La Daimler cala la scure su costi e dividendi pur di rimettere in sesto una situazione finanziaria messa a dura prova dagli oneri per il caso emissioni e l'elettrificazione. Il gruppo tedesco, proprietario della Mercedes-Benz, ha chiuso in perdita il quarto trimestre e ha quindi varato una serie di misure che andranno a colpire non solo la forza lavoro, ma anche gli azionisti.
Taglio a bonus e cedole. Tra la metà del 2019 e l'inizio del 2020, il gruppo Daimler ha più volte lanciato avvertimenti sulla sua situazione finanziaria: poche settimane fa, è arrivato l’ultimo dei quattro profit warning (allarme sugli utili, ndr) generati dai crescenti costi sostenuti "per procedimenti governativi e giudiziari in corso", per le "misure relative all'aggiornamento dei veicoli diesel in diversi Paesi e mercati" o per i richiami legati anche alla questione degli airbag della Takata. Per affrontare l'aumento delle spese, l'azienda ha varato un piano di ristrutturazione che include il taglio di almeno 10 mila posti di lavoro in tutto il mondo, tra cui il 10% delle posizioni dirigenziali. L'obiettivo è risparmiare quantomeno 1,4 miliardi di euro, ma gli ultimi sviluppi potrebbero riservare nuove, amare sorprese: in Germania circolano voci su una riduzione della forza lavoro estesa a 15 mila dipendenti. Oltre alle misure di riorganizzazione del personale, i vertici aziendali hanno deciso anche di procedere con ulteriore iniziative, a partire dalla sforbiciata dei dividendi dai 3,25 euro dell'anno scorso a 90 centesimi. Inoltre, alla luce delle performance finanziarie negative, i bonus ai 130 mila dipendenti tedeschi sono stati ridotti da 4.965 euro a 1.097 (597 euro come premio di partecipazione agli utili e 500 di bonus una tantum).
I dati finanziari. I numeri del trimestre e dell'intero anno dimostrano quanto difficile sia la situazione per il gruppo di Stoccarda. Tra l'ottobre e il dicembre del 2019, la Daimler ha registrato una perdita netta di 11 milioni di euro, a fronte dell'utile di 1,64 miliardi del corrispondente periodo del 2018 e soprattutto dei 777 milioni di profitti attesi dagli analisti di Borsa. Nonostante ricavi in crescita dell'1% a 47,13 miliardi, l'utile operativo è sceso da 2,7 miliardi ad appena 388 milioni, con la sola Mercedes-Benz Cars passata da 1,9 a 1,31 miliardi e la divisione dei furgoni in perdita per oltre 1 miliardo. Il quarto trimestre dell'anno scorso è emblematico di quanto negativo sia stato l'intero 2019: a fronte di consegne totali in lieve calo a 3,34 milioni di auto e veicoli commerciali, i ricavi sono risultati in crescita del 3% a 172,7 miliardi. Tuttavia, l'aumento delle spese, soprattutto per la questione delle emissioni dei diesel, l'utile operativo è crollato da 11,1 miliardi 4,3 miliardi (comunque in calo a 10,3 miliardi non considerando le componenti straordinarie) e l'utile netto da 7,6 miliardi a 2,7 miliardi. Le sole attività industriali hanno visto i flussi di cassa passare da 2,9 miliardi a 1,4 miliardi a causa non solo degli esborsi per le cause legali collegate al Dieselgate ma anche ai crescenti oneri per l'elettrificazione della gamma. A pagarne le maggiori conseguenze è stata la Mercedes, che nonostante l'aumento di consegne e ricavi ha visto l'utile operativo crollare del 53% a 3,36 e il redimendo delle vendite dal 7,8% al 3,6%.
