Caterina Gurzì, addetta delle Carrozzerie di Mirafiori, in fabbrica non ci entra da maggio, dopo aver lavorato a lungo per i famosi tre giorni al mese. «Quando era stata portata qui la nuova Punto è stata fatta una grande festa e poi dopo appena un anno ce l'hanno tolta. Quali prospettive abbiamo? C'è solo la rabbia, anche gli impiegati si sono accorti che neanche loro resteranno immuni dai problemi veri».


MARCHIONNE ALLA FIAT IN SERBIA
Infatti, anche tra i colletti bianchi c'è sconforto. «Adesso abbiamo parecchio da fare per i lanci dei modelli prodotti in Serbia e la Maserati, e i due piccoli suv destinati a Melfi. Però dalla fine del 2014 in poi non abbiamo visibilità su alcun progetto avviato», racconta un impiegato dell'ufficio acquisti che preferisce restare anonimo.

Se Mirafiori resta davvero «immovibile» (Marchionne dixit) il più a rischio degli impianti appare a questo punto quello di Cassino. Che in mancanza di alternative deve aggrapparsi alla Giulietta. Ma il segmento C, quello dove domina la Golf, per intenderci, resta uno dei più deboli del gruppo. E i vertici del Lingotto non hanno mai manifestato grande urgenza di mettere mano alla situazione. Che tradotto in parole povere significa investire nuove risorse.


MARCHIONNE E VLADIMIR PUTIN
Eppure, nella recente strategia di comunicazione di Marchionne sono stati enfatizzati il ruolo e le potenzialità dell'Alfa e della Maserati. Cioè il lusso abbordabile e quello vero, insomma. Sulle prospettive della marca del Tridente molti analisti continuano a dirsi fiduciosi. Con le due vetture prodotte all'ex Bertone di Grugliasco (Torino), la Quattroporte e la Ghibli, la marca emiliana potrebbe tornare a dire la sua, rafforzata (almeno questa è la speranza del Lingotto) anche dal nuovo suv che allarga la gamma dell'offerta.

Non è invece affatto chiaro come Marchionne intenda muoversi sul fronte Alfa, candidata per l'ennesima volta (succedeva già una dozzina di anni fa) a raggiungere quota 300 mila vendite annue, triplicando quindi l'attuale produzione. A parte voci e indiscrezioni, dal Lingotto non sono mai arrivate indicazioni chiare sulla prossima Giulia, auto del segmento D, quello presidiato da Audi, Bmw e Mercedes. Pare comunque assai probabile che, almeno inizialmente, la Giulia sarà costruita in Nord-America.


SERGIO MARCHIONNE CORRADO PASSERA
C'è poco da fare, allora: sdegnosamente immobile sull'argomento auto-elettrica, tiepido sull'ibrido, il gruppo Fiat sembra intenzionato a viaggiare col motore al minimo, quanto meno in Europa. Marchionne continuerà a rinviare gli investimenti in Italia fino a quando il mercato non ripartirà. E comunque preferirà puntare sui brand potenzialmente forti (Alfa, Jeep e Maserati) che possono garantire margini di guadagno più elevati senza premere l'acceleratore sui volumi. Questa strategia, però, rende ancor più difficile da risolvere la questione della sovraccapacità produttiva.


MARCHIONNE E FASSINO
Eppure Marchionne insiste. «Ribadisco che non chiuderemo nessun impianto: le attività estere sono una sorta di protezione per quelle nazionali», garantiva solo tre mesi fa, nel giugno scorso, il capo della Fiat. Una promessa che appare sempre più difficile da mantenere. E allora coi tempi che corrono, conviene buttarla in politica. Discettando di «governabilità» e «rappresentanza sindacale».p

Espresso.


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MessaggioInviato: sab set 07, 2013 8:58 am 
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Comunque la tecnica è sempre la stessa: nessuna idea, nessun soldo, si da la colpa a fattori contingenti (la crisi) o su facili bersagli capaci di catalizzare l'odio comune (i sindacati, i lavoratori etc.), si investe solo dove c'è la possibilità di prendere soldi dallo stato (alla faccia del liberismo).
Nel frattempo si spera di salvare uno stabilimento che 4 anni fa aveva quasi 15.000 dipendenti, oggi ridotti ad un terzo, producendovi un modello che con tutta probabilità non garantirà gli stessi livelli occupazionali e favoleggiandone un altro (l'ammiraglia Alfa) di cui si scrive e sovrascrive da decenni senza che questo abbia mai portato a nulla di concreto.
Il tutto fa da contorno, pensando alla percentuale di utilizzo degli stabilimenti italiani, 46%, ad un quadro nero come la pece.
Devo fargli i complimenti, comunque: riesce a passare da salvatore e manager illuminato nonostante il disastro che ci troviamo di fronte. Dev'essere questo il decennio degli illusionisti di bassa statura, in qualunque accezione la si intenda.


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MessaggioInviato: lun set 09, 2013 4:06 pm 
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autoblog sugli investimenti a miraflowers...

