maurofiorini ha scritto:
Ora le azioni Fiat sono in rialzo.
E' un normale rimbalzo tecnico, fait è tra i peggiori performers del settore auto (psa fa peggio), attualmente vale 4,2 miliardi di euro. Se pensi che Ferrari vale 5 miliardi di euro secondo marchionne e la quota in chrysler è stimata sui 5 milardi di dollari la fiat spa è pesantemente sottovalutata. Naturalmente il valore in borsa non rispecchia quasi mai il valore intrinseco di un'azienda.
Fiat, il mercato lascia Marchionne
Più soldi per Chrysler e un futuro incerto
Troppe nubi sul piano industriale del gruppo di Torino: dalla revisione delle stime di crescita per il prossimo biennio ai problemi con il fondo dei lavoratori della Chrysler per la fusione nell'Auto. Gli Agnelli valutano la controllata Usa 4,4 miliardi di dollari, per i isindacati vale almeno 10,4 miliardi. Tra le ipotesi, un aumento di capitale. In un mese arriva un'ondata di tagli di rating. Il titolo ai minimi dal 2009.
MILANO - Non l'aveva mai fatto. Ma quando l'ultima volta, alla fine di ottobre, si è presentato davanti alla platea degli investitori, Sergio Marchionne ha dovuto rivedere le stime del gruppo al ribasso, dicendo che non sarebbe riuscito a mantenere quanto aveva promesso. Voleva vendere nel 2013 ben 5,5 milioni di auto, e non arriverà forse a 4,5 milioni, mentre nel 2014 dai 6 milioni promessi si passerà al massimo a 4,8 milioni. Il traguardo dei 100 miliardi di fatturato non si sfonderà nemmeno tra due anni e l’utile operativo è stato tagliato del 34 e del 37%.
Da quel giorno (il titolo valeva poco meno di 4 euro) è ricominciato il crollo delle quotazioni fino a toccare i minimi dell’anno (3,29 euro) sulla scia di una serie di tagli di giudizi da parte degli analisti, l’ultimo dei quali è arrivato a opera di Ubs (segui il titolo in diretta). Secondo la casa svizzera, Marchionne dovrà tagliare ancora la capacità produttiva del gruppo (leggi “chiudere stabilimenti”) e rendere più chiara la sua strategia su Chrysler. La recente disputa con il fondo Veba (il fondo sanitario dei lavoratori Chrysler) sul prezzo della controllata americana lascia intendere che se Marchionne e gli Agnelli vorranno portare avanti la fusione con Fiat, dovranno mettere mano al portafoglio, forse anche lanciando un aumento di capitale in Fiat. E la strada
per arrivare all’unione dei due gruppi non sarà tanto facile quanto quella per la fusione tra Cnh e Fiat Industrial, dove grazie alla maggioranza assoluta, e con buona pace del consiglio degli indipendenti di Cnh, gli Agnelli possono fare il bello e il cattivo tempo.
Su Chrysler la questione è più complicata. Il fondo dei lavoratori valuta Chrysler 10 miliardi, mentre per Marchionne non vale più di 4,4 miliardi. Per Ubs, la controllata Usa costa circa 9 miliardi di dollari. Fiat può acquistare fino al 3,3% di Chrysler da Veba ogni sei mesi tra il 1 luglio 2012 e il 30 giugno 2016, fino a una quota del 16,6%, e Marchionne ha detto di voler comprare. Nel mese di luglio, Fiat ha annunciato che avrebbe esercitato la prima opzione per aumentare la sua quota del 3,3% in Chrysler, portando la propria partecipazione in Chrysler al 61,8% dal 58,5%. Veba ha chiesto 342 milioni di euro, Marchionne ne ha offerti non più di 139 milioni. A decidere il prezzo sarà un Tribunale del Delaware.
Per ovviare ai prezzi stabiliti dai giudici nei prossim acquisti, Marchionne potrebbe anche optare per la quotazione di Chrysler e sottoporre la società al giudizio del mercato. Un’operazione di questo tipo, però, allungherebbe i tempi della fusione e getterebbe ulteriori ombre sul futuro del gruppo i cui piani di crescita sono già stati notevolmente ridimensionati. Il malcontento degli analisti svizzeri che hanno tagliato il giudizio da buy (comprare) a neutral (neutrale) e il prezzo obiettivo da 5,7 euro a 3,5 euro, non è arrivato da solo.
Novembre è stato un mese nero. Il 5 novembre Goldman Sachs ha abbassato la raccomandazione da buy a neutral con un target price sceso a 4,7 euro da 7,7 euro. Marchionne non è riuscito a convincere gli analisti della casa Usa sul nuovo piano di sviluppo. Tagliate le stime di crescita per il 2013-2014, il numero uno del Lingotto si è inventato di portare Fiat nella fascia medio alta del mercato. Il problema è che per raggiungere questo risultato Fiat dovrebbe investire altri 3 miliardi rispetto a quanto preventivato col vecchio piano, in una situazione in cui le perdite in Europa bruciano le risorse del gruppo. Per Goldman Sachs è impossibile.
Il 7 novembre è arrivata la bocciatura di Deutsche Bank (da hold, “tenere”, a sell, “vendere”), mentre il 12 novembre quella di Barclays, che ha confermato il giudizio underweight (sottopesare) sul titolo tagliando il prezzo obiettivo da 3,9 euro a 2,3. I motivi sono gli stessi per tutti. Secondo gli analisti della banca d’affari inglese il gruppo sta bruciando cassa più velocemente di Peugeot, ha un tasso di utilizzazione degli impianti fra i minori in Europa e ha in previsione il lancio di pochi nuovi modelli. Per di più non è chiaro come Fiat finanzierà il nuovo piano industriale.