Le prospettive per il 2020. Le misure di ristrutturazione dovrebbero, comunque, produrre i primi risultati già nel corso di un 2020 per cui i vertici aziendali si aspettano un sensibile e ovvio miglioramento, soprattutto sul fronte della redditività. Per quanto le consegne siano previste in calo e i ricavi stabili, l'utile operativo dovrebbe attestarsi su livelli "significativamente" superiori a quelli del 2019: visto quanto successo l'anno scorso con il progressivo taglio delle stime, l'esito non è del tutto scontato. Del resto il problema dei costi da affrontare è stato al centro della conferenza stampa dei vertici aziendali e il direttore finanziario Harald Wilhelm ha usato chiarezza: "È necessario attaccare i costi con più fermezza, anche più di quanto abbiamo fatto nel 2019". Per questo, la Daimler cercherà di contenere gli investimenti quantomeno sui livelli dell'anno scorso e di ridurre le spese non necessarie con iniziative come il ridimensionamento della gamma prodotti: per esempio, è stato confermato lo stop alla produzione del pick-up Classe X. L'obiettivo è aumentare le risorse da destinare soprattutto all'elettrificazione della gamma.
Aumenta la produzione di EQC. Nel 2020, la Mercedes-Benz lancerà oltre 20 varianti elettrificate di modelli esistenti o inediti: in estate, in particolare, verranno presentate la monovolume EQV e la compatta EQA. Nei prossimi mesi sarà incrementata anche la produzione di batterie, in modo da disporre di nove fabbriche dedicate in tre continenti. Inoltre, è in programma un incremento della produzione della Suv EQC in risposta a una domanda di mercato che l'amministratore delegato Ola Källenius ha definito "forte" a dispetto di indiscrezioni di natura contraria. A tal proposito, lo stesso Källenius ha ammesso anche un errore: secondo il top manager, infatti, il gruppo avrebbe dovuto avviare "prima" il processo di elettrificazione.
Daimler ha presentato i risultati annuali per il 2019 e parlare di disastro è un eufemismo. L’utile operativo è passato da 11,1 miliardi a 4,3, l’utile netto da 7,6 a 2,7, la liquidità da 16,3 a 11. L’azienda ha generato un cash flow pari a 1,4 miliardi, Vw ne ha generati 11 nello stesso periodo. I premi per i dipendenti tedeschi passeranno da 5000 euro a meno di 1.000. Il dividendo è stato tagliato del 78%, Daimler non avendo un singolo azionista di maggioranza paziente deve garantire rendimenti importanti altrimenti gli azionisti vendono le loro quote. 3 anni fa Zetsche giurava che non ci sarebbero stati alcuni danni economici dai problemi del diesel, solo nel 2019 i costi per multe e rimborsi hanno superato i 5 miliardi di euro, in più sono stati spesi 800 milioni di euro per fermare la produzione della Kl. X. Mercedes ha raggiunto un margine del 3,3%, adjusted del 6%, molto probabilmente inferiore a quello di Opel. La divisione Vans in 4 anni è passata da margini del 12% a -20% (adjusted-1,2%). I costi legati al diesel potrebbero ripresentarsi nel 2020, in più dovranno essere spesi almeno 2 miliardi di euro in costi di ristrutturazione per mandare a casa 15.000 dipendenti. Lo stesso Kållenius ha ammesso che Mercedes è molto indietro rispetto al roll out di modelli elettrici e che nel 2020 e nel 2021 il rischio di dover pagare multe salate in Europa è molto alto.
Di fronte a una catastrofe di tali dimensioni cosa fa il nuovo ceo? Vagheggia di trasformazioni, per non scontentare i sindacati non ha ancora fornito i piani dettagliati dei tagli al personale e non riesce a imporre i propri candidati. Porth è il capo del personale e della divisione vans, ci si domanda perché sia ancora lì, così come Markus Schäfer che dopo aver fallito completamente il lancio di Kl. A berlina, Sprinter, GLE e GLS è stato addirittura promosso. Internamente Kållenius viene sfottuto con il nomignolo Abba, nel senso che al massimo può fare karaoke.
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