Come e perché l’abile ad di Fiat ha cambiato tanto repentinamente rotta e atteggiamento, rinunciando alla immediata chiarezza normativa chiesta più volte al governo e inviando per di più al personale di Mirafiori una lettera di appello alla fiducia? La risposta più banale porta alla cassa integrazione in corso e in scadenza a fine Settembre, non rinnovabile senza un nuovo programma concreto di sviluppo. Così, se non ci saranno nuove sorprese, la cassa integrazione proseguirà fino a metà del prossimo anno quando dovrebbe iniziare l’allestimento della nuova linea di montaggio.

a pensar male si fa peccato, chiaro.... :natale

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Iscritto il: mer ott 03, 2012 10:51 am
Messaggi: 6452
A Mirafiori si è passati dall'accordo-farsa fabbrica Italia dove dovevano produrre 200.000 l'anno suv-crossover medi fiat-jeep e forse altro marchio...passando poi per suv alfa-jeep grandi e a quelli di segmento B fiat-jeep di melfi , fino alla produzione di 20.000 suv-crossover maserati con una non ben precisata altra auto forse di altro marchio (come chiama il canadese alfa) da numeri bassi analoghi.
Cmq meglio che niente la cassa integrazione è salva per un anno e poi seppur con pochi numeri la fabbrica ripartirà, vediamo cosa tira fuori per cassino per far continuare la cassa e poi produrre qualcosa....certo che pensare a un suv alfa è troppo difficile per chi non ne capisce nulla di auto!!!

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ALFA ROMEO GIULIETTA jtdm-2 20 170cv- distinctive-pack premium-pack sport 18 - Luglio 2010 -superati i 313.333KM!!!


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MessaggioInviato: mer nov 20, 2013 8:54 am 
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Iscritto il: ven apr 28, 2006 6:03 pm
Messaggi: 17283
Fiat riceve dallo Stato più di quanto versa
Il ricorso alla Cig superiore ai contributi
di FEDERICO FUBINI
Lo leggo dopo
Operai nello stabilimento Fiat di Melfi
APPROFONDIMENTI
Ue, vendite auto crescono del 4,7%.
Fiat non aggancia la ripresa: -7,3%
TAG fiat, cassa integrazione
ROMA — Nel marzo del 2012 John Elkann e Sergio Marchionne si recarono a Palazzo Chigi. La visita dei vertici della Fiat fu preceduta da una precisazione dell’amministratore delegato: «Al governo — disse — non chiediamo nulla». Marchionne voleva far capire che la sua azienda non reclamava sussidi o favori, chiedeva solo di poter operare nella cornice di un Paese competitivo. Il manager di Torino avvalorò le sue parole con una stima della posizione di Fiat all’Inps, l’ente che gestisce gli ammortizzatori sociali. I contributi versati dal gruppo per la Cig e la Cigs, la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, erano superiori al ricorso che il Lingotto vi faceva. La prima azienda manifatturiera d’Italia non stava assorbendo risorse pubbliche, al contrario ne versava.

Da allora quell’equazione sulla Cig si è rovesciata. A ben vedere, questo è solo un tassello dello stesso fenomeno che ieri ha visto le vendite di Fiat ridursi del 7,3% in un mercato europeo in crescita in ottobre del 4,6% sul mese prima, mentre in Italia si registra ancora un calo del 5,6%. È in questo quadro che oggi Fiat chiede all’Inps più risorse di quante non ne versi sotto forma di contributi. La cassa integrazione del Lingotto continua in parte perché, con un mercato in caduta in Italia, Marchionne resta riluttante a investire nel vecchio continente benché i suoi concorrenti continuino a farlo. Gli analisti di Kepler Cheuvreux stimano che per
ogni auto venduta in Europa, dove l’Italia rappresenta il 45% del fatturato, Fiat abbia perso più di mille euro nell’autunno 2012 e 258 euro l’estate scorsa.

Queste perdite in Europa ora sono in calo. Ma, appunto, lo sono grazie a un contenimento dei costi nel quale la cassa integrazione ha un ruolo. L’istituto nazionale di previdenza tiene riservata la posizione delle singole aziende («a tutela della loro privacy») e Fiat stessa non fornisce dati esatti. Tuttavia, fonti vicine al Lingotto riconoscono che sulla base dell’andamento recente «molto probabilmente» il saldo con l’Inps oggi è negativo. Del resto l’Istituto di previdenza mostra come nel 2012, in Italia, fra contributi versati dalle imprese per la Cig e l’uso di questi ultimi ci fosse uno squilibrio di 1,6 miliardi. Il deficit viene colmato dai contribuenti.

Nel caso del Lingotto, questo sembra un tassello della strategia del gruppo che va oltre il crollo stesso di domanda nel paese. L’anno scorso per esempio il gruppo Fiat ha venduto in Italia 415 mila auto, il 46% meno rispetto al 2007. Ma ne ha prodotte ancora di meno, solo 394 mila. Significa che persino l’unico grande costruttore italiano di auto è un importatore netto dei suoi stessi prodotti nel proprio paese di origine. Gli conviene farli fuori. L’Italia non viene più giudicato un posto nel quale produrre auto su vasta scala a condizioni economiche. Quanto a questo, pur senza un marchio nazionale, la Spagna produce il triplo di auto rispetto all’Italia (1,1 milioni) e la Gran Bretagna quasi il quintuplo. Solo la Polonia è a livelli paragonabili. Succede così che, ai dati di ottobre, a Mirafiori la Cig è in parte un lungo intermezzo prima della produzione dei nuovi Suv Maserati e in parte una risposta ai vuoti di domanda sull’Alfa Mito. A Cassino ci si ferma in media una settimana al mese per non riempire i piazzali di Bravo, Delta e Giulietta invendute. A Melfi la Punto si fa su una sola linea, “per consentire nuovi investimenti”. A Pomigliano la Panda ha buoni risultati ma anche qui si fa Cig a rotazione. E alla Sevel di Atessa si sono avute venti giornate di cassa nei primi dieci mesi dell’anno.

L’obiettivo sembra chiaro: evitare traumi in Italia mentre Marchionne persegue l’integrazione con Chrysler. Per il nuovo gruppo che dovrebbe nascere, il Lingotto ha dato incarico una società specializzata di trovare un nuovo nome,
ma comunque si chiami gli equilibri della compagnia saranno spostati. Già oggi l’Europa pesa per appena il 20% dei ricavi di Fiat Spa (modelli di lusso esclusi) e quest’anno ha bruciato cassa per 420 milioni in soli nove mesi. Il Nord America e l’America Latina invece rappresentano circa il 70% di tutte le attività in utile. Sono queste forze a dettare il baricentro.

Ciò pone a Marchionne un problema sull’Italia. Negli ultimi anni, dice lui stesso, «ci siamo rifiutati di fare investimenti in Europa perché non si recupera neanche il costo del capitale e non vedo niente che mi dia ottimismo per il 2013 e 2014». Marchionne non nega di avere capacità in eccesso, ma aggiunge: «Non chiuderemo gli impianti per non facilitare il dominio tedesco in Europa». La scelta è dunque automatica: produzione limitata in Italia a piccole auto per un mercato debole e di modelli che il manager definisce «esclusivi», dunque non su vasta scala, come il nuovo Suv Maserati. Fiat non comunica l’età media degli addetti nei vari impianti italiani ma, poiché le assunzioni sono ferme da anni, è inevitabile che sia elevata.

Continuare la Cig significa per il Lingotto avviare una riduzione degli effettivi grazie all’attrito dei pensionamenti. Non si può imporre a nessuna impresa, aiutata o no, di lavorare in un luogo che non considera competitivo. Ma così le risorse pubbliche italiane trovano un ruolo nella strategia internazionale di Fiat: stavolta, a differenza dagli anni ‘70, non per attrarre produzioni nel paese.
(20 novembre 2013)

Da repubblica


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Adesso Billy si scatena :D


Comunque gli articoli lasciano il tempo che trovano, nel senso che sarà anche tutto vero, ma proviamo a chiederci come mai nessun grosso costruttore abbia aperto un solo impianto in Italia


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cometa rossa ha scritto:
Adesso Billy si scatena :D


Comunque gli articoli lasciano il tempo che trovano, nel senso che sarà anche tutto vero, ma proviamo a chiederci come mai nessun grosso costruttore abbia aperto un solo impianto in Italia

Appunto, chiediamocelo...


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modus72 ha scritto:
cometa rossa ha scritto:
Adesso Billy si scatena :D


Comunque gli articoli lasciano il tempo che trovano, nel senso che sarà anche tutto vero, ma proviamo a chiederci come mai nessun grosso costruttore abbia aperto un solo impianto in Italia

Appunto, chiediamocelo...


Io qualche risposta me la sono data, poi mi è cenuto da vomitare ed ho guardato Predators per rilassarmi :D


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Avrei da dire qualcosa su "REPUBBLICA"...
ma come si fa a fare un articolo di questo genere con un titolo così netto per poi, nel corpo dell'articolo:
- sulla base dell’andamento recente «molto probabilmente» il saldo con l’Inps oggi è negativo -
MOLTO PROBABILMENTE?
O citi fonti verificate o sono solo gossip del cazzo.

E poi sono totalmente d'accordo con COMETONE:
- Perchè nessun OEM ha mai investito in Italia?
- Perchè anche a fronte di impianti praticamente regalati e con contributi a fondo perduto (Termini...) nessuno si è fatto avanti per rilevarli?
- Perchè aziende (Lamborghini) rilevate da OEM stranieri hanno subito nei loro organici l'invasione teutonica?
... Forse qualche domanda sul nostro bel paese dovremmo porcela.

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Alla guida di una KIA SPORTAGE 1.6 Turbo Benza Ibrida
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Guidavo una anonima e puzzolente 320d Touring MSport...
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